giovedì 28 marzo 2013

UNA BAND NATA AL CENTRO



La biografia degli Headless Cross

La storia del gruppo ha avuto inizio con la figura determinante di Gilberto Pecchielan, storico chitarrista della Banda “G. Bovo”, che nel ’91 prende Enrico Baldo (futuro chitarrista degli Headless, unico componente rimasto per tutti i vent’anni di storia della band) ed altri giovani frequentatori del Centro Giovanile e li accompagna con se nella sala prove sotterranea dove fino ad allora provava soltanto la Banda di Carmignano. Lì avvenne l’iniziazione musicale di molti di noi e così l’idea di mettere assieme un complesso. Il primo nucleo comprendeva, oltre ad Enrico: Gianluca Volpato (al basso), Lorenzo Baldo (batteria), Damiano Tessari (chitarra) e Luca Frison (voce). Il primo concerto fu in Sala G al Centro Giovanile ed il pubblico non poteva che essere quello dei ragazzi e delle ragazze della nostra compagnia di amici. Su ispirazione di Gilberto le nostre prime canzoni pescavano dal repertorio italiano anni ’60: “Un ragazzo di strada” dei Corvi, per intenderci. Quando ci venne la voglia di sperimentarci con l’hard-rock fu anche il momento in cui, per motivi differenti, salutammo Lorenzo e Luca. Alla batteria arrivò, e tutt’oggi rimane, Luciano Trento mentre alla voce Ivan che rimase con noi un paio d’anni. Anche il nome del gruppo, fino ad allora “Rock & Roll Rebels” divenne quello attuale con questi assestamenti d’organico. Headless Cross è il titolo di un album dei Black Sabbath, gruppo che riusciva bene a sintetizzare i gusti musicali di tutti i componenti della band.    

Siete il gruppo più longevo tra quelli coinvolti nel concerto del 4 Giugno, ben 20 anni di storia che sembra voler durare ancora a lungo: cosa vi lega a tal punto? Ci piace tanto stare assieme, sia che lo si faccia in sala prove sia fuori. Suonare a volte diventa solo il pretesto per stare assieme a persone con cui si sta bene. Lavoro ed impegni familiari, nel tempo, hanno ridotto la disponibilità oraria di ciascuno, però la voglia di incontrarci riesce a non farci rinunciare ai nostri momenti, anche se ridotti rispetto ad un tempo.
I primi due o tre anni in cui, ventenni, si suonava, c’era il sogno di far diventare la musica la propria vita, poi senza traumi ognuno si è reso conto dell’importanza della band al di la degli obiettivi di successo.
Il posto più strano in cui avete suonato? Ci è capitato di esser stati chiamati a suonare in un posto a San Martino di Lupari un Sabato sera, il Piccadilly, arrivammo lì cogli strumenti per renderci conto che fuori c’era un altro gruppo che aspettava di entrare per suonare. La sorpresa fu però ancora più grande quando entrambi i gruppi si resero conto della presenza di un terzo gruppo già pronto a salire sul palco; insomma il proprietario aveva chiamato tre gruppi per la stessa serata, così dei tre ci accordammo per lasciare spazio al gruppo che aveva fatto più strada per arrivare. Per la disperazione della serata persa decidemmo di andare a cercare un posto dove cenare fuori assieme!
Ci è anche successo di essere pagati in monetine da un gestore che aveva avuto una serata senza troppi incassi… una scena piuttosto penosa!
I vostri cavalli di battaglia? I nostri concerti si chiudono sempre con “Smoke on the water”. Altra peculiarità: ci siamo sempre trovati d’accordo sullo scegliere un repertorio che piacesse prima di tutto a noi, anche se questo ha voluto dire trovare spesso poche possibilità di fare serate nei locali.
Vent’anni in cui siete cresciuti: cosa vi ha dato in più farlo dentro una sala prove? Gli scontri tra personalità differenti ci sono stati e ci sono ancora oggi, anche se appianati dalla maturità raggiunta. Chi era più combattivo vent’anni fa è ancora il più combattivo anche se i modi sono divenuti più sobri. Siamo soddisfatti di essere rimasti amici di vita al di la di ogni orgoglio personale, lasciando spazio all’amicizia come primo valore assoluto. Tra un musicista talentuoso ma un po’ scorbutico ed un buon musicista che sappia essere un buon amico abbiamo scelto sempre il secondo.
Il valore che riconosciamo all’esperienza del fare musica abbiamo cercato di difenderlo anche attraverso l’impegno riversato nella gestione e nella mediazione tra band e Comitato del Centro Giovanile per collaborare nel creare un luogo utile a fare musica per i ragazzi del nostro paese. L’esperienza della sala prove del Centro è stata preziosa per l’universo che ci gravitava, reso possibile dal giro di musicisti che ci girava attorno e che ha contribuita a creare un’esperienza generazionale importante per Carmignano. Rapporti che si sono creati tra giovani e ancora resistono tra adulti creando un’occasione di socialità irrinunciabile!



