domenica 24 febbraio 2013

THE GARDEN HOUSE


un racconto di Silva Golin
parte seconda

Il dott. Poggi si sedette alla scrivania, indossava una camicia azzurra a righe e un paio di jeans, capelli folti, castani e lunghi sul collo, con due basette importanti, le maniche della camicia erano un po’ arrotolate e da questa spuntavano due avambracci abbronzati. La pelle del viso era liscia, abbronzata, occhi neri e una bocca sensuale. Emanava un profumo costoso molto buono, forse troppo intenso. Sembrava abbastanza giovane.
“Buongiorno, si accomodi, mi chiamo Maurizio Poggi, se posso esserle utile.”
Fenella pensò che sembrava un disco, non la guardava in viso, guardava le sue mani che erano strette sui manici della misera borsa non firmata, e immaginò quello che lui stava pensando di lei. Lui pensava che era insignificante, che era giovane, che era in disordine, che non emanava alcuna fraganza, che non aveva nemmeno gli orecchini alle orecchie.
“Sì, beh dunque... io possiedo una casetta, che ho ereditato alla morte di mio nonno... lei abita qui in paese?”
“No, veramente abito a una ventina di chilometri”
“Me lo chiedevo per sapere se l'aveva vista, comunque volevo stimare quanto mi sarebbe venuto a costare farci dei lavoretti…”
“Che tipo di lavoretti? In che stato è la casa? Lei ci vive dentro in questo momento?”
“Si, io ho sempre vissuto lì, cioè dalla morte dei miei genitori, dieci anni fa”
“E quanti anni ha? Signorina? Non mi ha ancora detto come si chiama”
“Fenella, Fenella Ferrardino. E ho vent’ anni”
“E' giovane, come sta a finanze, ha i mezzi per provvedere ad una ristrutturazione? Perchè in genere sono molto dispendiose... scusi la domanda ma bisogna viaggiare con i piedi per terra”
“Lo so, è per questo che mi trovo qui, vorrei un parere tecnico, una stima dei costi, come si dice un preventivo… io ho un lavoro, mi mantengo con quello, non so, prenderò le decisioni necessarie poi”
“Va bene, devo vedere la casa, quando posso passare? Quando la trovo a casa? Ci vorrà un po’ di tempo, e lei dovrà farmi vedere tutto, poi potrò dirle la mia opinione”
“Sì, io sono a casa tutti i giorni dopo le diciannove, è troppo tardi?”
“No, va bene, mi dia l'indirizzo, passerò quando ho finito il lavoro”

“Grazie, lei è molto gentile”
“Aspetti a dirlo quando sarò spietato per la sua casa! Ebbene l'indirizzo?”
“Via Dell'orto”
“Il numero civico?”
“E' l'unica casa della via”
“Molto bene, vogliamo fare dopodomani?”
“D’accordo”
Si alzarono all'unisono. Durante il colloquio Maurizio la guardò spesso in viso. Non poteva credere che avesse vent’ anni, sembrava averne quindici ed era timida come una di dodici, e pensare che viveva sola, mah!
Fenella rimase sorpresa che: uno, non le avesse dato una stretta di mano di saluto e due, non l’ avesse accompagnata alla porta, dovette fare il corridoio fino all'uscita da sola, e lì naturalmente c'erano le segretarie che non le rivolsero nemmeno uno sguardo.
Dubitava fortemente che sarebbe venuto a vedere la casa.
Invece venne, era molto caldo, gli uccelli cantavano, le zanzare pungevano, i moscerini come nuvole non davano tregua, ma il giardino era rigoglioso, il te era freddo e la casa era fresca perchè aveva i muri spessi in pietra.
Perfino il profumo di Maurizio non si sentiva in mezzo a quell'esplosione di rose e ginestre.
“Il giardino è un' incanto, sbaglio o lei non passa il tosaerba?”
“E' vero, io passo una macchinetta, che è un rudere con una lama, ma è senza motore, e la passo solo nei sentieri dove cammino, il resto cresce spontaneo, e in altezza come vede, infatti la casa, che ha solo un piano sembra sommersa”
“Sembra un cottage inglese”
Entrammo in casa, purtroppo i mobili, le piastrelle, i divani erano vecchi e molto usati. Anche se c'erano fiori nelle brocche antiche e alcuni caminetti, Fenella leggeva negli occhi di Maurizio lo scetticismo. Ma via via che passavano da una stanza all'altra Fenella vide anche il suo occhio professionale fare un esame attento della disposizione delle stanze, delle finestre e dei muri portanti, nessun angolo fu risparmiato.
Davanti ad un bicchiere di te freddo Fenella chiese cosa ne pensava.
“Difficile dirlo se non so cosa hai in mente. Quanto vuoi ristrutturare, vuoi ampliare o tenere questi volumi? Fare un secondo bagno? Mettere la doccia? Cambiare e rimodernare la cucina?”
Fenella sorrise timidamente. Lui continuò incalzante.
“Non mi dirai che vuoi stravolgere la personalità di questa casetta e farne un posto high-tech, tutto lucido in nero e rosso? Non mi sembra proprio il tuo stile…”
“Vede dott. Poggi... io pensavo…”
“Ti prego chiamami Maurizio”
“Va bene, io pensavo ad un cambiamento un po’ più profondo della casa, in un senso ecologico, ecocompatibile, mi capisci?”
“No, non del tutto”
“Io so che ci sono modi per rendere una casa ecosostenibile, cioè non dannosa per l'ambiente”
“Motivo? Fai parte di una setta? Cioè ecocompatibile va bene ma mi sfugge lo scopo, nobile, ma mi sfugge. Prova a spiegarti”
“Io amo il mio giardino, lo amo perchè non solo mi da gioia a guardarlo ma so che è utile per tanti tipi di animaletti che ne traggono beneficio, uccelli o topi, eccetera, la natura è importante per me, so che il mio contributo è poco ma se questa sarà la mia casa per sempre la voglio ecologica fino al midollo”
“Hai le idee chiare.” Poi continuò:
“Farò una stima di tutto, ma devo essere sincero non mi è mai capitato, cioè sono cose che stanno prendendo piede ma, una casetta, tutta ecologica, va bene mi informerò e ti farò sapere, e comunque avrai delle agevolazioni io credo dal comune o dalla regione per questo tipo di scelta, quindi, tanto meglio, bene Fenella ti saluto e mi farò sentire io”
Se ne andò.
(CONTINUA)

Nessun commento:

Posta un commento