martedì 23 dicembre 2014

IL SEGRETO DEL NATALE

dalla Redazione


Se abitate a Carmignano e non avete problemi di glicemia vi sarà senz'altro capitato almeno una volta di assaggiare il dolce-salame di Anna, preparato con una ricetta segreta che mai prima d'ora aveva oltrepassato le barriere invisibili di Via Quartiere.
Grazie alla vasta rete di agganci di Fuori Luogo siamo però riusciti a portare a casa per questo Natale il segreto di questo dolce che sta incrociando da trent'anni le vite di molti di noi accompagnando con gusto i momenti più sereni della nostra vita.

E questa ricetta è il nostro modo di augurarvi delle serene festività.

INGREDIENTI:
-          3 etti di biscotti secchi
-          2 etti di zucchero
-          2 uova
-          1 bustina di cacao amaro
-          80 grammi di burro

PROCEDIMENTO:
Prendete i biscotti. Raccoglieteli dentro un canovaccio e frantumateli il più possibile.
In una terrina versate il rosso delle due uova, gli ottanta grammi di burro e lo zucchero. Mischiate fino a che non otterrete una crema omogenea e soffice.
Montate a neve gli albumi delle due uova. Aggiungete poi gli albumi montati nella crema ottenuta in precedenza.
Aggiungete i biscotti frantumati e la bustina di cacao amaro. L’impasto dovrebbe diventare molto più denso e compatto.

Una volta ottenuto l’impasto finale, versatelo su di una pellicola di carta stagnola avvolgendolo completamente e chiudendo l’involucro. Mettete il tutto in freezer finché il dolce non si solidifica completamente. 
Il vostro salame al cioccolato è pronto per essere mangiato!! Buona festa!!!

mercoledì 17 dicembre 2014

FLORILEGIO DI SPROPOSITI NATALIZI

di GP F1



Le dieci frasi “sciogli ghiaccio” che potrete dire o che vi sentirete dire il 25 dicembre. La classifica non prevede un ordine di importanza ma si focalizza sui luoghi comuni che spesso si utilizzano per improntare, proseguire o concludere una conversazione che deve svilupparsi nel modo più neutrale possibile.

“Tanti auguri, seto! Pareva l’altro dì e invesse se sa passà un ano”. Frase di tipo Interstellar, l’ultimo film di Christopher Nolan, in cui i personaggi si rendono conto di una differente percezione del tempo in base alla loro posizione nello spazio. Il “seto” posto successivamente agli auguri funge da rafforzativo assoluto.

“Te si sempre sta beo/a, peta che te fasso i auguri”. Commento che tende al complimento infinito. Essendo il concetto di bellezza molto relativo, non si trova però il nesso tra la prima parte dell’affermazione e la seconda parte della stessa.

“Vien qua che te baso e te fasso i auguri”. Solitamente la frase viene sussurrata nel momento in cui scocca il cosiddetto “bacio parente”. In qualsiasi famiglia c’è un parente che, nel tentativo di baciare una guancia, scocca invece un bacio nell’orecchio destro o sinistro della vittima. L’effetto si può definire “diapason atomico”. Il fischio percepito si assopirà dopo circa dure ore dall’episodio scatenante.

“Intanto se sentemo e tachemo. No gò fatto tanta roba”. Anche in questo caso entra in gioco il concetto di relatività. Perché bisogna sedersi il prima possibile se il pranzo non prevede nulla di impegnativo? Diffidare della modestia del cuoco.

“Gavìo da fare el 31? Parchè conosso un posto dove che i fa el musetto col cren che se na favoea!! Pà no parlare dea lengua…..”. Frase solitamente pronunciata proprio mentre si sta affrontando il piatto più impegnativo del pranzo natalizio. E’ strano come nello stesso momento in cui si stanno ingurgitando centinaia di calorie ci sia anche la facoltà di pensare alle future calorie da assimilare. Il nostro spirito di sopravvivenza non ha confini.

“Peta che se femo na foto tacai l’albaro. Mi no so mia bon/bona….tien qua. Dopo te me a fe vedare”. Che nostalgia delle macchine fotografiche con il rullino! Il periodo di transizione tecnologica si fa sentire sempre di più. Siete digital natives o digital immigrants?

“Varda ciò, chi che ghe se! No sta mia passare trovarme seto! Ormai so anca stufo/a dirteo!”. La finta sorpresa iniziale seguita dal consueto e schietto rimbrotto finale. Se per caso chi viene interpellato risponde con un’altra domanda il discorso potrebbe ingarbugliarsi ancora di più. Sconsigliabile proseguire la conversazione con una surreale “Ma steto sempre dove che te stasevi?”.
“Te ricordito chea volta che……” Il finale è volutamente aperto perché solitamente la frase viene completata con una situazione di palese imbarazzo vissuta da chi viene chiamato in causa. L’effetto ricordo e successiva risata è irresistibile ma a volte l’aneddoto raccontato è lo stesso di ogni anno.

“Grassie seto! Ghi ne gavevo proprio bisogno!! Ma no gavevimo dito de no farse i regai st’ano?”. Frase da dire a regalo ricevuto. Bisogna saperla recitare bene. Fino a “bisogno” si deve essere felicemente sorpresi. La domanda successiva deve essere posta a mò di rimprovero ma con i famosi occhi del gatto con gli stivali di Schreck.

“Ben ciò. Magnà anca st’ano. Desso, dopo a Befana riva Pasqua in un attimo”. Frase conclusiva di un pranzo che magari è durato fino alle 17.30 del pomeriggio. Fuori è calata l’oscurità, l’apparato digerente sta lavorando come una centrale termonucleare e l’unico che probabilmente è ancora in grado di rispondere, non risponde ma sospira malinconicamente.