lunedì 25 marzo 2013

THE GARDEN HOUSE



un racconto di Silva Golin
parte sesta

Con il cellulare sempre acceso e gli operai in casa Fenella non ebbe più pace. Le decisioni, tutte importanti da prendere, erano milioni e lei era sull'orlo dell'esaurimento nervoso. Maurizio era più abituato a questa pressione, le telefonava a qualsiasi ora, senza neanche salutarla le faceva domande di ogni tipo, sui colori, le piastrelle, il ripiano della cucina, i sanitari, vasca o doccia, ampiezza delle finestre. E inoltre continuava a rimuginare perchè non metteva mai in moto la macchina del nonno, si sarebbe rovinata, avrebbe fatto la ruggine. La casa sembrava un campo di battaglia, ogni volta che Fenella tornava dal lavoro si chiedeva quale pezzo non avrebbe trovato.
Passò l'estate, e arrivò settembre, la casa sembrava a buon punto, mancava davvero poco. Era bellissima. Come un sogno che diventa realtà. Fenella si chiedeva se da lassù il nonno la giudicasse male, oppure se era felice di tutti i cambiamenti apportati, forse se non è d’accordo me lo farà capire, comincerò a sentire la sua voce che mi chiama la notte o la sua presenza con quadri che cadono da soli o la radio che esplode.
“Signorina, farà una bella festa quando sarà finita” Le aveva detto un operaio. Una festa? Che idea splendida, ma gli amici di Fenella erano davvero pochi e i parenti ancora meno. Sarebbe stato molto deprimente fare un bilancio delle proprie conoscenze e scoprire che erano così limitate. Sua sorella era molto più socievole ed espansiva. Se almeno avesse avuto dei vicini o dei compagni di scuola simpatici. Invece non c'era nessuno in particolare, tranne qualche cliente del negozio, ma era un rapporto diverso. Forse era l'insicurezza che la bloccava, forse la rigida educazione che aveva ricevuto e forse era anche noiosa e acida come una zitella, avrebbe dovuto comprarsi un abito rosso e invitare gente a casa, per una festa, e avrebbe brindato alla nuova vita. O forse per lei era più giusto una cena, una cena intima con le persone che l'avevano sostenuta e avevano creduto nelle sue idee così particolari.
Mentalmente cominciò a fare un elenco. Beh sua sorella, la signorina Annamaria, l'architetto Magnabosco, il capo del cantiere, il suo aiuto giardiniere, e anche Maurizio, naturalmente, e questo le fece correre un brivido lungo la schiena. Questo era il momento di sapere se era fidanzato, perchè Fenella avrebbe dovuto chiedere agli invitati di portare le mogli. Da molte settimane si chiedeva se lui volesse parlarle proprio di questo, ma Fenella aveva sempre cercato di soprassedere all'argomento con qualche scusa.
Con l'aiuto di Alina, che era venuta a passare qualche giorno alla casetta, iniziarono i preparativi. Per prima cosa furono invitati con un simpatico biglietto i partecipanti, poi fu deciso il menù, molto informale, una serie di piatti semplici, per un buffet in giardino, che era rigoglioso di frutti e colori, le fronde del salice toccavano terra. Per l'occasione Fenella aveva predisposto candele e torce. L'invito che doveva ancora spedire era quello di Maurizio, perchè non conosceva il suo indirizzo. Per fortuna una mattina aprendo le imposte lo vide risalire il sentiero, era imbronciato, camminava con lo sguardo fisso a terra, la campanella squillò e Fenella aprì la porta in pigiama lilla, con una leggera sciarpa avvolta sulle spalle e gli occhi penosamente appiccicati e i capelli scomposti. Era molto imbarazzata dal suo aspetto, e da quello che lui avrebbe pensato, ma l'ora era insolita.
“Buongiorno”
“Ciao, scusa per l'ora ma ieri l'architetto mi ha riferito che domenica sera è a casa tua per una festa, una specie di inaugurazione, è vero?”
“Per l'appunto io volevo invitarti, ma non conoscevo il tuo indirizzo.”
“E non potevi chiamarmi? Ah, ma già, tu mai una volta ti sei degnata di telefonarmi, perchè? Oppure vuoi escludermi di proposito“ le afferrò entrambi i polsi e la stretta sembrava d'acciaio “non mi vuoi alla tua festa, hai paura che ti metta in imbarazzo, questa stupenda casetta, questo gioiello eco, bio, del picchio l'ho studiato io, l' ho fatta io, io… verrò alla tua cena, sappilo, che tu voglia o no.”
“Ma io lo voglio, anzi se vuoi venire con qualcuno....”
“Sì verrò con il mio ego ferito, i miei dispiaceri e naturalmente con una pianta in vaso per la padrona di casa, che sono certa non gradirebbe un mazzo di fiori recisi!”
E con questo mollò bruscamente il polsi di Fenella girò sui tacchi e andò via.
Lei ebbe la sensazione di averlo offeso e ferito, capiva il suo punto di vista e se ne doleva. Ma ormai la sua timidezza e sbadataggine avevano fatto la frittata, per non parlare il magico incanto che tra loro c'era, e questo forse per sempre.
(CONTINUA)

