giovedì 1 dicembre 2011

IL CARMIGNANESE, LE FESTIVITA' E IL CENTRO COMMERCIALE

di Fabio Marcolongo


Il centro commerciale. Meta invernale/festiva prediletta dai giovani del ventunesimo secolo.
Ma molto spesso, all’interno della coppia, l’esperienza del centro commerciale è vissuta in modo diverso tra uomo e donna.



RICCARDO (detto Richi)
Quando una domenica sera prenatalizia lo vedi arrivare al bar, capisci subito. Cammina lungo il marciapiedi con le mani in tasca, le spalle leggermente incurvate in avanti, i capelli spettinati, gli occhi iniettati di sangue. Non pensare di andargli incontro e di chiedergli con entusiasmo e voce squillante: “Ciao Richi! Dove sei stato di bello oggi?”. Rischi di beccarti una testata diretta al setto nasale. E’ meglio usare un approccio più “morbido”, accogliente (ma non troppo).
Mi raccomando: voce bassa, leggermente disinteressata (ma non troppo): “Ciao. Che schifo, domani al lavoro. Oggi è stata proprio una brutta giornata per me. A te invece... ti vedo...”.
Ecco. I puntini di sospensione, la pausa, la tua salvezza. A questo punto ti troverai di fronte a due alternative: se lui non concluderà la frase non azzardarti a concluderla tu! Perché, sia che tu dica: “...ti vedo... bene”, sia se dirai: “...ti vedo... mi sembri arrabbiato”, scatterà la suddetta testata. Quindi, con la massima nonchalance ed indifferenza (ma non troppo) lascia cadere le tue parole nel vuoto e offrigli immediatamente qualcosa da bere: “...ti vedo... ...spritz Aperol o Campari? Sai che ho provato una nuova birra? Si chiama Auschwenzeit. Ne ordino un paio?”. E ricorda: il tempismo è tutto.
Al contrario, se la fortuna ti assisterà, la tua frase la completerà lui: (TU) “Ciao. Che schifo, domani al lavoro. Oggi è stata proprio una brutta giornata per me. A te invece... ti vedo...”.
(LUI): “Taci và, siamo stati alle PIRAMIDI... io volevo partire all’una per evitare il casino, ma la Stefy aveva parenti a pranzo.
Sono andato a casa sua a bere il caffé... e quella sua zia romana impicciona che parla sempre... mi ha ‘massacrato’ per più di un’ora: non stava mai zitta! Mi ha raccontato che ha fatto fare dei lavori a casa. Ce l’aveva con gli imbianchini, gli idraulici ed in particolar modo con gli elettricisti: gli elettricisti qua, gli elettricisti là... e se tutti pagassero le tasse, e se i lavoratori ‘in proprio’ fossero onesti,... Poi mi ha chiesto che lavoro faccio, e io orgogliosamente le ho risposto: l’elettricista, ho la partita IVA. Gelo e silenzio per trenta secondi... Alla fine,siamo partiti da Carmignano alle quattro! Com’è la nuova birra che hanno qui? La... ahh sì, la Auschwenzeit... ordiniamo? Due Auschwenzeit per favore...”.
Ce l’hai fatta: hai evitato la testata. Ora, per non rompere il delicato equilibrio del tuo amico, è importante che non lo interrompi.
Anzi, continua a fi ssarlo dritto negli occhi e ad annuire ogni 30- 35 secondi: deve credere che ti interessa tutto quello che ti sta raccontando.
“Ti dicevo... siamo partiti da casa della Stefy alle quattro, siamo arrivati in prossimità delle PIRAMIDI venti minuti dopo, ma poi... abbiamo trovato una coda interminabile: un’ora e un quarto per trovare un parcheggio!!!”. Richi continuerà con un interminabile monologo: racconterà che ha dovuto pagare tutti i regali di Natale con il proprio bancomat (anche il “pensiero” per la zia romana: un profumo di D&G da 120,00 euro); confesserà la sua paura di dover tornare al centro commerciale il 24 dicembre; e, attraverso una serie di creative bestemmie natalizie, sfogherà tutta la rabbia per aver trovato la sua macchina nuova tutta ammaccata.