giovedì 4 dicembre 2014

TUTTO UN ALTRO CALCIO: CLAUDIO TAMBURRINI, LA GRANDE FUGA

di Roberto Pivato



A metà anni ’70 l’Almagro era una squadra argentina di Primera B (la terza serie, l’equivalente della nostra serie C … pardon: Lega Pro). Il club si trovava in uno dei tanti barrio di Buenos Aires, in piena periferia. Insomma: non proprio l’eden calcistico. Portiere di quella formazione era Claudio Marcelo Tamburrini, un ventunenne studente di filosofia. El Tricolor si comporta bene e sfiora la promozione. Intanto però nel paese le cose precipitano: il generale Videla ha preso il potere con un golpe e ha instaurato una dittatura sanguinaria. I dissidenti iniziano a sparire, nessuno sa esattamente che fine facciano: sono i desaparecidos.
Ma anche chi non è apertamente contrario a Videla non può stare tranquillo: basta essere sospettati di sovversione perché arrivi uno squadrone della morte a sequestrarti e portarti in uno dei tanti centri di detenzione (definizione politicamente non troppo scorretta di luogo di tortura, lager). È ciò che capita a Tamburrini il 23 novembre 1977. Su delazione di un suo conoscente, prassi piuttosto diffusa, viene prelevato dalla sua abitazione e condotto nel carcere di Mansión Seré, a Castelar, cittadina poco distante dalla capitale. Qui lo spogliano e lo picchiano selvaggiamente assieme ad altri compagni di sventura.
Claudio non parla, non saprebbe nemmeno cosa dire, poiché, alla fin fine, è solo un simpatizzante del Partito Comunista a cui è iscritto da anni. Le torture durano quattro mesi, poi Claudio, Guillermo, Carlos e Daniel, i suoi compagni di prigionia, decidono per la fuga. Il 24 marzo del ’78, secondo anniversario del colpo di stato di Videla, i quattro si calano con dei lenzuoli da una finestra del carcere; fuori impazza la bufera, loro sono ancora nudi. Dopo varie peripezie e mesi di latitanza in Argentina, Tamburrini riesce a fuggire in Brasile e da qui in Svezia, dove avrebbe terminato gli studi, diventando professore universitario, e avrebbe messo in piedi la sua famiglia.
Intanto il primo giugno 1978 prendono il via i mondiali argentini, fortemente voluti dal regime come propaganda. La nazionale di casa vince, com’era nelle previsioni e come doveva essere. Claudio guarda le partite nei suoi nascondigli e tifa per l’Argentina. Una contraddizione forte, ben viva anche alla coscienza di Tamburrini che ammetterà: «Vedevo le partite in televisione e tifavo perché la Nazionale vincesse. Com’era possibile, considerando l’esperienza che avevo appena vissuto?». Una dimostrazione di quanto la propaganda, anche sportiva, possa risultare efficace e di come il calcio possa tristemente diventare oggetto di manipolazione di massa da parte del potere.

Claudio Tamburrini oggi

Claudio Tamburrini narrerà la sua avventurosa vicenda nel libro Pase Libre – La fuga de la Mansión Seré. Il regista Israel Adrián Caetano lo trasporterà sul grande schermo nel 2006, intitolando il suo film Cronaca di una fuga – Buenos Aires 1977 (Crónica de una fuga).

venerdì 28 novembre 2014

UN PAESE IN PARTICOLARE - 3 - LA SOLUZIONE

di GP F1

Dobbiamo ammettere che la filastrocca lasciava poche possibilità di errore questa volta, tuttavia un grande complimento a chi è stata la più veloce a risolvere il quiz: SILVIA


Non pensiate che ci faremo travolgere dalla festosa atmosfera natalizia, il prossimo quiz sarà una sfida per palati finissimi...

martedì 25 novembre 2014

UN PAESE IN PARTICOLARE - 3

di GP F1

Salve a tutti!! Ritorna il nostro famoso quiz con la terza foto misteriosa.  La domanda  è sempre la stessa……. di che cosa o di che luogo stiamo parlando? La filastrocca contiene dei grossissimi aiuti!!

Aguzzate la vista e date sfogo al vostro ingegno
Questo gioco non richiede chissà quale impegno
Ormai più nessun mi usa
Ma di bimbi ne  vedo che corron alla rinfusa
Il carbone però che portava la befana
Me lo mangiavo per correr un’intera settimana
Quando lavoravo ero sempre in viaggio
Ed aiutavo chiunque avesse bisogno di un passaggio


A Venerdì per la soluzione e ricordate che vincerà soltanto chi darà per primo la risposta esatta tra i commenti al post.
In bocca al lupo!

mercoledì 19 novembre 2014

B B

di GP F1



Vince non si aspettava di essere scaricato dai responsabili di produzione di “X-files” dopo soli due anni di assidua collaborazione. Disoccupato ma sempre speranzoso che le cose girino per il meglio, Vince abbatte la frustrazione confrontandosi con un amico sceneggiatore che come lui, a corto di idee, si trastulla attendendo l’onda perfetta. E’ proprio dopo una telefonata tra i due che in Vince scocca la scintilla della creazione. In base a ciò che veniva descritto in un articolo di cronaca del New York Times, un ragazzo si divertiva a cucinare metanfetamine nel retro di un furgoncino di sua proprietà scorazzando allegramente per tutto il quartiere senza alimentare alcun tipo di sospetto. Da questo singolare reportage, Vince elabora il soggetto di una serie televisiva che, partita in sordina e senza molte speranze di successo, è stata venduta e vista in tutto il mondo. Vince fa Gilligan di cognome ed è il primo produttore nonché ideatore di “Breaking Bad”. Il titolo, nella sua traduzione letterale, contiene già un indizio su ciò che la serie racconta e sviluppa nel corso delle cinque stagioni che la compongono. Breaking Bad significa sbroccare, sclerare, sbandare, deviare da un percorso prescritto e preordinato. Due parole accomunate dalla stessa iniziale che, se unite, amplificano il loro significato negativo. Mai titolo fu così ben studiato! Qua vi consiglio, se avete youtube a portata di mano o qualsiasi altro tipo supporto di proseguire nella lettura (sempre se vi va) ascoltando “No surprises” dei Radiohead. Entriamo quindi nella storia di Breaking Bad tenendo ben presente che voglio incuriosire e non suggerire, stimolare il giusto e non anticipare troppo.


Walter White è un anonimo insegnante di chimica ad Albuquerque, in Nuovo Messico. La sua è una famiglia immersa in una realtà piccolo borghese in cui prevalgono la monotonia e la ripetitività quotidiana. Walter è padre di un figlio disabile che si chiama come lui, la moglie Skyler aspetta il secondo figlio ma nulla sembra scalfire questo perfetto equilibrio familiare. Per arrotondare le entrate e garantire una vita quantomeno normale a tutta la famiglia, Walter, durante i pomeriggi non occupati dalla sua attività d’insegnamento, lavora ad un autolavaggio posseduto e gestito da un uomo scontroso e burbero che molto spesso minaccia in maniera subdola i suoi dipendenti. La vita di Walter si sta trascinando avanti lenta e noiosa: a scuola gli studenti non lo degnano di attenzione, all’autolavaggio deve sottostare a svilenti e snervanti rimbrotti da parte del titolare. La sua unica oasi serena è la famiglia. Walter intrattiene un rapporto molto stretto e diretto con i cognati: Marie, la sorella di Skyler ed il marito Hank Schrader. Nulla può turbare la frustrante realtà in cui Walt è immerso. Ma il fattore che scatena una irrefrenabile marea arriva in modo inaspettato e subdolo.
Un tumore ai polmoni. Walt ricorre a tutto il suo self-control per assorbire la notizia stordente che lo riguarda in prima persona. Un cancro, una malattia incurabile che può mettere fine alla sua esistenza e creare un trauma irrisolvibile all’interno di una famiglia fin lì già provata da piccole difficoltà economiche. Walt si trova con le spalle al muro. Il suo orgoglio e la sua forza di volontà contrastano con l’amara realtà. La cura prevede il pagamento di un ingente somma di denaro che Walter non ha a disposizione. Si parla di migliaia di dollari. Confessare alla famiglia l’arrivo di questa terribile malattia getterebbe nello sconforto e nella più totale disperazione sia il figlio sia la moglie che deve proseguire serena la sua gravidanza – ora vi consiglio di leggere ascoltando “Venus in Furs” dei Velvet Underground –