martedì 19 marzo 2013

THE GARDEN HOUSE


un racconto di Silva Golin
parte quinta

Fenella era in negozio stava aiutando la signora Tina a scegliere una scatola di caramelle per il nipotino che si era rotto il braccio, quando entrò Maurizio. Fenella avvampò subito.
“Buongiorno, hai cinque minuti per me?”
Chiese sventolando il tubo con dentro il progetto.
“Ma certo” e rivolta alla cliente” vede è un architetto che sistemerà un po’ la casa del nonno.”
“Fai bene Fenella, è una bella casetta, ma ricordati di metterci la cucina economica, risparmi e riscaldi tutta la casa”
“Ha proprio ragione signora Tina, adesso che me lo ha fatto ricordare ne parlo subito con il dott. Maurizio”.
Fenella fece un bel pacchetto regalo, diede il resto alla signora e la salutò.
Maurizio srotolò il progetto sopra il bancone, ormai moriva dalla voglia di vedere la reazione della ragazza.
“Mi devi spiegare tutte queste linee, io non ci capisco niente, non sembra neppure casa mia”
“Hai ragione scusa ora ti spiego tutto...”
Parlarono a lungo, Maurizio era infervorato dalla sua 'creatura', Fenella vedeva via via il suo progetto venire alla luce e la gioia dell'uomo che aveva di fronte era contagiosa. Per fortuna c'era il bancone a separarli, temeva che la troppa vicinanza non le avrebbe permesso di sottrarsi a un secondo sperato bacio.
Fenella fu d’accordo su tutto, sembrava anzi che l'architetto ne sapesse più di lei. Fu stupita dal preventivo. Ora aveva anche la certezza che sarebbe riuscita a pagare i lavori, tentò di opporsi alla decisione di non pagare lo studio per il progetto, ma Maurizio fu irremovibile.
“Quando cominciamo?”
“Mi sembra impossibile, e quanto ci vorrà?”
“Qualche mese temo, ma per ottobre dovremmo essere a buon punto. Festeggiamo, mi sembra il caso”
“D’accordo, e come?”
“Facciamo così, tu tieni al sicuro il progetto dentro a questo tubo, guarda lo appoggiamo qua, io vado al bar di fronte a prendere due cappuccini, ti va?”
“Eccellente idea. Purchè possa pagare”
“No devi risparmiare per la casa”.
Maurizio fu di ritorno con un vassoio di latta e due fumanti e cremosi cappuccini. Si misero seduti al tavolino in vimini bianco che la signorina Annamaria usava per lavorare a maglia tra un cliente e l'altro. Nonostante l'imbarazzo bevvero il cappuccino, ma come giustamente Fenella aveva intuito non riuscì a sottrarsi al bacio che seguì, e questa volta si lasciò andare di più, fino a reclinare la testa e a permettersi di accarezzare la nuca di Maurizio. Poi si guadarono.
“Dobbiamo chiarire questa cosa Fenella.”
“Forse siamo sopraffatti dalla felicità di aver raggiunto la meta”
“Tu dici?”
“Suppongo sia così”
Arrivò una cliente che voleva delle tazze da colazione, furono interrotti e l'incanto svanì. Maurizio prese il tubo e tornò in ufficio.
“Fenella, ho bisogno del numero del tuo cellulare, ho bisogno che lo tieni sempre acceso e vicino a te e ho bisogno delle chiavi di casa. Ci vediamo dopo.”
“Ma certo”
Rispose un po’ titubante. La cliente la osservava con tanto d'occhi, evidentemente era stata colpita dal fascino del bell'architetto.
(CONTINUA)