STEFANIA (detta Stefy)
Arriva tardi e bacia il ‘suo LUI’ che ha appena finito di raccontare. Io Richi lo capisco. E’ difficile dire di no quando la Stefy chiede qualcosa: è carina,
sempre sorridente, positiva, gioiosa, ti guarda con quei suoi begli occhioni blu, luccicanti e vivaci. Con l’entusiamo simile a quello di un criceto quando sale sulla ruota, inizia a descrivere la meravigliosa giornata appena passata:
“Dovevamo partire all’una, sai, Richi è sempre ansioso quando dobbiamo andare al centro commerciale. Vuole partire presto per trovare meno gente. Ma cosa ti farà poi la gente, eh amore? Non ti mangia mica, no? Lui la odia... e poi odia i miei parenti, ma come faremo quando ci sposeremo?!?
Pensa che mia zia Lella, oggi, a casa mia, l’ha intrattenuto per quasi due ore per non farlo sentire in imbarazzo! Poi, quando siamo arrivati alle PIRAMIDI si è innervosito per un’oretta di coda alla ricerca del parcheggio, e all’uscita si è arrabbiato per una bottina alla macchina nuova...
Amore... devi imparare a rilassarti, prenderla con filosofia!
E’ SOLO una macchina, non vorrai mica diventare schiavo di un oggetto, no!?!! Devi essere positivo, abbiamo trovato un sacco di bei regali per Natale: la borsa di Prada per mia sorella, la macchinetta del caffé per i miei, il profumo di D&G per la zia Lella, le pantofole per la nonna,...!
Pensa, che io non avevo portato la carta di credito perché volevo tornare a comprare tutti i regali la Vigilia, così facevamo un altro giro alle PIRAMIDI per respirare questo meraviglioso clima natalizio. Invece Richi ha insistito per prenderli tutti oggi, e si è offerto di pagare lui con il suo bancomat! Che tesoro!
Così adesso, la Vigilia, possiamo tornare senza il pensiero dei regali, vero amore?!”

Ecco, ripeto, io Richi lo capisco. E gli auguro di passare delle buone feste, anche se l’altro giorno, quando l’ho rivisto, davanti ad un buona birra Auschwenzeit, mi ha raccontato che quella maledetta domenica gli hanno clonato il bancomat.

AL CENTRO PER RIPARTIRE

L'inaugurazione del Centro Giovanile nel 1971


Presente e futuro di un oratorio da riscoprire

Uno degli articoli che tenne a battesimo il primo numero di questa testata si interrogava sul futuro del Centro Giovanile parrocchiale di Carmignano, una struttura irrinunciabile alla vita della nostra Comunità per chi sia cresciuto in paese dagli anni settanta ad oggi.
Nel corso delle successive uscite di Fuori Luogo siamo tornati spesso, più o meno indirettamente sull’universo del Centro Giovanile, per parlare di attività che al suo interno sono state proposte ed anche (nell’ultimo numero di Settembre 2011), di attività che non ci saranno più.
Cade proprio a fagiolo, quindi, l’anniversario del quarantennale dall’inaugurazione del Centro, festeggiato a fine Novembre 2011, per incontrare il Parroco Don Egidio, presente a Carmignano ormai da tre anni, per raccogliere la sua esperienza, le sue motivazioni e la sua filosofia nell’ambito della gestione di uno spazio fondamentale per il paese come quello del Patronato.      
“Arrivo dalla Parrocchia di Montecchio Maggiore e, in precedenza, ho conosciuto tra le altre le Parrocchie di Rosà e Torri di Quartesolo, tutte realtà particolari perché caratterizzate da una forte presenza commerciale. Arrivare a Carmignano mi ha riportato vicino alla mia realtà cittadellese, terra in cui sono nato ed ho vissuto con la mia famiglia”. “Qui ho trovato un grande patrimonio di volontari e di disponibilità nel partecipare alla vita della comunità cristiana”.
Non ci mettiamo molto ad arrivare a parlare del Centro, perché l’occasione del quarantennale lo facilita ed anche perchè sembra essere un tasto cruciale per entrambi gli interlocutori.
“Quando sono arrivato in paese mi sono trovato di fronte alla scelta se dare precedenza agli investimenti per la Chiesa o a quelli per il Centro e, in accordo con Consiglio Pastorale, Consiglio Affari Economici e NOI Associazione, non abbiamo avuto dubbi nel dare priorità a quelli per il secondo”. “Nel mio caso la scelta è stata motivata dall’imminente anniversario del quarantennale ma anche dall’importante ruolo che affido ai giovani all’interno della mia azione nella comunità cristiana”.
Don Egidio ci porta l’esempio della sua precedente esperienza di Parroco in cui ha lavorato per la creazione di spazi sportivi che fossero appetibili per i giovani e di come fosse legato al proprietario della discoteca “Boom” che, alcuni ricorderanno, era presente nel territorio delle Alte di Vicenza. Con lui condivideva la convinzione che per essere accattivante verso i più giovani, un luogo deve sapersi rinnovare ciclicamente, almeno ogni biennio, perché bisogna saper stare al passo con il dinamismo dei ragazzi.
Con la stessa motivazione, unita all’esigenza di adeguare in termini di normative sulla sicurezza il posto, l’opera di Don Egidio ha investito nel Centro Giovanile, sia negli spazi interni che in quelli esterni, dove il rinnovamento non è ancora ultimato.
Tutto è stato pensato al fine di concedere degli spazi sicuri e rinnovati alla comunità che ora può sfruttare l’ex atrio come sala dove festeggiare compleanni, i nuovi servizi igienici messi a norma, nuovi serramenti ed un parco giochi esterno (dietro il Centro) dove le famiglie possono portare i più piccoli.
Si è pensato anche alla sicurezza in termini di ordine pubblico, ci racconta Don Egidio, recintando il parcheggio con cancelli e dotando tutti gli spazi di telecamere in grado di riprendere anche quando fa buio.
Gli interventi che ancora rimangono da fare all’esterno riguardano la piattaforma retrostante il Centro dove non troverà più spazio lo skatepark in favore di un impianto sportivo multidisciplinare.
Proprio riguardo la questione dello skatepark, cui abbiamo dato spazio nello scorso numero, chiediamo a Don Egidio di approfondire la scelta fatta, risultata incomprensibile a molti ragazzi e molti adulti che abbiamo incontrato dopo l’uscita dell’intervista all’Associazione Zucka nel numero di Settembre.
“Quando parlo di rinnovamento intendo anche questo”, ci spiega il Parroco, “dopo 12 anni, assieme agli altri tre organi che gestiscono la vita della Parrocchia e del Centro Giovanile abbiamo creduto fosse il momento di dare spazio ad altro, ad altre attività, cambiare giro per allargare l’offerta del Patronato per i giovani”.
Ma non c’era proprio margine di dialogo coi ragazzi che hanno gestito lo skatepark fino ad oggi? Chiediamo al Parroco, che ci risponde: “i ragazzi dell’Associazione Zucka li ho incontrati personalmente per spiegare che non avremmo rinnovato il comodato d’uso della piattaforma e mi sono anche impegnato a fare loro due diverse proposte di spazi in altri comuni in cui poter spostare le loro attività”.
“Ho concesso loro la possibilità di fare l’ultima festa (Zucka contro tutti) nel 2010 nel parco del Centro ma la dimensione dell’evento era già troppo grande per essere gestita in sicurezza in quello spazio”.