Che fare? Intanto tacere, poi l’idea buona spunta sempre. Walter è squassato da un turbine di stati d’animo e di emozioni; non gli resta molto da vivere stando alle parole dei medici ed alla diagnosi che gli hanno prospettato. Decide quindi di oltrepassare la legge e varcare la linea dell’illegalità. E’ un chimico, le formule sono il suo pane quotidiano. In che modo la chimica può aiutarlo evitandogli fatiche e grattacapi? Cucinando anfetamine e rivendendole. Semplice. Scontato. Rischiosissimo però. Walter è come se si trovasse davanti ad una roulette e conoscesse già i numeri che la pallina sceglierà. La formula per la cottura la conosce, i componenti ed il loro dosaggio pure. Ma come fare per agire in perfetto anonimato? Come nascondere tutto agli occhi della famiglia? Come celare il suo proposito al cognato poliziotto e specialista in retate antidroga? Essere in Nuovo Messico, poi, è un’arma a doppio taglio. Lo stato è un territorio di confine, è costantemente sotto l’attento controllo della polizia ed il cognato Hank ne è la prova tangibile. Che rapporto ha Walter con la sua disperazione? Essere con le spalle al muro annebbia la sua lucidità? O accade il contrario? Walter inizia un percorso di trasformazione irrefrenabile. Visti i tanti ostacoli da evitare Walter cerca un compagno di avventure, vuole in qualche modo condividere lo sforzo con qualcuno che ha già le mani in pasta. Jesse Pinkman è un pesce piccolo o, dall’opposto punto di vista, un’esca da appendere all’amo; nullafacente, Jesse spaccia piccole dosi di droga sintetica e cerca di cucinarla senza grossi risultati. Il prodotto che offre alla sua clientela è molto scadente e la sua cerchia di amici non è altro che una banda di fusi di testa. Jesse è un ex studente di Walter. Questo può tornare utile al professore di chimica. Un ex studente che diventa di nuovo l’allievo davanti al maestro. La cattedra, però, è sostituita da un bancone di chimica. La classe non è più all’interno di un complesso scolastico ma dentro ad un caravan di terza mano nel quale le vite di Walt e Jesse non saranno più le stesse. Entrambi entrano in una spirale vorticosa di eventi dalla quale non saranno più in grado di divincolarsi. Le metanfetamine che producono sono diamanti, la loro purezza ed i loro effetti sono imbattibili. Walter il chimico, Jesse lo scapestrato. I due si completano o meglio si sostengono.
Breaking Bad non è solo la celebrazione di una traformazione. E’ anche un ipotetico viaggio da A a B durante il quale, però, il conducente guida sempre (volontariamente?) in contromano. 
Ma quanto ci metterà ad accorgersene?

giovedì 13 novembre 2014

TUTTO UN ALTRO CALCIO: STAN CULLIS, IN PANCHINA MA INTEGRO

di Roberto Pivato



Quando l’ambasciatore inglese in Germania, Sir Neville Henderson, comunicò al segretario della Federazione Calcistica inglese, Stanley Rous, la volontà espressa dal Primo Ministro in persona, Arthur Neville Chamberlain, di far fare il saluto nazista ai propri calciatori schierati al centro dell’Olympiastadion di Berlino, qualcuno fece le proprie rimostranze. 
Non fu l’allenatore Tom Whittaker, uno che poi partecipò come pilota dell’aeronautica britannica al D-Day ricevendo anche una medaglia al valore; né il capitano Eddie Hapgood, che pure nella sia autobiografia descriverà quel momento come il più vergognoso della sua vita; né tantomeno il giocatore più rappresentativo della nazionale di Sua Maestà, il celeberrimo Stanley Matthews. Nessuno di loro ebbe il coraggio di rifiutare, o forse semplicemente la percezione di avvallare con quel gesto un regime dittatoriale che già aveva iniziato a mostrare il suo volto più crudele (l’Anschluss austriaca era cosa fresca di due mesi appena), ma che ancora doveva gettare l’Europa e il mondo intero nel baratro della seconda guerra mondiale. 
Soltanto un giocatore inglese non volle alzare il suo braccio destro e stendere la mano ben ferma e aperta di fronte ai 105000 presenti allo stadio, tra cui i gerarchi Hermann Goering, Rudolf Hess e Jospeh Goebbels (il Führer era ancora in visita in Italia a Mussolini): si trattava di Stanley Cullis, l’arcigno difensore del Wolverhampton, nemmeno ventiduenne, alla sua quinta convocazione in nazionale. 
Quel 14 maggio del ’38 “Stan” doveva essere tra gli undici titolari, ma il suo braccio lungo il fianco avrebbe di certo stonato vicino a quelli ben eretti dei suoi compagni. Uno sgarbo che non era il caso di fare al paese ospitante, che sarebbe stato sicuramente interpretato male e avrebbe inclinato i già difficili rapporti col regime di Hitler. Così Cullis finì in panchina, libero di tenere le braccia come più desiderava mentre osservava i suoi compagni vincere piuttosto nettamente 3-6. 


Non dev’essere stato facile per un giovanotto esuberante e ad inizio carriera rinunciare a quel match, amichevole sì, ma comunque di prestigio. Tanto più che il destino gli fece perdere gli anni migliori della sua carriera proprio a causa del conflitto bellico. Le sue presenze con la maglia dell’Inghilterra, alla fine, saranno soltanto dodici, con la soddisfazione però di essere stato il più giovane capitano della nazionale dei Tre Leoni, in occasione dell’ultima gara da lui giocata, in Romania il 24 maggio del ’39. Cullis è poi diventato una leggenda del Wolverhampton, formazione nella quale ha militato praticamente per tutta la carriera, non riuscendo, anche in questo caso beffardamente, a vincere nulla, visti i soventi secondi posti. Se non altro si rifece da allenatore, sempre dei Wanderers. Altri presenti con lui a Berlino quel 14 maggio, anche se col braccio alzato, hanno sicuramente contato di più nel panorama calcistico britannico. 
Stanley, tuttavia, non ha mai dovuto fare i conti con la propria coscienza per quel giorno di primavera poco prima che il mondo cambiasse per sempre.

mercoledì 5 novembre 2014

UNITED IN DIVERSITY

di Beniamino Fortunato

Il malcelato invito che dal governo centrale giunge da qualche anno alle amministrazioni locali è quello di tentare tutti i sistemi possibili per ridurre i propri costi di gestione, incidendo così sempre meno sulla spesa pubblica, uno dei talloni d'achille di questo paese che tenta con affanno una via per rimanere agganciato all'Europa ed ai paesi economicamente di fascia più alta.