lunedì 11 marzo 2013

THE GARDEN HOUSE


un racconto di Silva Golin
parte quarta

Trascorse un'intera settimana, Maurizio dedicava ore al progetto della casa ecologica per Fenella, la sua ignoranza in materia era sconcertante, in realtà le scelte da fare erano sensate, corrette, ma allora perchè la gente non le sapeva. Perchè questi concetti sembravano essere segreti o leggende metropolitane? Bastava digitare in qualunque motore di ricerca 'casa ecologica' e uscivano lavori, idee, portali di conversazione sul web di ogni tipo. E le persone esperte non erano affatto dei santoni, dei predicatori o dei visionari. Erano persone intelligenti, preparate e normalissime.
I dati e le scelte erano così tanti che piuttosto si trovò a fare chiarezza negli interventi che voleva seguire. Aveva una lista di domande che voleva porre a Fenella, domande che erano fondamentali, ma lui le rimandava, aveva una paura folle di ritrovarsi soprafatto dalle emozioni che aveva provato suo malgrado. Stava fuggendo, ma prima o poi la ragazza la doveva rivedere.
Il progetto proseguiva, cercando di tenere la struttura inalterata più possibile, anche perchè non poteva ampliarla a causa delle planimetrie del catasto.
Aveva anche scoperto che utilizzando energia pulita c'erano molte sovvenzioni e risparmi con la Regione.
Nei suoi appunti fu felice di notare che quasi tutta la casetta aveva per pavimento il legno, ma se fosse stato trattato con prodotti chimici avrebbe dovuto sostituirlo o rimediare in qualche modo.
Maurizio immaginava stanze dai colori naturali, dal marrone al crema, con tanta luce naturale fornita non da un mega impianto tipo stadio, ma da vetrate enormi poste su tutti i lati come una serra. A nord invece la casa sarebbe stata utile per l'utilizzo freddo, dispensa, ripostiglio ma soprattutto avrebbe fatto una cavità nel muro, munita di pompa che sarebbe diventata un frigo. Il frigorifero è l'elettrodomestico che consuma di più. E per quello che consumava Fenella immaginava che fosse più che sufficiente. Naturalmente avrebbe sfruttato il vano della finestra che era già presente e poi avrebbe fatto inserire su tutto il lato nord delle piante che avrebbero mantenuto una frescura naturale, per questo avrebbe chiesto consiglio alla padrona di casa. Per fortuna la struttura della casa era ben solida, con muri spessi che difendevano dall'inquinamento dei rumori o vibrazioni, ma sarebbe stato necessario misurare il radon, un gas radioattivo che deriva dai materiali di costruzione.
Per quanto riguarda il bagno, avrebbe utilizzato la fitodepurazione, che utilizza le piante come filtri biologici in grado di ridurre le sostanze inquinanti per depurare le acque di scarico. Le acque filtrate potrebbero successivamente essere riutilizzate per il giardino, nello scarico del wc o per lavare l'auto. Aspetta forse non ha la macchina, pensò Maurizio, era proprio da lei non saper guidare. Non si sarebbe stupito se quella strana creatura fosse andata a vivere in una grotta.
Sì, c'era molto da fare, da progettare, da decidere, ma lui ci sarebbe riuscito e restando su costi giusti decise, perchè il lavoro che stava facendo lo stava arricchendo molto professionalmente, anzi si sentiva cambiare un poco anche dentro come se misurasse le cose con un metro diverso da quello che aveva usato finora.
Una sera, non lo avrebbe mai detto a nessuno, entrò per curiosità in un negozio alimentare biologico. All'interno c'era un odore strano, come di incenso, girò tra le scansie con il suo cestino in midollino, leggendo tutte le etichette e comprò anche qualche prodotto. Capì che il filo conduttore era il riciclo, il risparmio nelle confezioni, l'utilizzo di nutrienti biologici, naturali e l'atmosfera era serena, tranquilla. Quando arrivò in cassa gli chiesero se voleva lo scatolone di cartone o la borsetta per l'umido! Fu sorpreso e infastidito per la cecità di tutta una vita passata ad ignorare di essere grato alla natura. Questo progetto lo stava cambiando profondamente e ne fu spaventato.
Una parte di lui voleva mollare tutto, fare una figura da macaco con il capo, scrivere una maledetta lettera alla dignitosissima signorina Fenella e dimenticare tutto, un'altra parte di se gli diceva che dobbiamo sbagliare per imparare, se per tutta una vita aveva commesso errori verso la natura poteva cambiare, migliorare, cercare di capire... Ma era molto difficile, sarebbe stato ancora in grado di progettare condomini che non rispettavano nessuno standard della bio-edilizia? Trovò la soluzione: avrebbe fatto un passo alla volta. Un cambiamento alla volta, forse tutto questo era nel suo destino, non poteva crollare, doveva accettare la realtà delle cose.
Finì il progetto lo fece vedere al capo e attese la sua opinione. L'architetto Magnabosco studiò a lungo i disegni, ogni tanto un sospiro segnalava il suo stato ansioso, poi disse guardando negli occhi Maurizio:
“Come sempre un lavoro preciso, intelligente e davvero buono. Un lavoro molto diverso dai nostri standard, ti ha richiesto sacrificio... ma è una splendida casa, spesa per realizzarla?”
Maurizio gli fece notare il totale sotto ai vari preventivi per le opere da realizzare.
“Mmh pensavo di più, e il tuo onorario? Non lo vedo riportato.”
“Infatti è una cosa di cui volevo parlarti, ho deciso che non costerà nulla di progettazione, questo è un lavoro fatto maledettamente bene, ma è stato utile per me, credo lo userò come esempio o come studio per altre avventure di questo tipo”, poi aggiunse un po’ riluttante “se le persone cominceranno a svegliarsi faremo più case di questo tipo”.
Il capo chiuse gli occhi come due fessure, era arrabbiato, lo si capiva. Bene Maurizio era stato sincero e coerente.
“La cliente deve ancora vederlo e approvarlo, corro da lei, ci vediamo domani”
“Ok”.
(CONTINUA)

