lunedì 27 gennaio 2014

PRIMI

di GPF1


Dopo un girone d’andata esaltante, la Polisportiva Carmignano giovedì prossimo (al Palazzetto alle ore 21:30) inizierà il girone di ritorno galvanizzata dal primo posto in classifica nel girone unico di Prima Divisione della provincia di Vicenza: 9W0L o per italianizzare il concetto 9V0P. Non sono due targhe automobilistiche (anche se a pensarci bene le altre squadre del girone ci stanno tutte dietro) ma, in estrema sintesi, il percorso senza sbavature che i nostri hanno saputo inanellare dall’inizio del campionato.
“Novevintezeroperse” da dire tutto d’un fiato. Diciotto punti in classifica e primato solitario. Siamo solo a metà strada ed il cervellotico sistema attraverso il quale a fine maggio si decideranno promozioni e retrocessioni non ci consente di abbassare la guardia in quanto, alla fine della stagione regolare, anche la prima in classifica parteciperà ai play-off non venendo promossa direttamente alla categoria superiore. Come se non bastasse, le gare più difficili arriveranno proprio nelle ultime due giornate di stagione regolare. Tutto, quindi, rimarrà in bilico fino all’ultimo secondo e, per come stanno le cose, a vincere non sarà la squadra più forte di tutte ma quella più in forma di tutte al momento delle gare da dentro-fuori nei playoff.
Ma perché non sognare? Dopo un’andata così esaltante i segnali che la squadra ci ha inviato sono molto rassicuranti. Il gruppo non ha mai dato l’idea di essere sfiduciato o demotivato; la squadra è un perfetto mix di esperienza e di incoscienza, di giovani e meno giovani, di razionalità e di irrazionalità. L’impegno ad allenarsi non è mai mancato ma quello che colpisce di più è lo spirito goliardico che tutti, indistintamente, hanno deciso di condividere dal primo momento della stagione. In questo modo, i dopo-allenamento passati insieme in stile “terzo-tempo” non han fatto altro che rafforzare rapporti di amicizia che, in assenza di questo momenti di condivisione, sarebbero rimasti pressoché superficiali. Alle undici di sera, davanti ad un panino “onto” o ad un piatto di pasta (uso il singolare ma le quote di cibo pro-capite sfiorano una cifra pari a “n tendente all’infinito”) ci si trova a disquisire del più e del meno o a prendere bonariamente in giro i difetti di gioco di giocatori del presente e del passato.
Di storie originali ce ne sarebbero a milioni ma è meglio lasciarle custodite nello spogliatoio perché quello è il loro giusto contesto. Sta di fatto che viriamo da primi in classifica con la netta sensazione che ci giocheremo tutte le sfide fino in fondo, senza alcun timore. Le gare che finora racchiudono in tutto e per tutto il valore della squadra e la sua forza sono le ultime in ordine di tempo che abbiamo giocato. La prima è a Trissino giovedì 9 gennaio. Sappiamo a priori che il Trissino è una squadra tosta, quadrata, attrezzata di tiratori di alto livello e non a caso seconda in campionato a pari merito con il Quinto Basket. Entriamo in campo molto convinti, giochiamo due tempi che sfiorano la perfezione ma non riusciamo a staccare in modo netto i nostri avversari. All’intervallo siamo sopra ma non di molto. Questo consente ai nostri avversari di continuare a crederci e di scalfire lentamente ma inesorabilmente le nostre sicurezze. In attacco perdiamo lucidità ed in difesa non abbiamo più le gambe dei primi venti minuti. Che partita! Sotto di nove a tre minuti e mezzo dalla fine ma con la netta sensazione che siamo noi a volerci complicare la vita più del dovuto e del consentito. Rientriamo con un parziale “tutto orgoglio” con un sette a zero in meno di un minuto e mezzo e ci giochiamo il finale punto a punto. Vinciamo di due la prima gara del 2014!
Il 16 gennaio altro scontro al vertice, questa volta con Quinto Vicentino. La serata al tiro non è delle migliori (e qui ho appena usato un grande eufemismo) ma impattiamo e andiamo in testa con due triple ignoranti che stordiscono gli avversari fin lì in apparente controllo della partita. Apro una parentesi: il basket viene definito come uno “sport di situazione” in quanto sono infiniti i fattori ed i motivi per i quali le “situazioni” di gioco mutano in continuazione. Bene, fino a pochi istanti prima di quei due tiri da tre il gioco e le situazioni non ci avevano per nulla avvantaggiato. Non so dirvi perché ma con quei due tiri sposta-inerzia iniziamo a ribaltare l’esito della partita e vinciamo di uno. Al Palazzetto inizia la festa!!!
Ora con il girone di ritorno alle porte ci si accorge di quanto intensamente siano stati vissuti questi tre mesi di campionato e di quanti sforzi dobbiamo ancora compiere per realizzare un sogno!!
Forza ragazzi!!

