lunedì 1 marzo 2010

UNIVERSO ZUCKA

L'alba degli skaters a Carmignano

Se si vuole iniziare a parlare della fetta di popolazione più giovane di Carmignano non si può prescindere dal raccontare cos’è Zucka, il gruppo di giovani tenuto assieme dalla passione per lo skate che probabilmente è stato ed è tuttora l’esempio più significativo ed influente di movimento giovanile carmignanese negli ultimi quindici anni.
Per questo incontriamo alcuni di loro in un bar del paese durante un sabato pomeriggio, la situazione informale ideale per chiacchierare a mente libera di fronte ad una birra e capire cosa muove e da dove parte questa esperienza.
Parte nei primi anni ’90 con alcuni quattordicenni curiosi che scelgono uno skateboard in alternativa al pallone e ai soliti sport ( taggati convenzionali nella società italiana) e si ritrovano durante i pomeriggi e nei fine settimana in quei posti che meglio permettono di mettersi alla prova. Le poste, la piazza di fronte la fontana e la chiesa erano ideali per provare le prime manovre, spesso scontrandosi con la diffidenza dei passanti .
Da allora ne è passato di tempo…
Si da lì sono arrivate le scuole superiori e poi il lavoro, prospettive un po’ più larghe e i nuovi amici dei paesi vicini, Sandrigo soprattutto. Dopo i primi passi avevamo individuato il Centro Giovanile e la piattaforma di cemento dove si giocava a basket e pallavolo come luogo perfetto per iniziare ad installare le prime piattaforme. Li chiamavamo jump e palchetti nel gergo skaters ma in fin dei conti erano dei bancali  e pannelli da muratori  sovrapposti  o appoggiati alle pareti da affrontare con sempre più disinvoltura.
Ad andare a guardare oggi quel posto si direbbe che vi siate perfezionati parecchio dall’epoca dei bancali
Abbiamo sempre continuato a costruirci da soli le strutture, ognuno che arrivava portava le proprie competenze: le abbiamo progettate, costruite, montate e mantenute ricorrendo a ciò che sapevamo fare e tutto arriva da autofinanziamento arrivando a creare una piccola pro loco a cui tutti i ragazzi di Carmignano possono trovare un’aiuto per le loro attività. Ogni anno, dal 2000, realizziamo un Contest (una gara tra skaters chiamata Zucka contro Tutti) che oramai è un’appuntamento fisso nel circuito nazionale con atleti che arrivano a Carmignano da tutta italia per sfidarsi nel nostro skatepark. A questa manifestazione principale si aggiungono poi annualmente altre occasioni di festa che diventano per noi fonte di finanziamento per migliorare le attrezzature e le nostre attività.
E la convivenza con il resto delle attività del Centro Giovanile come la definireste?
Dobbiamo ringraziare Don Luigi (l’ex Parroco di Carmignano) che ci ha lasciato l’area ove costruire il nostro skatepark. Però non è semplice il dialogo con i gestori del Centro Giovanile e generazioni così differenti, anche se oramai non siamo più tanto giovani neanche noi. Siamo anche andati contro il nostro spirito pioneristico degli esordi quando abbiamo deciso di  regolarizzare Zucka  Skateboarding come un’associazione sportiva e gestore dell’area dataci regolarmente in gestione come il campo da calcio attinente, tanto che abbiamo dovuto recintare l’area, comprare una casetta in legno e costruirci dei cancelli sempre con i nostri soldi per poter tesserare chi viene a praticare il nostro sport. Ma dall’altra parte siamo sempre stati un gruppo molto flessibile e capace di affrontare nuove sfide, anche per il futuro.