Tra le molte strade percorribili alcuni piccoli comuni hanno tentato, o stanno tentando, di rispondere in maniera creativa a questa nuova esigenza unendosi, sfidando l'imperante cultura del campanile a favore delle esigenze dei bilanci comunali.

Fuori Luogo raccoglie la sfida e prova in questo post a prevedere tre possibili soluzioni aggregative per Carmignano con i paesi padovani limitrofi, valutando benefici e criticità di ognuna delle tre proposte e rimettendo la scelta finale ai propri lungimiranti lettori.



Nuovo comune derivante dalla fusione di Carmignano e San Pietro in Gù

Abitanti: 12.200
Superficie territoriale: 32 km quadrati

Benefici: 
-Oltre alla non trascurabile dote della piscina che i guadensi porterebbero con sé, è importante segnalare come l'allargamento del confine tra Padova e Vicenza e l'allargamento della minaccia di cambiare provincia, aumenterebbe di molto il potere contrattualistico del nuovo comune verso Palazzo Santo Stefano. 
Ciò potrebbe rivelarsi strategico per ottenere benefici insperati dai singoli comuni (come vi suona il "Nuovo Ospedale di Spessa"?). 

Possibili punti deboli:
-Prima di tutto l'orgoglio. Sappiamo tutti come lo sport nazionale di entrambi i comuni sia quello di farsi belli nei confronti dei cugini confinanti: "nialtri ghemo a fermata dea Sita", "nialtri ghemo a ciesa col campanìe", "nialtri ghemo un muccio de rotonde", "nialtri ghemo el tabachìn nea stassiòn dei treni"... questioni ancestrali difficili da sradicare per costruire un popolo unito.  



Nuovo comune derivante dalla fusione di Carmignano e Fontaniva

Abitanti: 15.900
Superficie territoriale: 35,3 km quadrati

Benefici: 
-Finalmente un comune con le mani su entrambe le sponde del fiume Brenta che potrebbe sfruttare questo vantaggio geografico ponendo vantaggiosi dazi sul trasporto su gomma lungo il ponte e sul trasposto su remo via acqua.
-Unificazione del quartiere Boschi e fine delle secolari lotte tra Boschi est e Boschi ovest con seguente riunificazione delle famiglie divise da un segnale imposto dalla mappa stradale.

Possibili punti deboli:
-Tutti conosciamo la vicinanza culturale tra Fontaniva e Cittadella e come l'establishment fontanivese spinga da sempre in favore del rafforzamento dei rapporti coi cugini murati a scapito dei vicini d'oltrebrenta. L'unione con Carmignano potrebbe rivelarsi, a lungo andare, una fusione a freddo con moti clandestini che troverebbero terreno fertile dal bosco dei baini fino alla brenta del belgio.     



Nuovo comune derivante dalla fusione di Carmignano, Gazzo e Grantorto

Abitanti: 16.600
Superficie territoriale: 51,5 km quadrati

Benefici:
-Questo nuovo imponente comune diventerebbe di colpo il 10° più popoloso della provincia di Padova e il 3° più esteso per superficie.
-Con 11 sagre paesane distribuite nel corso dell'anno, una fiera franca, un' estate carazzortese in piazza e svariate rievocazioni venete, si farebbe largo quale capitale euganea del gusto e dell'intrattenimento!
-I risparmi si farebbero subito sentire grazie alla fusione degli uffici comunali ed ai tagli dei costi degli amministratori. Carazzorto sarebbe probabilmente la risposta più efficiente al taglio dei costi della spesa pubblica!   

Possibili punti deboli: 
-Su tutti l'unione linguistica: sappiamo come sia difficile mettere attorno a un tavolo un carmignanese un grantortese e un gazzense sperando che, parlando ognuno il proprio idioma, possano giungere ad un accordo senza sconfinare nella blasfemia.
-Il problema si estende alla segnaletica stradale: se a Carmignano il segnale che indica di fermarsi ad un incrocio è lo "STOP" i nostri cugini d'oltre cavalcavia ricorrono da sempre al ben più pratico "AO", ciò risulterebbe un costo per la standardizzazione della segnaletica e l'aggiornamento dei corsi di scuola guida.       

venerdì 31 ottobre 2014

UN PAESE IN PARTICOLARE - 2 - LA SOLUZIONE

LA SOLUZIONE DI VENERDI' 31 OTTOBRE

E' il momento di svelare anche il secondo particolare nascosto:



Dobbiamo ammettere che stavolta siamo stati piuttosto buoni ed infatti la soluzione corretta è stata data da più di un partecipante sia sul Blog che su Facebook.

Ma chi è riuscito a dare la risposta corretta per primo su questo Blog è stato il vincitore. 
Complimenti ad ANDREA B. ma il complimento si estende a tutti coloro che hanno saputo individuare il Palazzetto dello sport dei Boschi riconoscendo il particolare delle sue vetrate.

Continuate ad allenare la vista perchè la prossima volta saremo più esigenti! Buon week end a tutti! 



mercoledì 29 ottobre 2014

UN PAESE IN PARTICOLARE - 2

di GP F1

Seconda puntata del nuovo quiz di Fuori Luogo che vi invita a impegnare la vostra memoria fotografica nell'individuazione di un particolare del nostro paese.
Qui sotto c’è la foto di un particolare, di un dettaglio, di una sfumatura che dovranno in qualche modo indirizzarvi ad un preciso “spazio” di Carmignano. 

L’unico sforzo che dovete fare è quello di dare il nome esatto di ciò che “contiene” il nostro particolare.

PER PARTECIPARE: indicate nei commenti a questo post dove si trova il particolare nella foto qua sotto, ricordando di firmare i vostri commenti.

