venerdì 24 maggio 2013

FRONTIERE DI COCKTAIL SPERIMENTALI


Di seguito proponiamo l'intervista integrale rilasciata dal gruppo carmignanese degli Stricnina Cocktail in occasione del revival delle bands storiche del Giugno 2011.
Buona lettura.



Partiamo dallʼinizio...
Sì, partiamo dalla fine del ʼ98, Roberto “Vecio” Pivato alla voce, Nicola al basso, Tiziano
alla batteria, Roberto Bredo e Igor “Ighy” Menghini alla chitarra. Ci chiamavamo Senso
Unico. La prima canzone è stata scritta da Nicola e da Silvio (lʼattuale batterista) ed era
intitolata “Padrone gay”. Si trattava della rivistazione di una canzone tradizionale del
campeggio: “Un falco volava” e trattava il tema delle prime esperienze lavorative dei
giovani... Ci trovavamo ogni giorno nella saletta-prove di “Teio botton” a suonare Nirvana,
Green Day...
Poi abbiamo iniziato a scrivere dei pezzi nostri e, siamo entrati in una fase di
sperimentazione, dal momento che Igor iniziò a suonare con il computer.

E come siete arrivati alla formazione attuale?
Nel 2008 Igor è partito per Londra, Tiziano, il batterista, aveva degli impegni lavorativi e
personali che gli lasciavano poco tempo, così, al suo posto, è subentrato Silvio “Mastro”
Marotta.
Mastro aveva unʼesperienza prevalentemente metal e noi lʼavevamo chiamato perché
volevamo diventare un gruppo metal. Poi, però è stato lui ad essere influenzato da noi!
E la prima... si sa! Ma eravamo rimasti allʼarrivo di Mastro...
Allʼinizio lʼobiettivo era quello di portare avanti il “progetto Senso Unico”, poi, abbiamo
deciso di correggere un poʼ il tiro. Come dicevamo, da quando Igor era passato dalla
chitarra allʼelettronica, avevamo iniziato un percorso di sperimentazione, sonorità
ricercate, sulla falsariga dei Subsonica, se vogliamo. Poi, quando Ighy andò via, ci siamo
trovati ad assumere la forma “classica” di un gruppo rock: chitarra, basso e batteria. A quel
punto, abbiamo sentito la necessità di essere più diretti, di creare un suono più “grezzo”,
senza tanti fronzoli. Così abbiamo iniziato a comporre delle nuove canzoni, e abbiamo
cambiato nome.

Nuova formazione, nuovo repertorio e nuovo nome: Stricnina Cocktail. Come è
nato?
Eʼ stato un lento “parto”... Tra lʼaltro, avevamo scoperto che esisteva un altro gruppo da
Ferrara che si chiamava Senso Unico e, in un momento di incontenibile creatività,
avevamo pensato di “inglesizzare” il nome, trasformandolo in “One Way”... Poi, per
fortuna, son venute fuori molte altre alternative, finché ci siamo trovati a scegliere tra “Bye
Bye Zebra” e “Stricnina Cocktail”. Stricnina è un veleno... cocktail, qualcosa da bere... ci
piaceva questo abbinamento ossimorico.

Potremmo sempre parlare di una ricerca di originalità o persino di innnovazione da
parte vostra?
Il nostro obiettivo è quello di comunicare attraverso il suono e lʼatmosfera musicale, le
sensazioni e i messaggi che contengono i nostri testi, e di farlo nel modo più semplice e
diretto possibile. Poi sarà chi ci ascolta a dire se siamo originali, innovativi piuttosto che
tradizionali o quantʼaltro. Per arrivare in modo diretto e semplice, abbiamo anche iniziato a
scrivere canzoni più brevi: se prima, con i Senso Unico, un brano poteva arrivare a 5-6
minuti, ora, i nostri pezzi hanno una durata media di 2-3 minuti.

Qualche album/gruppo che consigliereste a chi sta leggendo questo articolo?
Domanda difficile, visto la varietà di generi che costituisce il nostro background...
Comunque, relativamente a ciò che può avere influenzato la nostra sonorità, suggeriamo i
Nirvana (gli album “Never Mind”, “In Utero”), come fondamenti del grunge. Ma anche i
Clash, in particolare brani tipo “London Calling”, o gli Afterhours. E poi anche qualcosa più
cantautoriale, Bob Dylan, De Andrè,...
Però, di là di quello che ha contaminato il nostro “suono”, in generale, consigliamo di
ascoltare tanta tanta musica, e carpire più informazioni possibili. Oggi non è più un segreto
il making-off di un album: tutti, dai Linkin Park ai Deep Purple dellʼepoca di “Burn”, ti
spiegano come ricreare i loro suoni. Quindi, chiunque può arrangiare e produrre un proprio
pezzo partendo da sonorità già sentite, per poi modificarle a piacimento.
Forse è allʼinizio di un percorso musicale che hai un tuo gruppo preferito, poi scopri che
attorno ad esso cʼè un universo. Cʼè troppa musica che val la pena di essere ascoltata...

