martedì 29 ottobre 2013

TUTTO UN ALTRO CALCIO: ALEKSEY KLIMENKO, L’IMPORTANZA DI NON FARE GOL

di Roberto Pivato

Quando Aleksey Klimenko, quel caldo 9 agosto 1942 allo stadio Zenit di Kiev, si trovò la porta spalancata e più nemmeno un avversario da dribblare, ci pensò su un attimo, poi, sorridendo di sfida alle tribune, anziché calciare in fondo alla rete, si girò e mandò il pallone verso la metà campo. L’arbitro fischiò immediatamente la fine, ben in anticipo sui 90 minuti. 
E con la fine della partita fischiò anche la fine della vita di otto dei ventidue giocatori in campo.

Il match di cui stiamo parlando è quello svoltosi in Ucraina, sotto la dominazione nazista, tra l’FC Start e la Flakelf. La prima è una scalcagnata formazione composta per otto undicesimi da ex-giocatori della Dinamo Kiev (tra cui Klimenko), mentre gli altri tre appartenevano alla Lokomotiv, altra compagine della capitale; la seconda è una fortissima selezione di ufficiali della Luftwaffe. Una gara che doveva sancire la superiorità ariana sull’occupato sovietico e riparare al clamoroso 5-1 rifilato tre giorni prima dagli ucraini agli stessi tedeschi. Kiev ospitava in quell’estate un piccolo torneo, organizzato dagli occupanti, a cui prendevano parte altre sei formazioni composte per lo più da collaborazionisti filo-nazisti di varie nazionalità. La Start batté facilmente queste avversarie, arrivando allo scontro decisivo contro la ben più quotata (e più in forma, visti gli stenti in cui vivevano i giocatori di casa) Flakelf. È il 6 agosto e Klimenko e compagni si impongono ancora una volta senza difficoltà. Questo però rovinava i piani e l’immagine dell’invasore, oltre a dare forza e convinzione per resistere alla popolazione di Kiev. Così la Flakelf venne ulteriormente rafforzata e il 9 agosto venne programmata la “rivincita”. Stavolta il risultato doveva essere uno solo: successo tedesco. Per non correre alcun tipo di rischi l’arbitro fu un ufficiale SS il quale, prima dell’inizio, raccomandò alla Start di perdere e di fare il saluto nazista Heil Hitler verso la tribuna ai gerarchi del Fuhrer. Ordine subito disobbedito: gli undici in maglia rossa urlarono invece il tipico motto dello sport sovietico: Fitzcult Hurà! (viva la cultura fisica). Il direttore di gara arbitrava a senso unico e sugli spalti le mitragliatrici erano spianate in direzione dei calciatori ucraini. Perciò l’avvio fu favorevole alla Flakelf. Tuttavia, a fine primo tempo, la Start conduceva 3-1, tant’è che si rese necessario un nuovo intervento di un militare teutonico per rammentare gli esiti tragici di un risultato non previsto. Minaccia che parve fare effetto ad inizio ripresa. Due gol in pochi minuti e parità ristabilita. A questo punto però la dignità, l’incoscienza e la volontà di non essere brutalmente sottomessi anche in un campo di calcio fecero sì che Klimenko e compagni non stessero ai patti, portandosi sul 5-3. Già questo bastava a condannarli a morte ed essi ne erano fin troppo consapevoli. Il gesto che pose definitivamente termine alla contesa fu l’affronto di Klimenko: lo sgraziato terzino, con un’irresistibile serpentina, saltò come birilli quattro o cinque tedeschi, portiere compreso, e invece di realizzare il sesto gol ricacciò la sfera indietro come a dire: «Vi abbiamo dimostrato di essere più forti di voi, di non aver paura delle vostre minacce e della vostra forza. Ve lo dimostreremo ancora ed ancora, ogni volta che sarà necessario. Forse ci ucciderete, ma vinceremo sempre noi».

Il manifesto della Partita della morte
 Questo incontro è stato ribattezzato “la partita della morte”. Il primo giocatore venne arrestato un mese dopo e morì dopo venti giorni di atroci torture. Gli altri furono tutti deportati in campi di concentramento dove persero la vita. Solamente tre riuscirono a fuggirne vivi. Aleksey Klimenko fu ucciso per rappresaglia, il 24 febbraio 1943, assieme a due suoi compagni di squadra, nel famigerato lager ucraino di Syrec. Il corpo venne gettato nell’enorme fossa comune di Babij Jar, tristemente famosa per aver accolto il cadavere di più di 100 mila vittime del nazismo.

La formazione dell' FC Start
Gli undici eroici calciatori di quel 9 agosto erano: Nikolai Trusevich (ucciso assieme a Klimenko), Mikhail Sviridovskiy (sopravvissuto), Nikolai Korotkikh (il primo a morire), Aleksey Klimenko, Fedor Tyutchev (sopravvissuto), Mikhail Putistin, Ivan Kuzmenko (ucciso assieme a Klimenko), Makar Goncharenko (l’unico sopravvissuto ad aver raccontato quanto avvenuto), Vladimir Balakin, Vasiliy Sukharev, e Mikhail Melnik.

Nessun commento:

Posta un commento