Pluralità di interessi al pubblico e sicurezza degli impianti sono state le linee che hanno guidato fin qui l’azione di Parroco e comitati di gestione verso il rinnovamento del nostro Centro Giovanile, priorità senz’altro condivisibili che aspettano ora il riscontro della loro efficacia in termini di presenze e relazioni significative che vi verranno costruite.
Riconoscendo appieno il valore degli interventi strutturali fin qui fatti e la fortuna di avere chi se ne prende incarico e responsabilità ci sembra doveroso sottolineare qui un concetto ben espresso da Don Egidio anche nella prima pagina del depliant sul quarantennale del Centro Giovanile, da poco distribuito a tutte le famiglie, che ben sintetizza il principio che dovrebbe regolare la gestione di un luogo cardine della vita sociale carmignanese: “l’Oratorio non è il pallino di alcuni volenterosi che si accollano iniziative e problemi, ma investe tutta la comunità”. Proprio per validare questa preziosa dichiarazione sarà necessario operare in modo inclusivo per evitare il rischio che qualcuno si senta più “investito” di altri a portare a termine questa difficile missione.
Buon lavoro a tutti!

L'EDITORIALE

Sotto una luce nuova


Mi è capitato in questi giorni di trovarmi fra le mani una vecchia foto di giornale che catturava una manifestazione di fine anni ’60 in Europa. Una foto che raffigurava quei giovani, vestiti di lana  e velluto, che ebbero il merito, per primi, di rivendicare la loro appartenenza anagrafica e che desideravano distinguersi dai propri genitori riconoscendosi come portatori di rivendicazioni del tutto originali e rivoluzionarie.
Naturale associare quel momento del passato con ciò che giornali e telegiornali contemporanei ci mostrano quotidianamente dei movimenti giovanili, vestiti adesso di cotone e nylon, che si incontrano e si muovono condividendo l’insostenibilità di questo loro presente e l’impossibilità di immaginare un futuro sostenibile.
Angosciante riflettere su come le due generazioni, così simili nel momento della rivendicazione, siano l’una la conseguenza dei comportamenti dell’altra.
Visto con gli occhi di oggi, l’impressione è che tutto ciò che veniva rivendicato negli anni ’60, e soprattutto le soluzioni che a questo disagio sono state trovate, avessero come obiettivo l’immediato, ma mancasse di una coerente visione strutturale che potesse assicurare garanzie al di la del tutto e subito.
Voglia di diritti, di libertà, di uguaglianza persi per strada con il passaggio dalla giovinezza all’età adulta. Dimenticati fino a diventare nuovamente privilegio e necessario oggetto di rivendicazione da parte dei nuovi giovani che altro non sono se non i figli dei primi.
Ci troviamo quindi di fronte al rischio di una nuova, ennesima frattura sociale che si aggiunge a quella economica, a quella geografica, a quella di genere e a quella culturale: una frattura generazionale che rischia di mettere di nuovo i figli contro i genitori.
Se diabolico è perseverare, chi giustamente rivendica attraverso le reti fisiche e virtuali di questi nuovi anni ’10 e si propone di concorrere ad elaborare nuove soluzioni, non può dimenticare lezioni giuste ed errori da non ripetere. Un nuovo sistema è necessario, i sacrifici andranno distribuiti equamente e nessuno dovrà essere escluso da questa partecipazione, ma il fine non potrà non avere una soglia più estesa di quella che ebbe il fine di 50 anni fa, a scapito dell’immediatezza dovrà non dimenticare l’esigenza di guardare oltre se stessi fino ad immaginare una responsabilità che sia al di la delle proprie speranze di vita e di benessere.
Si può fare!