venerdì 8 marzo 2013

E ADESSO GUARDIAMO COME HA VOTATO CARMIGNANO


Sono passati poco più di 10 giorni dallo spoglio delle schede che darà vita alla diciassettesima legislatura della nostra Repubblica e molti dubbi di quel giorno sono gli stessi che ci portiamo dentro ancora oggi: quale governo ci guiderà adesso? quanto durerà questa legislatura?
Per ingannare il tempo che ci divide dalle risposte a queste domande soffermiamoci sull'analisi del voto a Carmignano e proviamo a vedere se e come il nostro voto ha reagito alle proposte politiche dell'ultimo periodo (N.B. tutti i dati sono riferiti ai risultati del voto per la Camera dei Deputati):


I risultati per I partiti maggiori confrontati con quelli della Circoscrizione Veneto 1 e con quelli nazionali

Primo dato interessante sta nell'affluenza, di quasi 10 punti superiore alla media nazionale e di 2 punti superiore a quelli della nostra Circoscrizione (che comprende le provincie di Padova, Verona, Vicenza e Rovigo).
Per i partiti di Sinistra si registrano valori più bassi rispetto alle medie territoriali, e non è una novità rispetto al totale nazionale, ma soprattutto è da notare come il PD in paese registri 5 punti in meno rispetto ai risultati del territorio limitrofo, segno forse che la mancanza di candidati conosciuti ai più influisca anche nel caso di liste chiuse.
Per il PDL e la Lega i valori si attestano sulle medie nazionali (per il primo) e regionale (per la seconda) segnando una sorta di continuità che potrebbe essere interpretata attraverso i canali di promozione preferiti dai due schieramenti: la televisione nazionale per il PDL e l'aggregazione territoriale per la Lega.
Le forze di centro, divise principalmente in Scelta Civica con Monti e UDC, viaggiano in sensi opposti; la prima si incanala sui risultati nazionali, mentre per gli scudocrociati corre il fattore De Poli che mantiene l'appeal che serve a portare il deludente risultato nazionale a valori di tutto rispetto in paese che lo aiutano a confermarsi senatore della Repubblica per la terza Legislatura consecutiva in barba ai venti di cambiamento.
La novità dei 5 Stelle sfonda clamorosamente anche in riva al fiume seppur con percentuali di 2 punti più sotto rispetto al resto del mondo.
Da segnalare anche un ragguardevole risultato carmignanese per Oscar Giannino e il suo Fare per fermare il declino che viaggia a valori quadrupli rispetto al valore nazionale, percentuale che gli avrebbe permesso di portare propri rappresentanti alla Camera dei Deputati, come invece non sarà.


I risultati del voto a Carmignano divisi per area politica confrontati con quelli delle scorse elezioni politiche

Approfondendo l'analisi e andando a riprendere i dati del voto alla Camera di 5 anni fa è possibile apprezzare qualche elemento in più: se tutti i partiti tradizionali (e anche l'affluenza al voto) risentono dei venti di cambiamento generati dal malcontento generale, è da segnalare il tonfo del Centrodestra che in soli 5 anni ha visto calare le proprie forze del 18%.
Se il PDL si è visto mancare più di 3 punti rispetto a al 2008, è la Lega ad aver risentito maggiormente del cambio d'aria, perdendo più di 18 punti percentuali e vedendo il proprio consenso calare quasi di due terzi (dal 31,1% al 12,8%).