lunedì 20 gennaio 2014

BICYCLE, BICYCLE, BICYCLE!

di Beniamino Fortunato

E’ giunto il momento di rilassare le sinapsi, scegliere tra scarpe da ginnastica e mountain bike e approfittare di una grande opera che valorizza le ricchezze naturalistiche del nostro territorio.
Si tratta del nuovo tratto di pista ciclabile “Del Brenta” che unisce le provincie di Vicenza e di Padova passando da Tezze sul Brenta fino a Campo San Martino costeggiando il Fiume Brenta collegandosi poi, a nord con la pista che porta a Bassano e poi fino a Caldonazzo, ed a sud a quella che porta a Padova e, da lì, fino a Venezia.


Un’opera realizzata con un finanziamento totale di 3.200.000 € messo sul piatto per metà dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, per l’altra metà da una partecipazione pubblica di Provincia di Padova (960.000 €) e Regione Veneto attraverso finanziamenti europei (i restanti 640.000 €).
Il fondo su cui si percorre il tratto dal ponte di Friola al ponte di Campo San Martino è quasi interamente sterrato se si esclude un breve tratto promiscuo, comunque suggestivo, che collega località Santa Colomba a Piazzola. Ideale da percorrere sia in bicicletta che a piedi, la pista si interseca all’altezza del ponte di Campo San Martino con il percorso che collega Treviso al Comune di Ostiglia, in provincia di Mantova, lungo una direttrice est - ovest che ricalca il percorso della vecchia ferrovia che collegava Veneto e Lombardia.
Per un itinerario preciso e completo della ciclabile potete visitare la pagine dedicata nel sito Magico Veneto.


A Carmignano la pista arriva da sud dal sottopasso fontanivese della ferrovia Vicenza – Treviso, sfiorando l’osteria di Ceo Pajaro alla cui altezza curva a destra verso Camazzole per poi proseguire verso la provincia vicentina.
Per chi volesse essere il primo a compilare un itinerario sulla pista può farlo a questo utilissimo sito interattivo per appassionati.


Oltre all’indubbio valore cicloturistico dell’opera, un investimento di questo tipo potrà aumentare le possibilità di sorvegliare lo stato di salute di un territorio spesso sfruttato solo per il valore di mercato del suo oro bianco (la pregiata ghiaia del Brenta), potrà diventare occasione di sviluppo economico per attività legate alla ricezione cicloturistica e, perché no, arrivare a mutare le abitudini di chi si deve spostare periodicamente per brevi tratti; pensiamo a come può adesso diventare allettante spostarsi in bicicletta e non più in auto o motorino dal quartiere Boschi a Camazzole oppure da Carmignano a Grantorto. Insomma l’occasione concreta per innalzare la qualità del benessere di vita per molti.


Da completare rimangono ancora la segnaletica e parte dell’arredo per la messa in sicurezza completa del percorso ma già in questa stagione invernale, in cui le bici rimangono spesso nei garage, è possibile iniziare a saggiare le qualità di questa grande opera che non si potrà che apprezzare.       