Venerdì sveleremo la soluzione indicando in nuovo post chi tra voi avrà indovinato!
Buon divertimento!



mercoledì 22 ottobre 2014

TUTTO UN ALTRO CALCIO: AFONSINHO, IL SOLO UOMO LIBERO

di Roberto Pivato


«Conosco solo un uomo libero nel mondo del calcio». A dire queste inequivocabili parole è stato niente meno che Pelé. L’uomo a cui faceva riferimento risponde al nome di Afonso Celso Garcia Reis, noto semplicemente come Afonsinho. Brasiliano, classe ’47, talentuoso centrocampista del Botafogo degli anni ’60 e ’70, fu uno dei tanti calciatori che non si sottomisero alla dittatura del maresciallo Castelo Branco, che caratterizzò un ventennio della storia del paese (dal ’64 all’ ’85). 
L’allora allenatore dei bianco-neri di Rio de Janeiro era Mario Zagallo, uno che aveva appena guidato la Seleção alla conquista della Rimet in Messico. Ma Zagallo era vicino alla giunta militare, così come il presidente della squadra. Questo creò un immediato attrito tra calciatore e mister, tanto che Afonsinho - oppositore del potere, studente di medicina, democratico e impegnato a sostenere le fasce deboli della popolazione -  fu minacciato di esclusione dalla squadra se non avesse modificato le sue abitudini, il suo stile di vita, il suo look (barba e capelli lunghi, troppo facilmente identificabili con l’aspetto stereotipato di un comunista) e le sue convinzioni. Da allora in avanti avrebbe dovuto preoccuparsi soltanto del fútbol. 
Facile compromesso, se davanti non ci fosse stato un uomo libero e fiero, ancor prima di un giocatore di classe. Afonsinho rifiutò. Fu estromesso dal Botafogo e costretto a smettere di prendere a calci un pallone. Continuò tuttavia imperterrito a prendere a calci chi per comandare si affidava a violenze e soprusi. Partendo da coloro che lo facevano nel mondo del calcio. I calciatori allora “appartenevano” totalmente al club; se perciò la società impediva loro di giocare, mettendoli fuori rosa come in questo caso, essi non avevano alcuna possibilità di cambiare squadra. Afonsinho non si dette per vinto ed iniziò una lunga battaglia legale, affiancato dal padre e da alcuni amici avvocati, per ottenere il diritto allo svincolo, cioè alla possibilità da parte di un calciatore di abbandonare una società per un’altra qualora lo desiderasse. Anche questa sua campagna gli costò molto: il posto in nazionale. Tuttavia Afonsinho vinse: i calciatori brasiliani divennero padroni del proprio destino calcistico.


Dopo il ritiro dai campi di gioco Afonsinho divenne psichiatra e si candidò anche in politica col Partito Socialista. Le sue lotte a favore dei più deboli e per la tutela dei diritti di tutti continuano ancora oggi, perché egli è un uomo libero nel mondo, non solo del calcio.

Fonte: brasile2014.actionaid.it
Sulla vicenda di Afonsinho esiste un documentario, in portoghese, del regista Oswaldo Caldeira: Passe Livre (1974).
Inoltre, Gilberto Gil ha dedicato una canzone ad Afonsinho, dal titolo Meio de Campo che potete ascoltare nel video pubblicato.

mercoledì 15 ottobre 2014

L'ESTATE STA FINENDO... ?

di Beniamino Fortunato


Giunta quest’anno alla sua undicesima edizione, la kermesse di gusto e intrattenimento che impreziosisce i mesi di estivi dei carmignanesi e dei cugini dei paesi limitrofi sembra quest’anno aver dovuto scontare una certa flessione di popolarità dovuta probabilmente a più di una ragione.

La prossima 499^ edizione della Fiera di San Valentino a Pozzoleone, il primo documento che cita la Fiera del Soco risalente al 1555 e l’appena trascorsa 68^ Festa di fine Estate a San Pietro in Gù, testimoniano come non sia necessariamente la longevità di una manifestazione a decretarne il calo di appeal.

Rimangono quindi delle responsabilità di analisi che un blog come questo non può esimersi dall’affrontare, responsabilità che ci portano a suggerire soluzioni concrete agli organizzatori carmignanesi.
Nel corso di un focus group svoltosi nella sede della nostra redazione e che ha coinvolto i maggiori esperti di divertimento del destra Brenta, sono quindi emerse delle strategia di rilancio dell’Estate Carmignanese che speriamo possano risultare utili a chi avrà l’onere di organizzarla nel 2015:

STRATEGIA 1: visto l’impatto del maltempo su una manifestazione di questo tipo si propone di individuare un luogo coperto sufficientemente grande da ospitare la kermesse in caso di pioggia.
Auditorium comunale?  

STRATEGIA 2: si consiglia di ripetere l’esperienza del mancato sfalcio del verde durante il periodo estivo promuovendo l’iniziativa in piazza con l’innovativo titolo: “Trova l’Estate Carmignanese”

STRATEGIA 3: dovesse verificarsi ancora la contemporanea fortunata presenza della manifestazione e di un grosso buco nella piazza si consiglia di promuovere un’attività serale di speleologia: "Alla ricerca del tesoro perduto di Don Bortolo"

STRATEGIA 4: visto l’interesse suscitato in piazza dalle baruffe estive tra autorità temporali e autorità spirituali di Carmignano si consiglia di cavalcare il filone proiettando gratuitamente e su maxi schermo tutte le avventure di Peppone e Don Camillo di Giovannino Guareschi

STRATEGIA 5: ci si chiede se tre mesi siano un periodo di tempo sufficiente a creare il giusto giro d’interesse che questa manifestazione merita. Si propone quindi di estendere il periodo di festa anticipandone l’inizio al Lunedì di Pasquetta e posticipandone la fine al 1° Novembre, giornata di Ognissanti.  

Il prezioso contributo sopra elencato è da ritenersi libero da diritti d'autore ed a completa disposizione dei visitatori del blog. 

venerdì 10 ottobre 2014

UN PAESE IN PARTICOLARE - 1 - LA SOLUZIONE

LA SOLUZIONE di VENERDI' 10 OTTOBRE

Ed ecco giunto il momento di svelare il particolare nascosto:




Tra tutti coloro che hanno partecipato soltanto una persona è riuscita a svelare il particolare nascosto!

Complimenti a DANIELE CAVALLI che ha riconosciuto dal frammento fornito uno dei ponticelli che collega Boschi con Grantorto, più precisamente il ponticello della ferrovia.

Un ringraziamento a tutti coloro che hanno accettato la sfida ed un invito ad allenare gli occhi per i prossimi quesiti de "Un paese in particolare".

lunedì 6 ottobre 2014

UN PAESE IN PARTICOLARE - 1

di GP F1

Ciao a tutti! Siamo tornati! Per riattivarvi e riattivarci su queste frequenze vi proponiamo qualcosa di altamente interattivo e curioso. Eccovi un gioco autoprodotto che speriamo stuzzichi la vostra curiosità e vi renda attivi partecipanti nella ricerca dell’esatta soluzione.  
Qui sotto c’è la foto di un particolare, di un dettaglio, di una sfumatura che dovranno in qualche modo indirizzarvi ad un preciso “spazio” di Carmignano. 
Quante volte sarete passati di lì? Quante volte lo avrete visto ma non osservato? Da quanto tempo è lì e nessuno di voi ci ha fatto caso? Forza, attivate la vostra memoria visiva, accendete i neuroni, sguinzagliate il vostro colpo d’occhio. 
L’unico sforzo che dovete fare è quello di dare il nome esatto di ciò che “contiene” il nostro astuto particolare. L’unica regola che abbiamo seguito è quella di non aver mai oltrepassato i confini comunali. Fiduciosi della vostra partecipazione, aspettiamo la soluzione!

