mercoledì 2 maggio 2012

STORIA D'ARTISTA




La vita e le opere di Giuseppe Monegato

Queste pagine vogliono raccontare una storia. La storia di un artista scomparso più di quarant’anni fa, carmignanese d’adozione che, vivendo nel nostro paese, vi ha lasciato delle tracce ben definite che noi tutti abbiamo certamente incontrato nel corso della vita in paese, riconoscendo in esse qualcosa di affascinante, misterioso, perfino pauroso direbbero alcuni. Questa è la storia di Giuseppe Monegato.

Nacque a Fontaniva nel 1903 ma visse la maggior parte della sua esistenza a Carmignano dove lavorò come portiere della grande Cartiera, mestiere a cui arrivò dopo averne fatti altri: contadino ed infermiere. Arrivò alla Cartiera dopo l’esperienza della guerra che lasciò in lui una parte delle sensazioni che riversò nelle sue opere.
Chi lo ha conosciuto parla di un uomo buono, dalla capigliatura leonina il volto scarno e lo sguardo acuto. Incontrandolo si aveva la sensazione di una persona burbera, assorta spesso nei suoi pensieri e che lasciava intendere che non avrebbe parlato volentieri con gli altri. In effetti sarebbe servito scostare quella sua superficiale parete di ghiaccio per aprire la porta della sua anima e farsi accogliere dal calore della sua arte.
Rileggendo le parole che racchiudeva nel suo diario si ha l’impressione di riconoscere le virtù di un uomo delle nostre parti, molto legato alla sua terra, alle sue tradizioni, alla famiglia; con le angosce che possono affliggere la vita di chi ha vissuto gli orrori della seconda guerra mondiale.
Conosceva a memoria la Divina Commedia di Dante e fu sui personaggi e sulle vicende narrate nel canto dell’Inferno che plasmò le sue esigenze espressive lavorando la creta fino a costruire più di 100 statue, le prime 17 in soli 25 giorni: urgenza espressiva che lo portò ad ammalarsi e dover interrompere il suo lavoro per un periodo.
Molte delle sue opere furono realizzate direttamente sul luogo di lavoro ovvero la portineria della Cartiera e questo permise a Monegato di farle conoscere agli operai che ci passavano davanti quattro volte al giorno e lascia a noi immaginare quali emozioni accompagnassero gli operai nell’entrare in fabbrica salutati dai volti dell’Inferno dantesco.
Lavorò anche sui Promessi Sposi di Alessandro Manzoni ricavandone 92 sculture. Promessi Sposi e Divina Commedia le due opere più importanti della nostra storia italiana, le più conosciute perché si imparano a scuola e le più preziose in un periodo storico come quello del dopoguerra in cui era necessario ricostruire un paese partendo da una cultura comune.
Se le opere sui Promessi Sposi sono perlopiù andate perdute, le opere dantesche hanno accompagnato noi carmignanesi in luoghi importanti per la nostra comunità attraverso le esposizioni che si sono tenute nel corso degli anni nelle scuole medie o nella sede municipale dove per un certo periodo di tempo (fino al 2002) hanno rischiato di venire dimenticate in un sottotetto, ostaggio della scarsa consapevolezza di chi avrebbe dovuto preservarne il valore dopo il lascito fatto da Monegato.
Ma l’opera più imponente e insieme misteriosa, Monegato l’ha resa visibile a tutti, fino ai giorni nostri. Fece infatti della propria casa un’opera d’arte progettandola per intero in Via Roma. Negli anni la si è chiamata in mille modi differenti a seconda della suggestione lasciata negli occhi di chi la vedeva: casa piena di magia per i più piccoli, piena di misteri e leggende per i giovani che spesso vi sono entrati di nascosto alla ricerca di qualcosa da scoprire, piena di storia ed arte per i più consapevoli.
Ciò che colpisce della casa di Giuseppe Monegato è la scritta che accoglie all’entrata “il tuo cielo sia sempre sereno”, sono le straordinarie colonne ondulate della facciata principale, sono gli affreschi conservati al suo interno, ma soprattutto è la collocazione del tutto sorprendente di questa gemma artistica posta tra case e luoghi quanto mai rassicuranti e familiari.
Ed è in questo forse la grandezza di “Bepi” Monegato, l’aver portato la sua fantasia artistica a contatto col quotidiano, con la normalità della gente del paese che ha avuto il dono di vivere la sua arte senza l’impegno di visitare i musei di qualche grande città ma soltanto sfiorandola con sguardi più o meno attenti nel corso delle azioni di ogni giorno.
La produzione artistica e la vicenda umana di Monegato non si può esaurire nella brevità di queste pagine e rimandiamo per questo voi lettori a scoprirne di più attraverso il volume “Un viaggio negli inferi” edito per la collana “SculturAdarte”, curato da Annalisa Verza, nipote dell’artista, edito nel 2006 col patrocinio del Comune di Carmignano di Brenta e della Regione Veneto e realizzato col contributo di “C.E.CAR”.

A conclusione riportiamo alcuni versi di una poesia scritta da Pino Cervato, appassionato amico di Monegato, a presentazione di una mostra postuma dell’artista. Con questa poesia così come con gli incontri che abbiamo avuto la fortuna di avere con Pino Cervato sarà più semplice pensare di aver conosciuto questo nostro artista morto nel 1969 ma ancora così presente nei nostri occhi.


Per chi lo incontrava per strada con quel suo incedere che ti faceva pensare più ad un uomo che andasse che camminasse
La sua figura pesante del tutto in lui lo faceva apparire come un uomo riottoso burbero riservato austero
Ma se avevi la fortuna di avvicinarlo così come poi l’ho avuta io si riusciva a scostare quella parete di ghiaccio di aprire la porta per entrare nella casa della sua anima
Allora tutto il calore della sua arte illuminandoti ti riscaldava
Ed è così che lo rivedo ed è così che lo ricordo un uomo che rubava qualche spazio del tempo del suo lavoro per dedicarlo alla musa della sua arte la scultura
Questi era Giuseppe Monegato o meglio ancora Bepi Portinaro perché portiere della Cartiera di Carmignano era la sua professione

Ora riposa nel cimitero di Fontaniva dove era nato ma resterà nel cuore di tutti noi carmignanese d’adozione e di fatto
Resterà nel cuore di tutti noi ripeto il dono di quel canto della Divina Commedia che egli ha fatto rinascere con la sua sacra mano d’artista
Che ha fatto rinascere ripeto dalla creta dall’argilla dalla terra

Questa nostra comunità carmignanese come del resto un po’ tutte le comunità
Quando l’ultimo ritocco di una campana quando l’ultima zolla di terra ricopre gli spiriti più belli
Le anime più vere dei suoi non pochi concittadini
Chiude sempre l’ultima pagina del libro della loro vita con questa fredda ingiusta parola Silenzio
Questo è il mio ricordo questo è il mio addio caro grande nostro amico.

Pino Cervato   

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