venerdì 18 dicembre 2015

UN PAESE IN PARTICOLARE 8 - LA SOLUZIONE

di GP F1

Ogni gioco ha i suoi fuoriclasse, CHRISTIAN BIASIO è il fuoriclasse di UN PAESE IN PARTICOLARE con 3 successi su 8 concorsi!

Complimenti a Christian ed a tutti coloro che sono riusciti a riconoscere Piazzetta Arma di Cavalleria in 6 secondi di giro della trottola!

A presto con TROTTOLA EDITION!

giovedì 17 dicembre 2015

UN PAESE IN PARTICOLARE 8 - TROTTOLA EDITION

di GP F1

In sei secondi cosa riuscite a fare? 

Come potete impiegare 6 secondi del vostro tempo prezioso? 

Provate ad indovinare dove è stata posizionata la nostra trottola. 

Un video trasforma, abbellisce o imbruttisce, ingrandisce o rimpicciolisce. 

Riuscite a riconoscere un luogo in cui magari passate quasi tutti i giorni? 

Occhio perché la trottola gira, 6 – 5 – 4 – 3 – 2 – 1………. Soluzione!!!!!


mercoledì 2 dicembre 2015

TUTTO UN ALTRO CALCIO: GIANFRANCO ZIGONI, PELLICCE, PISTOLE E PAZZIE

di Roberto Pivato




Quando Valcareggi gli annunciò la panchina prima di un Verona – Fiorentina, lui non se la prese, ma si sedette tranquillamente, come niente fosse. Sopra la tuta giallo-blu, tuttavia, indossava una pelliccia e in testa calcava un cappello da cowboy. 
Questo era Gianfranco Cesare Battista Zigoni (Oderzo, 25/11/44), un calciatore che definire sopra le righe sarebbe quantomeno riduttivo. Fu famoso più per le sue bravate che per i successi sul campo, riducibili allo scudetto ‘66/’67 con la Juventus. Ma se gli chiedete i suoi ricordi più belli non vi parlerà degli anni in bianco-nero, i primi della sua carriera da professionista, bensì di quelli al Genoa, col quale retrocesse giocando anche in B; alla Roma, dove si innamorò della città e dei tifosi; ma soprattutto al Verona, nel quale diventò un idolo indiscusso. 
Chiuderà al Brescia dell’amico Gigi Simoni, ancora in cadetteria. Zigo non era certo tipo da sottostare a delle regole imposte. Niente alcool, fumo e sesso prima delle gare? Se capitava l’occasione non c’era partita che tenesse. Perché per lui il calcio non è mai stato tutto. Nei ritiri faceva passare il tempo sparando ai lampioni o sfrecciando nelle sue Porsche oltre i 200 all’ora. Si paragonava a Pelé, in questo sostenuto anche da opinioni illustri quali quelle di Giovanni Trapattoni o di José Santamaria. Detestava gli arbitri che accusava di essere al servizio del potere e quindi di agire in malafede: perciò accumulò più giornate di squalifica che gol. Come quella volta che gliene dettero sei. Venne espulso per aver mandato a quel paese un guardalinee e, a fine partita, mentre parlava con l’amico Renato Faloppa (che giocava nel Vicenza, avversario degli scaligeri quel giorno), rincarò la dose, poiché lo stesso collaboratore arbitrale gli si avvicinò per chiedergli cosa gli avesse detto di preciso prima: «Come ti permetti di interrompermi mentre sto parlando. La bandierina te la cacci su per il culo». 

Zigoni dopo un'espulsione, minacciato dal compagno di squadra Maddè
Però quando era in giornata, quando gli andava, era uno dei più forti, uno di quelli che la differenza la fanno davvero, tanto che al Bentegodi campeggiava uno striscione con su scritto: “Dio Zigo, pensaci tu”. Uno slogan che diventerà il titolo della biografia scritta su di lui dall’amico Ezio Vendrame. Zigoni non è mai stato propriamente un esempio da imitare, ma sapeva immancabilmente farsi amare dai suoi tifosi e farsi letteralmente seguire da loro. Come quella volta che in un’amichevole Verona – Vicenza saltò quattro avversari e la mise all’incrocio, per poi imboccare direttamente la strada degli spogliatoi. Tutto il pubblico a quel punto abbandonò gli spalti. Il loro idolo non era più in campo, cosa rimaneva da guardare? Piccolo particolare: alla fine della partita mancavano venti minuti. 
Ce ne sarebbero molti altri di aneddoti a dir poco curiosi su questo vero e proprio anarchico del calcio, ma noi chiudiamo col suo rifiuto, quando militava nel Brescia, di scendere il campo contro il “suo” Verona: «Avevo giocato sei anni nell’Hellas, quella era casa mia, a Brescia stavo da dio, ma non potevo andare a rubare nel mio salotto». 
Folle ma con un cuore.