Quando si suona in giro ci si confronta con altri gruppi. Cʼè qualcosa, secondo voi
che può rendere una band “antipatica”?
Una volta abbiamo suonato con un gruppo il cui batterista decantò a lungo le qualità della
sua eccezionale batteria... A dir la verità, noi non eravamo particolarmente interessati alla
sua eccezionale batteria...
Poi possiamo citare quello che Roberto, ironicamente, definì “il maestro della chitarra”, il
quale, con professionale serietà, ci spiegava come dovevamo fare per ottenere un
“corretta” equalizzazione per la chitarra...
Massimo rispetto, perché sono persone che, tutto sommato, sanno molte cose, però, non
è che stiamo facendo cover degli AC/DC che richiedono una certa perfezione... Stiamo
facendo musica “nostra”!
I metallari sono tra i più rinomati cultori della perfezione tecnica: dopo una settimana che il
batterista-metal impara a suonare il doppio pedale, sente una sorta di dovere morale di
insegnarti come si fa!

Insomma, parliamo di stereotipi?
Sì, i migliori stereotipi li trovi sempre tra gli amanti del metal. Pensiamo al gruppo “tipo”:
cʼè il chitarrista VECCHIO, il MEDIO e il GIOVANE. Gli assoli li fa il VECCHIO e al
massimo, qualcosa azzarda il MEDIO. Il GIOVANE fa solo accompagnamento. Altra cosa:
il GIOVANE ha il capello ancora piuttosto corto, il MEDIO ha già un tatuaggio, e infine il
VECCHIO, che... non so se hai presente il film “Machete”...
Quando il VECCHIO si scatena vedi che il migliolo parte e va avanti. Ci ricordiamo una
scena in particolare: il GIOVANE iniziò ad azzardare un accenno di assolo. Noi eravamo
stupiti e ci chiedavamo come mai il VECCHIO gli lasciasse questo spazio. Ma
questʼultimo, allʼimprovviso, fece un passo in avanti, mettendo la sua spalla davanti a
quella del GIOVANE e con un volume strepitosamente più alto lo umiliò!!!

Qualche frase tipica del “gestore del pub” che propone musica live?
1: Quanta zente porteo?
2: Ve demo 100,00 euro, ma se a serata va ben, podemo anca darve de più.
3: Poì sbasare un poʼ el voeume?


giovedì 2 maggio 2013

LA VOCE DI GILDO

Geograficamente Carmignano sta in provincia di Padova da sempre, ma se andiamo a guardare dove pende la bilancia del tifo calcistico paesano troveremo che i più sono dei tifosi del Vicenza, probabilmente per la maggiore vicinanza dallo stadio berico.
Un giorno di 74 anni fa, era il 18 Luglio del 1939 a Carmignano nacque una persona che diventerà invece uno dei principali simboli della Padova calcistica pur senza essere un giocatore né un dirigente del club biancoscudato.
Stiamo parlando di Gildo Fattori, colui che tutti i tifosi padovani chiamano ancora oggi, a 9 anni dalla scomparsa, "the Voice", perchè del Padova lui fu il principale narratore per 25 anni, tanto che dopo la sua scomparsa gli fu intitolata la tribuna Est dello stadio Euganeo.

La sua carriera iniziò sempre attorno al talento della sua voce, come cantante e leader dei "Gildo Fattori e i suoi Strangers" che nella Padova dei primi anni '60, conosciuta come la Liverpool d'Italia per il proliferare di gruppi beat d'ispirazione d'oltremanica (I Delfini e I Ragazzi dai Capelli Verdi su tutti) vantarono 4 dischi incisi e la partecipazione ad un programma RAI del 1967 dove suonarono "Fumo di Londra" una canzone scritta da Alberto Sordi.
Il mentore del Gildo cantante fu Vittorio Salvetti, successivamente promotore del Festivalbar, ma molti furono gli amici che lo accompagnarono durante la sua carriera canora: Patty Pravo, Peppino Di Capri e Fred Buscaglione.


Quando decise di abbandonare la musica, Gildo trovò nel Padova la sua nuova casa, divenendo passo dopo passo, voce ufficiale della squadra commentando alla radio in modo sobrio ma passionale tutte le partite dei padovani per 25 anni. Nei cuori dei tifosi biancoscudati sono ancora emozionanti le sue radiocronache degli spareggi del 1993 e del 1995 in cui il Padova trovò prima la promozione in Serie A dopo più di 30 anni di attesa e poi la salvezza contro il Genoa in un epico match che finì ai calci di rigore.


Oggi 2 Maggio ricorre il 9° anniversario della sua scomparsa per problemi cardiaci e di questo ragazzo partito da Carmignano con tanti sogni e una voce calda ed elegante rimangono tutte le emozioni di una vita piena di passione in tutto ciò che ha fatto.