martedì 14 gennaio 2014

TUTTO UN ALTRO CALCIO: MATTHIAS SINDELAR, UNA CARTAVELINA NON STRAPPATA DAL POTERE

di Roberto Pivato


Il 23 gennaio 1939 i corpi senza vita di Matthias Sindelar e della sua compagna, l’ebrea italiana Camilla Castagnola, vennero ritrovati nella casa viennese del celebre calciatore. Subito la Gestapo, con una celerità equivoca, provvide alla sepoltura e a liquidare il caso come: avvelenamento da monossido di carbonio dovuto al malfunzionamento di una stufetta. Perché abbiamo detto celerità equivoca? Perché Sindelar è uno di quegli uomini coraggiosi che hanno detto no al Terzo Reich, firmando così, con ogni probabilità, la propria condanna a morte. Il 12 marzo del ’38 la Germania nazista invade l’Austria, facendola diventare, da stato autonomo con un passato glorioso, un’anonima provincia del nuovo impero hitleriano. È l’Anschluss. Con l’annessione è destinata a terminare anche l’esistenza della nazionale austriaca di calcio, il famoso e fortissimo Wunderteam, la squadra forse più forte degli anni ’30. Prima che i migliori giocatori che la componevano venissero inglobati nella nazionale tedesca, in modo da rinforzarla in vista dei mondiali francesi di quell’anno, i gerarchi nazionalsocialisti “concedono” un’ultima partita all’Austria. Il 3 aprile, al Prater di Vienna, Austria e Germania danno vita a quella che doveva essere la resa accondiscendente, anche sul piano sportivo, della prima alla seconda. Sindelar e compagni indossano, per l’ultima volta, la maglia bianco-rossa che richiama i colori della bandiera nazionale. Il match fila via sui tranquilli binari di uno 0-0 che accontenta tutti, e soprattutto non scontenta gli invasori, quando, al 17’ della ripresa, il capitano austriaco mette a segno l’1-0 e, non contento, esulta come un pazzo sotto la tribuna dei gerarchi di Hitler. Sindelar era un attaccante di eleganza straordinaria: fisico esile, ma classe cristallina che gli meritarono il soprannome di “Mozart del calcio” e “cartavelina” (der Papierene). 


Nato in Moravia (regione dell’attuale Repubblica Ceca), si era trasferito con la famiglia povera a Vienna sin da piccolo e aveva legato il suo nome calcistico all’Austria Vienna. L’aver condotto la propria squadra a numerosi successi lo aveva reso il calciatore più celebre e amato in patria, e lo aveva al contempo fatto diventare l’oggetto dei desideri della Germania calcistica nazionalsocialista, la quale pensava, schierandolo nella propria formazione, di potersi aggiudicare il campionato del mondo del 1938. Tuttavia, dopo quel gol e quell’esultanza fuori luogo, tutti iniziarono a rendersi conto che “cartavelina” non avrebbe accettato tanto facilmente di compromettersi col Terzo Reich. A pochi minuti dalla fine arrivò anche il 2-0 austriaco: autore il terzino Karl Sesta. Il risultato non cambiò più, l’orgoglio austriaco aveva avuto la meglio sulla tracotanza tedesca. Ma non era finita: al momento dei saluti finali, dove era convenuto che si dovessero omaggiare le autorità col braccio teso, proprio i due marcatori se ne stanno con le braccia lungo il corpo. La sfida è chiara: non c’è riconoscimento e asservimento alla Germania, quei due non indosseranno mai la casacca tedesca. Infatti, nonostante le richieste pressanti dell’allenatore della selezione del Reich, Sepp Herberger (che stimava Sindelar come uomo, ancor prima che come calciatore, e che non si abbassò mai a strumento del potere), per prendere parte al mondiale con la nazionale bianco-nera, “cartavelina” rifiutò recisamente, adducendo come scusa ufficiale un acciacco al ginocchio e l’età ormai avanzata. I gerarchi dovettero però comprendere le reali motivazioni dell’asso viennese e, se non lo perseguitarono troppo pubblicamente e ferocemente, fu soltanto per la sua grande fama. Iniziarono però a far crollare tutto il mondo intorno a lui, a partire dalla sua squadra, sostanzialmente smantellata poiché buona parte della società era ebrea. Fino all’epilogo del 23 gennaio, tragico e oscuro, che pose fine all’esistenza del più grande calciatore austriaco di sempre: una cartavelina esile, ma non facilmente lacerabile. 

lunedì 6 gennaio 2014

TRA L’ARGINE E LA RIVA - Il favoloso racconto della vita di Ceo Pajaro - Ultima Parte

LA LEGGENDA DI CEO

Durante la chiaccherata con Ceo e suo figlio Nano ci rendiamo conto che tante sono state le occasioni che hanno portato il mondo esterno a contatto con questo Luogo e i suoi patrimoni, fossero essi naturali o generati dall’unicità di spirito di chi lo abitava e lo abita.
Non è un caso che proprio da qui prese avvio l’avventura di Radio Riviera Brenta, proprio su uno dei garage retrostanti l’osteria c’erano gli studi da dove partivano le voci che trasmettevano parole e musica in libertà durante il periodo di vita dell’emittente.