PER PARTECIPARE: indicate nei commenti a questo post dove si trova il particolare nella foto qua sotto, ricordando di firmare i vostri commenti.

Venerdì sveleremo la soluzione indicando in nuovo post chi tra voi avrà indovinato!Buon divertimento!



mercoledì 11 giugno 2014

LOST IN TRANSLATION - Parte seconda

di GP F1


Continuazione del dialogo tra due (A e B) che abitano a Carmignano, conoscono il paese come le loro tasche ma non sanno di vivere in due epoche diverse.

N.B. Canzone consigliata durante la lettura: Piero Focaccia “Stessa spiaggia, stesso mare”

B: “Che caldo! Bagnetto e Brenta oggi? O per caso sei ancora disorientato dopo la nostra prima conversazione? Allora, che ne dici? Bagnetto o niente? ”.
A: “Non saprei, son senza bicicletta e di scarpinate a piedi non ne ho nessuna voglia. Sicuro che non si possa andare in treno pure lì? C’è poi la questione acqua……..in “busa” sarà ancora troppo fredda ed il Brenta è sempre il Brenta……….”.
B: “La Brenta, vorrai dire…….Anche qua, come di solito succede tra me e te, scatta la differenza. Una cosa, però, ci tengo a ribadirla…….di linee ferroviarie ne abbiamo due e tu devi ancora portarmi la controprova che smentisca tutto. Sei poi tu vuoi far l’ironico……Comunque….tornando al discorso di prima…….bagnetto o niente? Pensa che han pure montato il chiosco dei gelati al lido……..spettacolare!!
A: “Sorvolando la questione ferrovia barra ferrovie……..il chiosco dei gelati in “busa” non l’ho mai visto. Ma ti pare che uno si metta a vendere gelati in un posto così? Ma ancora non lo sai che adesso bisogna prendere il sole sdraiati in pendenza? Un mio amico da Sandrigo ha preso sonno dopo aver fatto il bagno e si è chiuso a fisarmonica………… ”.
B: “Questa poi……..la spiaggetta è spettacolare e con questo solleone si riempie sicuramente di gente!! Se poi rifletti un attimo……qualcosa di ingiusto questo posto ce l’ha: noi a fare il bagno e le lucertole al sole e a poche centinaia di metri camion e uomini che sudano spaccando pietre per il vaglio”.
A: “Sarà……ma di vagoni e uomini che spaccano pietre non ne ho visto neanche l’ombra…..anzi……quel palazzone senza finestre che si staglia all’orizzonte……..quello che sembra un’opera incompiuta…….è tutto fermo………..tutto arrugginito…..”.
B:”Mah, proprio non ti riesco a capire……..è tutto uno sferragliare e sgasare di camion e di uomini lì dentro……attento, io parcheggio la bici nelle vicinanze del vaglio, prendo la rincorsa e senza aspettare un attimo mi fiondo in acqua con tuffo a “clanfa”che un amico triestino mi ha insegnato…….se vuoi impararlo son lì….”.
A: “Mi ha sempre spaventato l’idea di tuffarmi in “busa”, dopo il primo metro di profondità l’acqua arriva a temperature siderali………per non parlare poi di quel colore plumbeo che assume appena il sole se ne va…….l’acqua profonda, anche se so nuotare, qualche brivido me lo regala sempre….”.
B:”Oggi non ci sono nuvole in cielo e il pericolo che l’acqua cambi colore proprio non lo vedo. E poi, altra cosa che continui a dire e che a me non piace……..sto termine che continui a usare….”busa”………sto posto è tutto tranne che una buca…………non per niente è stato soprannominato il “Lido di Carmignano”. Ci hanno addirittura scritto un articolo sul Gazzettino. Sai, con il “dancing” vicino all’acqua, anche il più scoordianto riesce in qualche passo di danza…”.
A:”Ahn…mancava pure il “dancing”………dopo il cinema, la chiesa che si è spostata, le due linee del treno, adesso anche i giornali parlano del Lido di Carmignano. Io non leggo spesso i giornali e ho la sensazione che tu mi stia prendendo in giro nuovamente……..Quando son andato l’ultima volta in “busa”…… mi son messo ad osservare………tra un bagno e un tuffo…….la zona assomiglia a tutto tranne che ad un lido. E’ un peccato perché sarebbe un laghetto fantastico se solo il livello dell’acqua fosse leggermente inferiore. Ma piano piano le cose stan migliorando…….c’è pure una ciclabile adesso!
B:”Son tutte ciclabili le strade…..ma dove vivi? Adesso mi son rotto……..ti ribadisco i miei propositi: uno, parcheggio bici al vaglio, due, denudamento e contemporanea rincorsa verso l’acqua e  per finire tre, tuffo bomba al lido……ci stai? Al limite, ci si vede nei pressi del gelataio……a dopo!!! Dai che se non hai voglia di nuotare un giro in pattino sarebbe l’ideale. Un mio amico potrebbe prestarcelo ben volentieri.”.
A:”Pattino? Vorrai dire moscone………ma che termini usi? Ma, secondo te, stiam parlando dello stesso posto? Lido di Carmignano……….come sempre, più ti parlo e più dubbi nascono………..E soprattutto, quello che più mi agita…….anche se non ci siam ancora incontrati una volta ho la netta sensazione di conoscerti da una vita………..”.

mercoledì 4 giugno 2014

TUTTO UN ALTRO CALCIO: ILUNGA MWEPU, LA FOLLE CORSA DEL LEOPARDO

di Roberto Pivato


Uno dei fermo immagine più famosi nella storia dei campionati del mondo di calcio: punizione per il Brasile quasi al limite dell’area, folta barriera dello Zaire; classica rincorsa lunga di Rivelino, specialista dei calci piazzati; fischio dell’arbitro romeno Rainea e all’improvviso un folle giocatore in maglia verde spezza prepotentemente la normalità di questa immagine calcistica. 
Questo turbatore della quiete pallonara corrisponde al nome di Ilunga Mwepu, numero due della nazionale dei “Leopardi” dello Zaire, alla loro prima e unica partecipazione mondiale. 
È il 22 giugno 1974, Gelsenkirchen, Germania Ovest. Il Brasile conduce comodamente, come da pronostico 3-0. Gli africani hanno già perso le precedenti due partite: onorevole 2-0 con la Scozia, umiliante 9-0 contro la Jugoslavia. La gara si avvia stancamente alla fine, mancano circa dieci minuti. Mwepu, dimentico di ogni buon senso, in preda ad un raptus di follia calcistica, scatta dalla barriera e va a dare un calcione al pallone che doveva essere invece calciato dai sudamericani. Lo stupore e l’ilarità per questo gesto sono generali. Perfino i calciatori carioca stentano a non ridere in faccia ai loro sprovveduti avversari. Il difensore viene ammonito, la punizione ribattuta senza esito e il match si conclude 3-0. 

