domenica 17 febbraio 2013

THE GARDEN HOUSE


Pubblichiamo con piacere un racconto scritto da Silva Golin per Fuori Luogo.
Il racconto verrà pubblicato settimanalmente in 7 puntate a partire da oggi e per altri 6 Lunedì.
Buona lettura e grazie alla disponibilità di Silva.
                                                      
THE GARDEN HOUSE
(1° puntata)

In un paesino qualsiasi, in un regione qualsiasi c'è una casa piccola e funzionale, circondata da un giardino dai colori pastello, con fiori selvatici che crescono liberi e alti, piante che producono frutti dolci di cui si cibano gli uccelli migratori, la casa è protetta in parte da una aiuola di alloro e biancospino molto alta. C'è un cancello in legno con una campanella in ferro e un portone  più grande, sempre in legno. Quasi non si vede il muro di pietra della casa, ma il tetto in ardesia, e un prolungamento in vetro e metallo come fosse una serra d'inverno.
L'unica abitante della casa si chiama Fenella,una ragazza di soli venti anni, esile e dolce.
Questa è la sua storia.
Fenella era la secondogenita di una  famiglia semplice, aveva perduto i genitori in tenera età, la sorella maggiore era iscritta all'università e con successo proseguiva i suoi studi. Fenella crebbe per lo più con il nonno paterno, in un ambiente sereno ma un po’ rigido. Il nonno era severo e taciturno, la ragazza era sempre stata molto timida e anche un pochino triste.
Fenella era meravigliata dalla natura intorno a se, le piaceva prendersi cura del giardino, svolgendo  i lavori meno pesanti e occupandosi dell'orto. Fenella non era particolarmente bella, ne particolarmente intelligente, era mite, gentile e profonda. 
Dopo aver superato con discreto successo gli esami di maturità trovò impiego come tuttofare dalla signorina Annamaria e nel suo negozio che vendeva un po’ di tutto, dalle caramelle alle porcellane. Fenella si occupava delle consegne, dei lavori di pulizia, riordino, magazzino o piccole comissioni, come portare il cagnolino dal veterinario o fare la spesa. Era un impiego vario come mansioni, ma piacevole. La signorina era gentile, anche se Fenella aveva il sospetto che il nonno ci avesse messo una parolina per farla assumere, ora però lei doveva metterci la sua parte per non farsi licenziare.
Trovare lavoro era stato un passo avanti molto importante per la sua indipendenza anche se come tipo di impiego non richiedeva grandi capacità manageriali o titoli accademici. La sorella di Fenella si chiamava Alina e in quel periodo decise di tornare a casa per qualche giorno.
Il nonno ne fu felice, Alina stava frequentando un master, e lavorava part-time da un notaio. Viveva in una grande città, in un appartamento con altre due amiche. Era molto allegra e la casa con Alina si riempiva di risate. Le due sorelle passavano il tempo facendo passeggiate o ammirando le migliorie apportate in giardino con gli esperimenti botanici di Fenella.
“Ma sai che ci sai proprio fare con le piante, e questi vasi così spogli cosa sono?”
“Ho piantato dei bulbi primaverili, sono fatti come le cipolle, sono scuri e brutti, ma ti sembra impossibile, poi spuntano dei fiori belli e profumatissimi.”
Rispose Fenella, premendo con le dita la terra di un vaso.
“Qui è molto bello, la casa del nonno è vecchia, ma il giardino sembra fatato, come ti trovi al lavoro?”
“Bene, davvero, ho degli orari che mi permettono di tornare per pranzo e cena, quindi riesco ad occuparmi del nonno, anche se abbiamo una signora per le faccende più pesanti che viene due volte la settimana.”
“Che stupida sono, io mi godo la vita, tra scuola e uscite con gli amici e tu badi alla casa e al nonno, ti scoccia questo, è molto difficile per me capire se sto facendo l'egoista, probabilmente sì... Siamo così diverse noi due.”
“Non preoccuparti Alina, a me va bene così, sono soddisfatta della mia vita.”
Ormai si erano avvicinate alla porta d'entrata, il nonno le aspettava come sempre in salotto, leggeva tranquillo seduto nella sua consueta poltrona, sorrise quando entrarono. Aprì le braccia per accoglierle entrambe.
Alina tornò al suo lavoro e alla sua vita, Fenella proseguì con la sua.