La conclusione più evidente che si possa trarre è che il consenso registrato dal 5 Stelle arrivi in piccola parte da PD e PDL, mentre la fetta più significativa di voti arrivi da un'area di delusi della Lega che ha trovato risposte nelle proposte portate dal 5 Stelle.

domenica 3 marzo 2013

THE GARDEN HOUSE



un racconto di Silva Golin
parte terza

Maurizio Poggi lasciata la casa di Fenella non ci pensò più, fece il viaggio verso casa ascoltando la radio, si preparò per uscire con gli amici, cenò al solito pub e poi via a locali. Ma ad un certo punto come d'incanto gli venne in mente un'esile ragazza di venti anni con le idee chiare, innamorata della natura e con un paio di infradito ai piedi. Le ragazze della sua compagnia invece portavano tutte il tacco dieci. L'istinto naturale verso le sfide lo fece riflettere. Non aveva mai pensato di trasformarsi in un bio-architetto, cioè un organizzatore ecologico dello spazio edificato, ne aveva sentito parlare, era un corso di post-laurea, ma a lui non interessava. Il mondo, le persone, tutti volevano piccoli monolocali per investirci i soldi, oppure richiedevano villette con i più moderni comfort, strutture nuove e avveniristiche, con i muri bianchissimi, e un arredamento spoglio e lineare. Nessuno voleva una casa con stanze dal basso soffitto, parquet naturali o mobili country, belli, pieni di gusto antico ma che richiedevano cure, amore, insomma tempo, magari per sedersi di fronte al caminetto con una tazza di cioccolata calda tra le dita. Forse non era la persona con lo spirito adatto per buttarsi in queste cose, forse ci stava pensando perchè era una novità e a lui piacevano molto le cose nuove. C'era il fatto che se l'incarico non lo avesse preso lui, Fenella lo avrebbe chiesto ad un altro. Perchè quella casa ne aveva un gran bisogno, dal suo rapido esame era palese che gli impianti andavano rifatti, i serramenti pure, il bagno poi era antidiluviano.
Ci dormirò sopra, pensò. E così fece.
Il mattino successivo aveva maturato la decisione di chiedere consiglio al suo capo, erano circa quattro anni che lavorava dall'architetto Magnabosco, era un ambiente abbastanza pacifico se uno ci sapeva fare, ma poteva diventare orribile se venivi preso di mira. Di sprovveduti ne aveva visti molti, come tanti lavori anche quello era come un clan di eletti, di persone che pensavano di essere superiori, che miravano al lusso e al possesso di quote di capitale. Di circa otto architetti lui era il più giovane, i più anziani, non solo disegnavano i progetti ma acquistavano parte degli immobili, in breve erano ricchi, e gareggiavano a chi lo fosse di più. Come era riuscito Maurizio a sopravvivere? Semplicemente grazie alla sua naturale riservatezza. Ancora qualcuno dei suoi colleghi non sapeva da quale famiglia lui provenisse o se era fidanzato. Ogni tanto gli chiedevano se era interessato all'acquisto di qualche appartamento che aveva costruito, ma lui rifiutava. Grazie a questo distacco, alla sua educazione e preparazione professionale aveva mantenuto il posto e guadagnava bene. Lavorava sodo, compreso il sabato e fino a tarda sera se era necessario. Non aveva legato con nessun collega in particolare e se aveva dei dubbi si rivolgeva direttamente al capo. Ed ora era lì, seduto dove soli pochi giorni prima era seduta Fenella. Ricordava le sue mani bianche e affusolate, strette attorno ai manici di quella ridicola borsa di juta, pensava al fastidio che le aveva dato questa ragazza dalla faccia pulita come un angelo, dai capelli sottili di cui non riusciva a calcolare la lunghezza e dalle labbra che avrebbero richiesto almeno un velo di lucidalabbra. Eppure sembrava così a suo agio nell' aspetto scialbo, con i piccoli piedini infilati in quelle misere ciabattine, e il petto che si sollevava rapido ad ogni respiro. L'emozione che aveva sentito era stata di rabbia per la sua palese innocenza, come una ragazza che salta fuori dalle pagine di un vecchio libro. Aveva voluto punirla con la sua serietà, farle capire che doveva darsi una svegliata, il mondo è per i veloci, il mondo è dei belli e delle donne che si prendono cura di se, del loro aspetto.
“Ho poco tempo, che problemi ci sono?”
“Volevo un tuo parere professionale”
“Ti ascolto”