Nel resto d’Italia invece com’è la situazione per gli skaters?
Se facciamo eccezione per alcune zone costiere del ravennate non si naviga in buone acque, nemmeno nelle grandi città. La cultura skate non è accettata come avviene in altri paesi europei ove è normale muoversi in skate per strada e fare surf invece che giocare a pallone in spiaggia, probabilmente perché soffocata da un paese che, in generale, ha grandi difficoltà ad aprirsi verso ciò che arriva dall’esterno. Esistono però alcune isole felici. A Vicenza, ad esempio, all’interno del Parco delle Fornaci, l’amministrazione ha deciso di riservare l’area verde del quartiere alla costruzione di una bowl, una megastruttura a forma di piscina in cemento destinata a tutti gli skaters del triveneto. Ciò che più ci gratifica è essere divenuti consulenti dell’amministrazione di Vicenza nella progettazione prima e gestione e promozione adesso della struttura costruita nel Giugno scorso.
Abbiamo anche aiutato altre associazioni sportive di Rosà e Cittadella a partire con i loro skatepark oltre ad essere in procinto di organizzare un circuito del Veneto riconosciuto a livello nazionale.
Se doveste delineare il profilo della vostra Associazione in questo momento, a poco più di quindici anni dai vostri primi salti su una tavola da, che cosa vi rende più soddisfatti?
La nostra autonomia. Non è stata semplice da difendere in tutti questi anni. Siamo cresciuti a livello di coinvolgimento numerico e ormai le presenze agli eventi che organizziamo si contano sulle migliaia ed è così facile salire su un carro così numeroso che capita spesso di voler essere marchiati da altre realtà del paese. Intendiamoci bene, non per questo ci chiudiamo alle richieste di aiuto e sostegno che ci arrivano, ed è bello pensare che alcuni degli impianti audio, gazebi e delle tavole utilizzati dai ragazzi di Carmignano per le loro attività sono nostri.
Poi guardando indietro ci rendiamo conto di tutto ciò che la nostra passione ha generato: uno dei nostri, che ha iniziato a muovere i primi passi nelle nostre rampe (“Fabietto” Botelli), è divenuto uno degli skater di maggior riferimento in italia  vincendo molte gare nazionali e girando per realizzare foto e video in tour per gli  skatepark di mezza Europa.
Le occasioni fornite dai nostri eventi hanno inoltre dato vita ad una serie di movimenti culturali , sociali e ricreativi paralleli che oggi fanno della piccola Carmignano uno dei centri più conosciuti da quei ragazzi e ragazze desiderosi di muoversi e trovare alternative nel tempo libero: scooterismo, auto d’epoca, la musica con band e deejay ed anche esposizioni artistiche e fotografiche, sono solo alcuni esempi di ciò che ha potuto avviarsi grazie alle occasioni offerte da Zucka.
Lo skatepark oltretutto ne è la prova, ogni anno viene dipinto e decorato con un progetto grafico ben preciso e affidato  ad artisti del Triveneto e ciò è riconosciuto in tutta Italia nel settore .
Voi oggi usate ancora la tavola da skate? Soltanto alcuni. Oggi molti hanno appena scavalcato i trent’anni, hanno moglie e figli, ma non mancano mai quando si tratta di preparare il prossimo evento, ma la maggior parte pratica solo d’inverno con lo snowboard.
Prossimo obiettivo? Decisamente 11 e 12 settembre con la decima edizione di Zucka contro tutti! Se volete conoscerci e tenervi informati sulle nostre attività abbiamo un blog:  www.zuckaskateboarding.wordpress.com