A metà degli anni ’80 fu Gino Isoli a rendersi conto, dopo aver passato tanti spensierati venerdì sera a rilassarsi al termine di una settimana di duro lavoro, in compagnia di Ceo e dei suoi clienti, di quanto fossero preziose le cose che lì dentro accadevano. Così nacque l’idea dei libri che avrebbero raccolto le storielle di Ceo Pajaro.
Il primo dei tre libri (uno rosso ed uno verde stampati con tiratura di 1000 copie ciascuno ed il terzo bianco con tiratura di 3000 copie; si possono trovare anche in biblioteca a Carmignano, ndr) fu dell’86.
“Un’ auto veniva mandata il sabato mattina qui a prelevare mio papà” ci racconta Nano, “lo portava da Gino Isoli che si faceva raccontare da Ceo le sue leggendarie storielle, rigorosamente in dialetto. Veniva registrata la voce e poi i racconti andavano sbobinati e riportati su carta sia nella versione originale in veneto sia, a fronte, con la traduzione in italiano. Il tutto per il divertimento di Ceo, di Gino Isoli e di tutti coloro che avessero potuto rileggerle in futuro. Tra di loro il poeta ed editore cittadellese Bino Rebellato, morto nel 2004, molto affezionato a Ceo Pajaro ed alla sua osteria tanto che, se gli capitava di avere ospite qualche collega artista, il primo posto dove li accompagnava era proprio qua da noi. Tra di loro i più noti sono stati il poeta Andrea Zanzotto (forse, il più grande poeta veneto del ‘900 deceduto da poco, nell’Ottobre 2011, ndr) ed il regista Ermanno Olmi (Palma d’oro al Festival di Cannes nel 1978 per il film ‘L’albero degli zoccoli’, ndr)”.

Ma non solo la prosa è stata la forma d’arte utilizzata dal nostro celebre compaesano, dai suoi ricordi che abbiamo avuto il privilegio di raccogliere, emerge chiaramente la sua passione per la musica, per la fisarmonica soprattutto: “da giovane andavo a suonare in giro, mi chiamavano anche per i matrimoni e ad uno di questi il padre della sposa, tenendo il toscano in bocca mi chiese di intonare le note di ‘Bandiera rossa’ a margine della festa. Io iniziai a suonare e dalla fisarmonica sembrava uscissero le parole della canzone. Lui rimase incantato ad ascoltare tanto da fare un salto così quando il toscano gli si consumò tra le labbra fino a bruciargliele”.
“Poi suonavamo durante le sere d’Estate qui di fianco l’osteria assieme ai miei compari. La gente partiva da Carmignano portandosi la sedia per ascoltarci. Una pasquetta, in Brenta, era stato preparato il concerto de ‘i Moderni’, un gruppo molto famoso all’epoca che si sarebbe esibito per la gioia dei carmignanesi. Io e i miei compari ci mettemmo a suonare davanti all’osteria così, come facevamo sempre, e a vedere i Moderni non ci andò nessuno: tutti si fermarono qui ad ascoltare me e i miei compari”.


TRE DOMANDE SOPRATTUTTO

“Ceo, ce la racconti la cosa più strana mai capitata qua dentro?”
“Una? Impossibile” ci pensa un po’ su, poi ci svela: “una volta proprio qui dove siamo seduti adesso c’era Spunton con la moglie ed il figlioletto piccolo che dava la schiena alla finestra leggermente aperta perché era la bella stagione. Stavano mangiando e il papà tagliò per bene la cotoletta al figlioletto. Mentre il piccolo stava per mettersi a mangiare dalla finestra planò una cornacchia che, senza farsi nessuna remora, mangiò un po’ alla volta tutta la cotoletta ordinata dal del bambino che, nel frattempo, si era rifugiato piangente sotto il tavolo”.

“Ma voi Pajaro vi sentite più di Fontaniva o di Carmignano?” 
“Noi siamo di Carmignano, siamo nati, battezzati, cresimati e siamo vissuti sempre a Carmignano. L’osteria, anche se geograficamente sotto Fontaniva, ha sempre ospitato soprattutto carmignanesi e noi ci sentiamo cittadini di Carmignano”.

“Qual è il segreto dei panini che si mangiano qua dentro?” 
“Nessun segreto: solo l’amore che ci si mette nel farli. L’aria del Brenta, poi, fa il resto”.