giovedì 4 dicembre 2014

TUTTO UN ALTRO CALCIO: CLAUDIO TAMBURRINI, LA GRANDE FUGA

di Roberto Pivato



A metà anni ’70 l’Almagro era una squadra argentina di Primera B (la terza serie, l’equivalente della nostra serie C … pardon: Lega Pro). Il club si trovava in uno dei tanti barrio di Buenos Aires, in piena periferia. Insomma: non proprio l’eden calcistico. Portiere di quella formazione era Claudio Marcelo Tamburrini, un ventunenne studente di filosofia. El Tricolor si comporta bene e sfiora la promozione. Intanto però nel paese le cose precipitano: il generale Videla ha preso il potere con un golpe e ha instaurato una dittatura sanguinaria. I dissidenti iniziano a sparire, nessuno sa esattamente che fine facciano: sono i desaparecidos.
Ma anche chi non è apertamente contrario a Videla non può stare tranquillo: basta essere sospettati di sovversione perché arrivi uno squadrone della morte a sequestrarti e portarti in uno dei tanti centri di detenzione (definizione politicamente non troppo scorretta di luogo di tortura, lager). È ciò che capita a Tamburrini il 23 novembre 1977. Su delazione di un suo conoscente, prassi piuttosto diffusa, viene prelevato dalla sua abitazione e condotto nel carcere di Mansión Seré, a Castelar, cittadina poco distante dalla capitale. Qui lo spogliano e lo picchiano selvaggiamente assieme ad altri compagni di sventura.
Claudio non parla, non saprebbe nemmeno cosa dire, poiché, alla fin fine, è solo un simpatizzante del Partito Comunista a cui è iscritto da anni. Le torture durano quattro mesi, poi Claudio, Guillermo, Carlos e Daniel, i suoi compagni di prigionia, decidono per la fuga. Il 24 marzo del ’78, secondo anniversario del colpo di stato di Videla, i quattro si calano con dei lenzuoli da una finestra del carcere; fuori impazza la bufera, loro sono ancora nudi. Dopo varie peripezie e mesi di latitanza in Argentina, Tamburrini riesce a fuggire in Brasile e da qui in Svezia, dove avrebbe terminato gli studi, diventando professore universitario, e avrebbe messo in piedi la sua famiglia.
Intanto il primo giugno 1978 prendono il via i mondiali argentini, fortemente voluti dal regime come propaganda. La nazionale di casa vince, com’era nelle previsioni e come doveva essere. Claudio guarda le partite nei suoi nascondigli e tifa per l’Argentina. Una contraddizione forte, ben viva anche alla coscienza di Tamburrini che ammetterà: «Vedevo le partite in televisione e tifavo perché la Nazionale vincesse. Com’era possibile, considerando l’esperienza che avevo appena vissuto?». Una dimostrazione di quanto la propaganda, anche sportiva, possa risultare efficace e di come il calcio possa tristemente diventare oggetto di manipolazione di massa da parte del potere.

Claudio Tamburrini oggi

Claudio Tamburrini narrerà la sua avventurosa vicenda nel libro Pase Libre – La fuga de la Mansión Seré. Il regista Israel Adrián Caetano lo trasporterà sul grande schermo nel 2006, intitolando il suo film Cronaca di una fuga – Buenos Aires 1977 (Crónica de una fuga).

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