IL CROCIATO DELLO SCUDO


Da Tangentopoli in poi, negli anni ’90, uno degli argomenti più sentiti dalla gente comune e sui giornali è stato quello contro i cosiddetti “professionisti della politica”. In sintesi la questione è se siano migliori amministratori della cosa pubblica i politici di professione abituati a stare dentro ai partiti ed alle istituzioni o persone (professionisti, imprenditori, operai, ecc.) che hanno dimostrato nella vita e nel lavoro di “saper fare”. La disputa diviene sempre più ingarbugliata perché molti appartenenti alla seconda categoria, un esempio su tutti, il Presidente del Consiglio, sono ormai diventati anch’essi politici di professione. 
Ma per diventare dei politici li requisito fondamentale è quello di partecipare alle elezioni e quindi essere eletti e svolgere un ruolo fra i molti disponibili: Sindaco, Consigliere comunale, Presidente di provincia o regione, Consigliere provinciale o regionale, Deputato o Senatore della Repubblica, Deputato del parlamento europeo.
Le elezioni dunque: chi abbia partecipato da candidato o militante a una campagna elettorale, o si interessi alla politica da cittadino, o abbia anche solamente fatto lo scrutatore al seggio, sa che sono eventi carichi di tensione, sia positiva che negativa, di idealità, di calcoli, di mosse e contromosse.
Mi è capitato spesso di “partecipare” in qualche ruolo alle elezioni e, al di là di tutto, ho sempre pensato che fossero momenti importanti perché uno dei modi in cui si articola la democrazia e si partecipa alla vita di una comunità.
E la cosa meno edificante delle elezioni è probabilmente la campagna elettorale, cioè quel mese (o quei mesi) prima del voto in cui l’attenzione dei media è ferocemente centrata sui candidati e sui programmi. Penso che per conoscere la statura di un candidato come persona e possibile amministratore, la campagna 
elettorale sia il momento meno adatto, perché mai come in quel momento  tutti si presentano come competenti, capaci, onesti e intelligenti a dispetto degli avversari sempre considerati come inetti, poco 
trasparenti, ecc. Ma si sa, la politica sotto elezioni funziona, purtroppo, così.
Noi carmignanesi abbiamo un punto di vista privilegiato del fenomeno elettorale, non perché votiamo più spesso degli altri italiani, ma perché abbiamo fra i nostri concittadini non un semplice “professionista della politica”, ma un vero e proprio “professionista delle elezioni”! 
Infatti il ragionier Antonio De Poli è un vero recordman in quanto a partecipazioni alle elezioni. 
Da una stima fatta un po’ a memoria, ha partecipato ad almeno una decina di competizioni elettorali dal 1990 ad oggi. Solo negli ultimi anni ha fatto campagna elettorale alle Provinciali del 2009 come candidato Presidente, nel 2008 per la Camera dei Deputati, nel 2006 per il Senato, nel 2005 alle Regionali, nel 2004 per le Europee e le Comunali. Dulcis in fundo, quest’anno è di nuovo candidato alle Regionali,  e dal 2004 ha saltato solo un anno!
Bisogna riconoscere che ha sempre ottenuto dei buoni risultati da buon professionista delle elezioni qual 
è. D’altra parte a me, povero elettore di sinistra invidioso e troppo spesso perdente non può che darmi fastidio tutto questo successo elettorale, abituato come sono ai conflitti interni e alla mancanza di 
leadership dei miei dirigenti di partito. 
E poi, lo confesso, sono invidioso non solo della ricchezza culturale che un buon candidato professionista deve avere per battere gli avversari, ma anche della ricchezza effettiva, e mi riferisco alle risorse economiche necessarie a sostenere tutte queste campagne elettorali! 
Ma una domanda sorge spontanea: se un candidato viene eletto Consigliere comunale e Deputato europeo, l’anno dopo è eletto Consigliere regionale, l’anno dopo ancora è Senatore, due anni dopo Deputato, l’anno successivo Consigliere provinciale, adesso è di nuovo candidato in regione, ma non si corre il rischio di andare un po’ in confusione?!  Un po’ per lui ed un po’ per chi è chiamato a fare una croce sopra il suo nome nella scheda elettorale il rischio di trascurare proposte e propositi in favore di una faccia riproposta fino al punto di divenire un brand non porta acqua alla fonte  di chi alimenta il discredito della classe politica italiana contemporanea? Buon ri-voto a tutti!  

L'EDITORIALE




Negli ultimi tempi una costante invocazione è scaturita da più parti: abbassare i toni. Che i toni siano infuocati in molti ambiti è sotto gli occhi e nelle orecchie di tutti. In politica si fa costantemente ricorso alla violenza verbale: si sente parlare di clima d’odio e di campagna dell’odio, se si è messi in discussione, o accusati di qualche misfatto, ci si difende tirando in ballo il fatto di essere vittime di un complotto, oppure indicando un accanimento nei propri confronti. Ai propri avversari si attribuiscono affettuosi appellativi quali: diavolo, talebano e altre carinerie simili. 
Nello sport, e nel calcio in particolar modo, non passa giorno senza che qualcuno parli di ingiustizie o di torti subiti e chieda a gran voce maggior rispetto per lui o per la propria squadra, spesso dimenticando che, non più di sette giorni prima, qualcun altro (magari proprio l’avversario di turno), aveva espresso le stesse rimostranze. Questo solo per fare alcuni esempi.
E allora tutti pronti a dire che bisogna abbassare i toni. Ma abbassare i toni non fa comodo a nessuno: la legge della comunicazione di massa sembra quella del chi grida di più ha ragione. Tra tante voci, se si vuole riuscire a far sentire la propria (e ottenere qualche vantaggio), bisogna urlare più forte degli altri e usare parole forti per richiamare l’attenzione. Guai ad abbassare i toni! Usare toni bassi comporta il rischio di dover dire qualcosa e implica la richiesta di un ascolto attento, di una riflessione su quel che viene detto. E ciò, a costo di sembrare cosa intelligente o quantomeno sensata, è prima di tutto pericoloso, poiché può smascherare il vuoto che si nasconde dietro ciò che viene urlato. 
La parola adoperata come strumento di confronto e non di aggressione, di critica e non di distruzione, di dialogo e non di violenza, di testimonianza e non di mistificazione o persuasione: questo tipo di parola è alquanto fuori moda attualmente. È questa parola, tuttavia, che Fuori Luogo vuol fare propria. È la parola chiara e comprensibile, ma non banale e scontata; è il suono di una voce forte e decisa, ma rispettosa delle altre voci e aperta ad esse.