“Una potenziale cliente mi ha chiesto una stima per i lavori di ristrutturazione di una vecchia casa, il posto è molto suggestivo, via Dell'orto, non so se hai presente, ebbene richiede una bioedilizia. Che faccio?”
“Paga?”
“Sì, penso non ci siano problemi in questo senso”
“Dalle quello che vuole. Hai detto che è una casetta? Bene ci lavorerai dopo il lavoro, se hai problemi chiedi consulenze. Ho da darti solo un consiglio, se la cliente vuole una bio-casa solo per motivi futili, ad esempio per farla vedere agli amici o per moda, sii molto chiaro, queste costruzioni sono impegnative da progettare e da viverci, chiaro?”
“Chiaro”
Maurizio uscì dall'ufficio e ritornò alla sua postazione. Più tardi avrebbe telefonato a Fenella, ma non lo fece. Nella via del ritorno a casa si fermò in via Dell'orto.
La casetta era circondata da una aiuola di biancospino e alloro, che aveva bisogno di essere potata, sopra al basso cancelletto d'entrata in legno, l'aiuola formava un arco, non c'era campanello elettrico ma una campanella con batacchio dal suono stridulo. Suonò, nessuno rispose. Maurizio pensò che il suono non poteva essere udito in casa, era troppo distante, specie se Fenella teneva la radio o il televisore a tutto volume, come faceva lui. Ma adesso che ci pensava non aveva visto televisori in nessun posto, gli venne il sospetto che ne fosse sprovvista. Che strana ragazza. Decise di entrare per accertarsi se Fenella era in casa. Il sentiero che portava al portoncino di ingresso era composto da tavolette in pietra con un andamento quasi ad esse, tra le pietre cresceva l'erba rigogliosa a forma di cuore ed erano in parte ricoperte da muschio. Nel giardino crescevano alti quasi mezzo metro i papaveri, altre erbacce e accanto alla casa bocche di leone dai colori cangianti. Tutta questa verzura rigogliosa nutriva, con la sua perdita di foglie un substrato, cosicchè a terra proliferavano molte piantine spontanee infestanti che non lasciavano spoglio nemmeno un centimetro, l'edera e la vite americana strisciavano in ogni direzione e si avviluppavano dove trovavano possibili appigli. Il portoncino d'entrata era una brutta porta anni settanta in legno scrostato. Anche qui niente campanello ma un batacchio che Maurizio sbatacchiò energicamente, senza sentire risposta. Fenella evidentemente non era in casa, Maurizio non pago di questo decise di aspettarla per qualche minuto. Girò lo sguardo, sul lato ovest della casina si vedeva un grande noce e sotto di esso un tavolino in metallo con due sedie di disuguale fattura, si accomodò lì. La sensazione che subito ebbe fu di presenza, di non essere solo, occhietti di animali sconosciuti lo osservavano, il canto degli uccelli era quasi opprimente e la natura sembrava palpitare. Si immaginò serpi striscianti, orbettini e il verde biacco, topolini di campagna, forse qualche tasso. Non lo aveva nemmeno mai visto un tasso. Poi un cigolio richiamò la sua attenzione e vide entrare Fenella dal portone in legno più grande, era in bicicletta e sul cestino teneva un sacchetto marrone di carta, il pane, pensò Maurizio. I loro occhi si incrociarono, le guance di Fenella arrossirono per la sorpresa, Maurizio era un po’ imbarazzato di essersi fatto beccare in stato di relax nel suo giardino incantato.
“Scusi l'intrusione, visto che non c'era ho provato ad attenderla”
“Buongiorno Maurizio. Ripongo la bici e le apro la casa”
“Non si deve scomodare, ma non ci davamo del tu? Possiamo benissimo parlare qui fuori, almeno c'è un alito di vento, oggi ha fatto molto caldo”
“D’accordo”
Fenella si avvicinò e si sedette appoggiando la borsa e il sacchetto nel tavolino. Maurizio si alzò camminando qua e là vicino al noce.
“Io ho riflettuto, la casa ha necessità di essere ristrutturata, e fino a qui ci siamo. Io non sono un esperto di bio-edilizia, ma sono in gamba nel mio lavoro e il mio capo mi ha dato carta bianca. Ti chiedo adesso in modo molto serio se la cifra da spendere e il mio progetto sono un problema per le tue tasche”.
Fenella lo guardava con uno sguardo molto serio, gli occhi castani dilatati e fermi.
Maurizio si appoggiò al tronco del noce con le mani dietro la schiena e aspettò la risposta.
Fenella si alzò e andò verso di lui. Quando fu a un passo da lui alzò il viso per guardarlo in faccia, Maurizio era più alto di lei di venti centimetri.