A primavera i bulbi spuntarono timidamente tra la terra umida di rugiada e crebbero velocemente, il giardino era bellissimo, le giunchiglie si muovevano dolcemento al vento.. il nonno morì. Fu un trapasso sereno, ma che lasciò sgomente le due ragazze. Quando tutto finì, il funerale, le visite dei vicini, le carte burocratiche, furono convocate dal notaio del paese, l'unico.
I beni del nonno erano molto pochi, non era agiato, viveva della sua pensione. Ma c'erano dei soldi da parte, investiti in Bot. E poi c'era la casa e il giardino. Il nonno era stato previdente e aveva diviso così i suoi averi, i soldi ad Alina, la casa e il giardino a Fenella che ne aveva sempre preso cura.
Era una soluzione equa? Le sorelle ne furono soddisfatte, Fenella amava quel giardino, in fondo al cuore lo aveva sempre sentito suo. La casa necessitava di molte migliorie ed era piccolina, ma era la casa del nonno.
Le ragazze si abbracciarono, erano sole ancora di più. Ma la vita va avanti e il tempo aiuta a sopportare la perdita delle persone care.
Qualche istituto immobiliare contattò Fenella per sapere se avesse intenzione di vendere la casa, lei rifiutò categoricamente. Ma decise che alcune cose andavano fatte per rimodernarla un po’, solo che i soldi erano molto pochi, non poteva permettersi impianti costosi e nemmeno piastrelle di lusso o la vasca con l'idromassaggio.
Era necessario un preventivo per farsi un'idea della cifra necessaria.
Si rivolse al notaio del nonno per un consiglio. Il notaio le indicò uno studio di un suo amico architetto, il dott. Magnabosco.
Fenella finito il lavoro, con la sua bicicletta, si recò allo studio. Si sentiva un po’ stanca perchè la sua datrice di lavoro, che l'aveva sostituita dopo la perdita del nonno, aveva deciso di prendersi una breve vacanza. Fenella aveva i capelli castani raccolti sulla testa, ma quella che il mattino era stata una pettinatura ordinata, ora era informe e il trucco si era liquefatto sotto gli occhi, così aveva un aspetto ancora più stanco. Indossava jeans e una camicetta color cipria e un paio di ciabattine infradito senza tacco. Lo studio era grande ma senza pretese, dietro un bancone c'erano un paio di segretarie che battevano al computer, quando la videro entrare una si alzò con aria annoiata e le chiese cosa desiderava.
“Avrei bisogno di un appuntamento con l'architetto.”
“Quale in particolare?”
“Non saprei, è per una valutazione della mia casa, vorrei apportare qualche miglioria...”
“Una ristrutturazione.”
“Esatto, una ristrutturazione.”
“E il permesso del comune ce l'ha? Materiali pericolosi magari? Da smaltire?”
Fenella era stanca ora e iniziava a sentire una certa cefalea, rispose:
“Potrei parlare con un architetto, prendo un appuntamento se va bene, ho bisogno di molti chiarimenti,..quanto costa una delucidazione pressapoco?”
“Il dott. Poggi è in studio ed è libero, non le costerà niente esporre le sue domande, naturalmente se vorrà poi farsi fare un progettino… allora vedremo. Prego l'accompagno.”
Fenella raccattò la borsa in juta a righe e seguì la segretaria per un lungo corridoio. Le pareti erano color rosa salmone, con foto in bianco e nero di New York del secolo scorso, quando era ancora in costruzione. Il corridoio portava in un open-space con molti tavoli adibiti alla progettazione, regnava un bel po’ di disordine e in sottofondo una canzone di Giorgia.
Il dott. Poggi era di spalle, qualche metro più in là si trovavano altri due architetti o geometri, molto concentrati.
“Dott. Poggi sarebbe così gentile da dedicare un attimo alla signorina” e, dicendo questo, la segretaria fece un cenno del capo in direzione di Fenella che ne stava a qualche metro indietro con le mani intrecciate, ”ha bisogno di alcuni chiarimenti per un immobile”.
Il dott. Poggi si volse e guardò Fenella negli occhi poi fece di sì con la testa. Si avvicinò a lei, non le diede la mano, ma le fece segno di seguirlo verso un ufficio, l'unico con le pareti, una porta e una scrivania con due poltroncine davanti...
(CONTINUA)

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