lunedì 10 gennaio 2011

L'EDITORIALE




Volenti o nolenti ci troviamo a cavallo di una situazione socio-economica nazionale molto difficile che porta inevitabilmente a porsi domande e spesso a ricollocarsi rispetto ad idee ed opinioni precedenti che vengono continuamente smentite o, peggio ancora, tradite.
In questa marea di promesse e ricatti trova linfa una politica poco fantasiosa che lascia spazio a modesti funzionari mercenari che cercano di ricavare il maggior premio, non nell’ottica del bene comune, ma di quello strettamente personale.
Carmignano si distingue invece per una lettura del tutto differente della questione; una codifica che potremmo definire senz’altro schizofrenica nella forma quanto potenzialmente originale nella sintesi.
Ci troviamo infatti stretti tra due concetti molto di moda anche se non proprio freschissimi come origine: il concetto di nazione e quello di secessione.
Nell’ultima occasione in cui siamo stati chiamati alle urne (poco meno di un anno fa) il paese è sembrato scindersi non più tra destra, centro e sinistra ma sull’asse bianco-verde che divide l’UDC (che non perde occasione di fare riferimenti forti all’idea di nazione) dalla Lega Nord (che da anni ormai si muove sul filo che separa federalismo da secessione).
Alle elezioni del Consiglio Regionale la sfida si è risolta a favore delle verdi camice federal-secessioniste che hanno sfiorato un lusinghiero 37% delle preferenze paesane rispetto al 23% delle bianche felpe con zip depoliane. Quest’ultime, peraltro, si sono rifatte con gli interessi alle contemporanee elezioni amministrative comunali in cui le truppe di Carmignano Positiva (lista civica marcatamente centrista) hanno surclassato quelle federaliste (che comprendeva, tra l’altro, sia Lega che PDL) raggiungendo più del triplo dei loro voti (59% contro 17%).
Non servirà un’analisi particolarmente approfondita per ipotizzare una sindrome bipolare in più di un carmignanese che, nel segreto della propria cabina, avrà votato col verde in una scheda e col bianco nell’altra.
Anticipando i tempi, il laboratorio politico carmignanese ha fornito un chiaro esempio di che cosa diverrà presto post-qualcosa. Se dalla fine degli anni ‘80, con la caduta dei regimi comunisti, siamo diventati post-ideologici; se dalla metà degli anni ’90, con lo scoppio di tangentopoli, siamo divenuti post-prima repubblica, alla fine degli anni ’00 i carmignanesi, per primi, si svincolano dalle vecchie etichette e si proclamano post-geografici, per un’Italia in cui i confini e le relative competenze politiche non sono più motivo di divisione elettorale ma aiutano tantissimo nel capire quale colore ci veste meglio in ogni stagione!
Troverete questo primo numero del secondo anno di Fuori Luogo più leggero. Solo quattro pagine come non accadeva dal numero di Marzo 2010: non una scelta ma una necessità che viene da alcuni imprevisti logistici che speriamo di essere più bravi a prevenire in futuro.
Lasciatevi augurare un brillante 2011 e vi lasciamo alla lettura.

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