Il fotogramma della punizione

Poteva andare molto peggio allo Zaire, si penserà. In realtà sarebbe bastato andasse peggio soltanto di una rete. La verità riguardo quel gesto apparentemente insensato era, contrariamente, molto amara e drammatica. 
Nello Zaire (l’attuale Repubblica Democratica del Congo per intenderci) regnava da anni Mobutu, un dittatore spietato che dei successi dei  verdi “Leopardi” aveva fatto un simbolo del suo regime. Lo stesso Ilunga ha rivelato come lui e i suoi compagni, convinti inizialmente di ottenere fama e ricchezza per la loro storica partecipazione iridata, dopo la batosta con gli slavi vennero minacciati dai sicari di Mobutu: se avessero perso con più di tre reti di scarto contro il Brasile non sarebbero più tornati a casa. Quel gesto, visto sotto questa luce, non fa più così ridere. 
Il terrore si era impossessato di Mwepu. 
Quella punizione era una concreta possibilità di cadere nel baratro. Cosa fare? Ora tutti ricordano lo Zaire per quel fatto curioso, ma voi cosa avreste fatto al posto del povero Ilunga: vi sareste fatti deridere da tutto il mondo o avreste preferito rischiare la pelle per un gol subito?

mercoledì 28 maggio 2014

ANCORA MULINO BIANCO

di Beniamino Fortunato



I NUMERI

I risultati delle comunali di Domenica 25 Maggio dicono che Carmignano continuerà ad essere amministrata dagli uomini affermativi e dalle donne affermative, passati da "Carmignano Positiva" del 2009 a "Sì Carmignano" del 2014, il cognome del Sindaco invece passerà da quello di Carolo a quello di Bolis. 
Per loro 2875 preferenze. 58 in più di 5 anni prima.
Al secondo e ultimo posto gli uomini e le donne di Carmignano Cambia Verso, lista civica dai non celati riferimenti progressisti che porta a casa 1503 preferenze. 538 in più della lista di area progressista di 5 anni prima.
In mezzo due liste candidate in meno, 5 punti percentuali di astensionismo in più che traducendo sono -255 schede dal 2009 al 2014.


L'ANTEFATTO

La campagna elettorale che ha preceduto questi numeri è stata una macchina del tempo che ha riportato alla mente battaglie da prima repubblica tra un polo di centro fagocitante e una sinistra rigorosa. 
Riconoscibilissime entrambe, ben distinte tra loro per stile comunicativo, idea di sviluppo territoriale, strategie di raccolta del consenso tra i paesani e mezzi economici in gioco.


L'OPINIONE

Ha vinto il Mulino Bianco.
Ha vinto chi è riuscito a far credere che i biscotti li fa Banderas in una campagna incontaminata tra le galline più intelligenti del mondo.
Continueremo a mangiare i biscotti che crediamo faccia Banderas che sono belli, sono tutti uguali e non fanno nemmeno schifo.
Ma hai mai assaggiato i biscotti che fa (davvero) mia zia? Alcuni vengono senza il buco, le uova con cui le fa vengono dal culo della gallina e mia zia te li serve in un canovaccio sgualcito. 
Però da quando li ho assaggiati io non ho più voluto avvicinarmi ad un taralluccio.


E SOPRATTUTTO

Papa Francesco si sarà meritato almeno un assessorato?  

martedì 20 maggio 2014

IL SEMINO BUSINESS, AGRICOLTURA E TECNOLOGIA (?)

di Fabio Marcolongo



Ti danno un semìno. Tutti abbiamo un’idea di com’è fatto un semìno, no? Chi, almeno una volta, non ha preso in mano un seme, per esempio un seme di zucca. Circa un centimetro, piatto, ruvido, bianco, leggero leggero...
Beh, questo semìno è diverso: intanto sembra di metallo, è liscio e freddo al tatto. Poi è spigoloso, un rettangolo, anzi un parallepipedo di circa 6-7 millimetri di lunghezza. E infine il suo peso. Hai presente quando fai per sollevare qualcosa che ti aspetti sia pesante e poi invece... ecco, una bicicletta in carbonio. Tu vai lì (non sai che è di carbonio) ti fai un’idea del peso rispetto alle dimensioni e alla tua “esperienza mentale” di altre bici che hai sollevato in passato. Poi la prendi, la alzi... leggerissima! E ti senti forte come Bud Spencer. Quello che ti frega è l’aspettativa, come sempre, nella vita.
Bene, il semìno di cui ti sto parlando è l’opposto dell’esempio della bicicletta: tu ti aspetti che sia leggero, fai per prenderlo in mano e non riesci a crederci: pesa un sacco! Tre chili! Un semìno così piccolo, neanche un centimetro... tre chili!
A fatica lo sollevo, tra l’indice e il pollice. Mi viene voglia di assaggiarlo, lo sfioro con la lingua... bleah... lo stesso retrogusto di “ferro bagnato” che ti si appiccica al fondo della gola quando viaggi in treno in una giornata di pioggia. Schifato lo riappoggio sulla scrivania insieme ai suoi fratellini: ce ne sono di blu e di arancioni. Altri hanno delle forme diverse, irregolari con una specie di “gambo” e sono neri: il modello “Cuculo Mimetico”. I peggiori.

