I CLIENTI
“E
la gente che viene qui, anche quella è cambiata negli anni?”
“I
primi clienti con cui abbiamo iniziato a lavorare erano i casonieri, cioè gli abitanti della zona dei Casoni di Fontaniva che
lavoravano con la ghiaia del Brenta. Poi col tempo sono arrivati gli operai del
vaglio di Vaccari e di quello di Finesso, venivano qua per pranzo e spesso si
fermavano anche a fine giornata, non si poteva però parlare di tante persone”.
“Appena
aperto, si lavorava quasi esclusivamente con la bella stagione: da Pasquetta
all’arrivo dell’Autunno, così nella stagione fredda noi si viveva con l’oseanda, una rete tra due alberi che
avevamo montato dietro l’osteria (le foto dell’oseanda sono appese al muro del locale, ndr). Con questa si
prendevano gli uccelli vivi e li si poteva vendere ai cacciatori come richiamo
per la caccia. Oppure li vendevamo ad un certo Signor Coltro da Vicenza che poi
riforniva le osterie dei Colli Berici. Era carne pregiata perché non veniva
impallinata, li si uccideva schiacciandogli la testa cosicchè la carne
rimanesse più ricercata”.
“Negli
anni ’60 arrivarono le auto, si potevano percorrere tragitti più lunghi e i
clienti iniziarono ad arrivare da più lontano, anche da Vicenza. E’ stato
quello il periodo in cui abbiamo ottenuto il permesso di organizzare il tiro al
piattello qua, dietro l’osteria. Si poteva sparare fino alle 11 di sera e i
cacciatori non si perdevano la possibilità di tenersi allenati durante i
periodi di inattività”.
“Negli
anni c’è stato anche il momento delle colonie, quando l’acqua arrivava fino a
dove oggi si può vedere la chiavica di Camerini, cioè a meno di 100 metri da
qua. C’erano almeno 5 metri di profondità e i ragazzetti di Carmignano venivano qui a passare le giornate estive. Poi
iniziarono a scavare in Brenta, l’acqua si abbassò e il bacino si seccò…”.
“Secondo
me” racconta ora Nano, “il grosso cambiamento per noi fu negli anni ’80, quando
la Busa de Giaretta iniziò ad essere
frequentatissima ed anche qua la gente arrivava a frotte. Fu il momento in cui
si passò da una clientela di adulti (gli operai, ndr) a una di giovani che
arrivavano con tutti i mezzi, moto, motorini, biciclette, anche col treno:
c’erano ragazzi che partivano da Venezia col treno per venire a fare il bagno
in Busa, scendevano in stazione a
Carmignano e poi se la facevano a piedi fin qua. Che periodo!”.
“Al
giorno d’oggi si vive in parte ancora di quei gloriosi periodi degli anni ’80.
La gente viene numerosa ma non come all’epoca. La cosa bella che ci capita è
riconoscere chiaramente i ricambi generazionali: inizi a vedere i ragazzi
quando hanno 13-14 anni, vengono qui a mangiare il panino in bici o col
motorino, poi viene l’età della macchina, li vedi di meno, magari la Domenica
d’Estate preferiscono passarla al mare, capisci che hanno allargato il raggio
d’azione, poi trovano la morosa e i passaggi da Ceo si fanno ancora più radi,
poi si sposano e non li vedi più. E’ così che funziona!”.
“E
questo è l’unico posto in cui venivano a mangiare i morti!” a Ceo non sembra
vero di vedere le nostre facce ansiose di spiegazioni dopo questa affermazione
lanciata tra capo e collo. “Si, avete capito bene. Dovete sapere che questo era
il posto dove le truppe americane di stanza in Italia venivano a provare le
manovre coi missili nike. Si
esercitavano e tutti avevano un tesserino di riconoscimento durante le prove.
Chi ‘periva’ in battaglia durante le esercitazioni doveva togliere il tesserino
ed era libero di venire qua da Ceo a mangiare spagheri come chiamavano loro gli spaghetti. Mai visti dei cadaveri
con tanto appetito!”
“E’
stato un gran periodo anche quello degli americani” prosegue eccitato Ceo “alla
fine di ogni pasto lasciavano, uno, due o anche tre dollari americani sotto al
piatto, per loro costumava così. Quando si concludevano le esercitazioni
portavano via tutto lasciando una pulizia perfetta ma ‘dimenticavano’ sempre
delle scatolette con le loro razioni personali (una di queste scatolette è
ancora conservata in osteria, ndr) dentro si potevano trovare sigarette, carne,
cioccolata. Appena se ne andavano era il turno dei ragazzini che abitavano qua
intorno che provvedevano a fare le ultime pulizie di quel che avevano
‘dimenticato’ i soldati”.
“Anche
il Generale Dozier, quello che rapirono negli anni ’80 a Verona (si parla del comandante NATO nell’Europa meridionale James Lee
Dozier, rapito e tenuto sequestrato per circa un mese dalle Brigate Rosse a
cavallo tra il 1981 e il 1982, ndr), veniva sempre qua da noi a prendere il
cappuccino, arrivava con l’elicottero che atterrava qui davanti e poi andava a
seguire le esercitazioni” (continua...)