“Sono un problema, io ho pochissimi risparmi da parte”
Maurizio notò che portava una semplice camicetta senza maniche, bianca, una gonna  fantasia lunga fino alle caviglie e le stupide infradito. Aveva le orecchie piccole e gli occhi limpidi e puri.
La tensione era forte, le mani sembravano aver vita propria, le sue labbra erano più aride che mai, avevano bisogno di essere inumidite e leccate. Lentamente le mani di Maurizio si poggiarono sulle spalle di Fenella, sentì le sue ossa fragili sotto alle dita, era esile come un uccellino. I suoi occhi si fecero più vicini, poi si chiusero nel momento in cui si baciarono. Fu un attimo, un bacio casto e semplice. Si staccarono troppo velocemente e l'incanto svanì. Fenella aveva le gote in fiamme,  si girò per non farsi vedere. Maurizio si passò una mano sui capelli respirando profondamente.
“Ho qui una lettera di mia sorella, vorrei che tu sapessi che si offre di aiutarmi in qualche modo, aspetta che trovo il passaggio”
Fenella si sedette, la testa chinata per leggere, Maurizio alle sue spalle vedeva solo i suoi capelli raccolti, la lunga morbida frangetta e la sommità delle guance che erano rosate.
Fenella teneva in una mano una busta sgualcita e nell'altra un foglio scritto a caratteri minuscoli.
“Ecco dice che l'eredità in Bot del nonno può fare da garanzia per un prestito con la banca, cosa ne pensi?”
Maurizio si destò, lei aspettava una risposta, invece disse:
“Ma ti scrivi con tua sorella, non hai il cellulare?”
“Ma certo, solo che lo tengo per le emergenze, è più bello scrivere, al telefono è troppo frettoloso, e poi una lettera che arriva è sempre emozionante. E se la spedisco è ancora più bello”
“Tu mi farai impazzire, va bene, penso non ci siano problemi, mi metto all'opera per il  preventivo. Vado a casa sono esausto. Ciao, non disturbarti conosco la strada”.
A dire il vero Fenella non si mosse quasi e anche se avesse voluto non sarebbe stata in grado di reggersi sulle gambe, perchè quel bacio le aveva fatte diventare di gelatina. Era talmente sconcertata da credere che non fosse accaduto, non poteva essere accaduto, se lo era forse immaginato?
Rimase seduta fuori finchè le parve di respirare in modo normale, poi rientrò a prepararsi la cena con i pomodori raccolti nell'orto, il pane che aveva acquistato e le ultime mele dell'anno prima.
Quando fu tutto pronto, allestì il solito vassoio, mise un libro sottobraccio e uscì a mangiare sotto il noce. I suoi pasti li consumava quasi sempre lì. Maurizio aveva ragione non possedeva il televisore, il nonno ne aveva avuto uno, piccolo e che funzionava assai male. Dopo la morte del nonno se ne sbarazzò subito. Possedeva una radio e spesso la teneva accesa per avere compagnia. Lentamente il cielo si andava scurendo, e leggere divenne impossibile, quella sera nemmeno Jane Eyre sembrava trasmetterle calma. Fenella fece un ultimo giro nel giardino, controllò il roseto con attenzione, domani mattina doveva eliminare le rose sfiorite, e l'aiuola andava potata e poi doveva innaffiare il prato e alcune bordure. Meglio andare a letto.
Fenella continuava a dormire nella sua camera da bambina, ma era davvero piccola, aveva deciso di trasformala in zona studio, per metterci le cose che in una casa così piccola rimanevano sempre gettate alla rinfusa.
La camera da letto sarebbe divenuta quella del nonno, più spaziosa e silenziosa, la testata del letto rivolta a nord, avrebbe tenuto il letto a una piazza e mezza del nonno, era in legno naturale e non aveva senso sprecare tutte quelle lenzuola dalla misura improbabile. Per terra c'era già un bel parquet dal colore caldo, trattato con oli e cere naturali. Niente quadri ne tende, niente fronzoli, per evitare la polvere, solo il tavolino che c'era giù in salotto per appoggiare gli occhiali da lettura, qualche libro e la brocca dell'acqua e magari un fiore con un rametto di rosmarino per conciliare il sonno. Al balcone della finestra una cassetta con una rigogliosa pianta di basilico per scacciare le zanzare. Naturalmente avrebbe dovuto cambiare materasso e aveva letto su una rivista che la paglia di segale pressata era un'ottima soluzione. Con questi progetti Fenella trovò finalmente riposo.
(CONTINUA)