Il direttore commerciale della ditta è seduto di fronte a me. Gli chiedo: ≪Mi rispiega come si coltiva?≫. ≪Con piacere! É molto semplice: fai una gettata di cemento di circa 50 centimetri per 40, dentro ci inserisci questo semìno, e il giorno successivo nasce il baracchino. Bello, alto circa un metro, un metro e dieci. Abbiamo semìni di due qualità: quelli che costano poco, quelli “matti”, che nascono senza il “frutto”, e quelli più cari, che il “frutto” ce l’hanno già: una macchina fotografica da 20,1 Megapixel. Volendo fa anche i video in Full-HD, 1080p a 50 fotogrammi al secondo! Qui a Carmignano avete acquistato il modello “Start&Stop”, quello arancione con il led lampeggiante≫.
Di fronte alla mia meraviglia, da bravo venditore, quell’ometto calvo e tondo, non perde occasione per esaltare le caratteristiche dei suoi prodotti con una (discutibile) battuta di repertorio: ≪Probabilmente, lei ora si starà chiedendo che senso ha piantare tanti baracchini vuoti lungo le strade. Le rispondo subito: servono per “seminare il dubbio” tra gli automobilisti che non sanno se verranno “beccati” oppure no! Hahaha... “seminare”... l’ha capita?≫. Io non reagisco, incredulo, continuo a fissare quei semìni sopra al tavolo. Lui ripete ancora una volta la parola “seminare” facendo il “gesto delle virgolette” con indice e il medio di entrambe le mani piegati “ad uncino”, all’altezza dei miei occhi. Poi riprende il suo monologo: ≪Gli altri, quelli buoni, quelli più costosi, invece servono per... “seminare il panico” tra gli automobilisti... hahaha...≫. Ripete la parola “seminare” e anche il “gesto delle virgolette”. Forzo un sorriso, lo ringrazio per la disponibilità e ci mettiamo d’accordo sui dettagli per lo storyboard dell’animazione video che andrò a realizzare.


Che strana giornata. Tornando a casa imbocco via San Pio X e vedo un signore in mezzo alla strada, immobile, pietrificato, con lo sguardo perso nel vuoto. Mi fermo e gli chiedo: ≪Tutto a posto? Le consiglierei di spostarsi, di mettersi lì, sul ciglio...≫. Ma lui sembra non sentirmi, e senza distogliere lo sguardo dal vuoto dice: ≪Sa, dovevo trovarmi con un mio amico... davanti alla chiesa... cioè, al campo del Carmenta, quello della cartiera... cioè, davanti al cinema di Carmignano,... cioé...≫. Mentre parla, forzo un sorriso, gli faccio un cenno di comprensione e, con la massima indifferenza, ingrano la prima e piano piano parto. Che strana giornata.  

mercoledì 14 maggio 2014

LOST IN TRANSLATION (SALTARE 100 ANNI IN UN GIORNO SOLO)

di GP F1


Dialogo tra due (A e B) che abitano a Carmignano, conoscono il paese come le loro tasche ma non sanno di vivere in due epoche diverse.

A: “Ciao B, siccome mi sembra che abitiam nello stesso paese, decidi tu dove ci incontriamo così ti raggiungo……”.
B: “Ok, facciam in piazza o da qualche altra parte?”.
A: “In piazza va più che bene, davanti alla chiesa?”.
B: “Allora in via S.Pio X, vorrai dire?”.
A: “Aspetta, la piazza è in Via Marconi, la chiesa è la prima cosa che vedi anche dal cavalcavia della provinciale, si staglia di netto proprio sullo sfondo della rotonda delle macine. Una cliccata con Google Street View e risolverai tutto…”.
B: “Rotonda, macine, cosa c’è di stretto da guardare? Ma come parli? Non riesco proprio ad orientarmi. La chiesa non può essere in piazza è in via S. Pio X. Fidati……”.
A: “Ma se è pieno di case in Via San Pio X, ti rendi conto di cosa stai dicendo??!! La chiesa è l’edificio più imponente di tutto il paese…”.
B: “Imponente, vabbè che ha anche il campanile ma secondo me ne esistono di cose più alte in giro……”.
A: “Campanile? La smetti di farneticare!?”.
B: “Adesso mi hai proprio stancato, ti saluto che mi preparo la roba per la partita……”.
A: “Dove giocate?”.
B: “In casa, al campo della Cartiera, e speriamo bene”.
A: “Come mai lì? Continui con il tuo scherzo o parli seriamente? La prima squadra gioca dietro al centro giovanile da anni, tribuna sopra gli spogliatoi per far sentire ancora di più il calore del pubblico di casa……”.
B: “O la smetti o la smetti. Noi si gioca al campo della cartiera e il pubblico se ne sta ai lati del campo. Per quanto riguarda gli spogliatoi non so di che cosa tu stia parlando che sia caldo o che sia freddo un tuffo bomba nel fosso e via di bruschetto…..spogliatoi...”.
A: “Continuo a non capire se stai facendo sul serio o stai impazzendo del tutto, non conosci il centro giovanile? Ci hanno addirittura costruito un campo di pallacanestro…., utile d’estate ma d’inverno i basketball players usano il Palazzetto ai Boschi”.
B: “Palazzetto……..e che roba sarebbe? Se ci son solo le casette a schiera della nostra working-class.Hai altro da inventarti? Il palazzetto……al massimo sarà un palazzotto…”.
A: “Mah, vorrei dirti che ai Boschi ci sta un palazzone……….ma non completo la rima perché ti rispetto e comunque non abbiamo ancora deciso il posto del nostro futuro incontro”.
B: “Se dici……visto che ormai abbiam fatto una certa……..facciamo domani davanti al cinema visto che sei stato tu a chiedermi di incontrarci in piazza. E se ci riesci, passa prima delle otto e mezza che al limite ci becchiamo l’ultimo spettacolo”.
A: “Cinema? Tu stai facendo un cinema……….Al limite spediscimi un SMS o una mail perché domani son via tutto il giorno e non ti assicuro che io riesca a liberarmi in tempo. Mancava proprio il cinema……..ma dai…….”.
B: “Non è la prima volta che ti sento usare termini che proprio non capisco. Ma ritornando al discorso di prima, ritornando al cinema, è davanti al comune, ma se vuoi ti dico che al suo posto, cosa posso inventarmi……….al posto del cinema c’è una ferramenta”.
A: “Perché, non c’è? Ahn sì, è vero, in piazza vicino al comune per te non c’è neanche il duomo……”.
B: “ E si ritorna all’inizio, ascolta, non so più come faremo a incontrarci, tagliamo la testa al toro. Restando a ciò che mi racconti, nel tuo paese ci sarebbe un palazzetto, una chiesa in piazza ed un campo sportivo all’ultima moda. Nel mio c’è un cinema, che a te non risulta……"
A: “Allora cambiamo luogo di nuovo……….stazione dei treni?”.
B: “Ok, e già che si sono, per tranquillizzarti un po’ e guarire il tuo disorientamento ti offro un viaggio breve e rilassante in mezzo a campi di verde e sbuffi di vapore: il biglietto andata e ritorno per Piazzola te lo offro io……”
A: “Hai intenzione di dirottare un treno? Come fai ad arrivare a Piazzola se, lasciandoti alla spalle la stazione, a destra vai a Vicenza e a sinistra arrivi a Cittadella……….”
B: “ Lo vedi che hai perso l’orientamento?! Respira profondamente, calmati che domani in qualche modo ci becchiamo……”
A: “Siccome ti sento molto male, al limite prova a collegarti via Skype o domandami l’amicizia su Whatsapp.
B: “ Adesso son io quello disorientato……..ci si sente…”.


TO BE CONTINUED