mercoledì 22 ottobre 2014

TUTTO UN ALTRO CALCIO: AFONSINHO, IL SOLO UOMO LIBERO

di Roberto Pivato


«Conosco solo un uomo libero nel mondo del calcio». A dire queste inequivocabili parole è stato niente meno che Pelé. L’uomo a cui faceva riferimento risponde al nome di Afonso Celso Garcia Reis, noto semplicemente come Afonsinho. Brasiliano, classe ’47, talentuoso centrocampista del Botafogo degli anni ’60 e ’70, fu uno dei tanti calciatori che non si sottomisero alla dittatura del maresciallo Castelo Branco, che caratterizzò un ventennio della storia del paese (dal ’64 all’ ’85). 
L’allora allenatore dei bianco-neri di Rio de Janeiro era Mario Zagallo, uno che aveva appena guidato la Seleção alla conquista della Rimet in Messico. Ma Zagallo era vicino alla giunta militare, così come il presidente della squadra. Questo creò un immediato attrito tra calciatore e mister, tanto che Afonsinho - oppositore del potere, studente di medicina, democratico e impegnato a sostenere le fasce deboli della popolazione -  fu minacciato di esclusione dalla squadra se non avesse modificato le sue abitudini, il suo stile di vita, il suo look (barba e capelli lunghi, troppo facilmente identificabili con l’aspetto stereotipato di un comunista) e le sue convinzioni. Da allora in avanti avrebbe dovuto preoccuparsi soltanto del fútbol. 
Facile compromesso, se davanti non ci fosse stato un uomo libero e fiero, ancor prima di un giocatore di classe. Afonsinho rifiutò. Fu estromesso dal Botafogo e costretto a smettere di prendere a calci un pallone. Continuò tuttavia imperterrito a prendere a calci chi per comandare si affidava a violenze e soprusi. Partendo da coloro che lo facevano nel mondo del calcio. I calciatori allora “appartenevano” totalmente al club; se perciò la società impediva loro di giocare, mettendoli fuori rosa come in questo caso, essi non avevano alcuna possibilità di cambiare squadra. Afonsinho non si dette per vinto ed iniziò una lunga battaglia legale, affiancato dal padre e da alcuni amici avvocati, per ottenere il diritto allo svincolo, cioè alla possibilità da parte di un calciatore di abbandonare una società per un’altra qualora lo desiderasse. Anche questa sua campagna gli costò molto: il posto in nazionale. Tuttavia Afonsinho vinse: i calciatori brasiliani divennero padroni del proprio destino calcistico.


Dopo il ritiro dai campi di gioco Afonsinho divenne psichiatra e si candidò anche in politica col Partito Socialista. Le sue lotte a favore dei più deboli e per la tutela dei diritti di tutti continuano ancora oggi, perché egli è un uomo libero nel mondo, non solo del calcio.

Fonte: brasile2014.actionaid.it
Sulla vicenda di Afonsinho esiste un documentario, in portoghese, del regista Oswaldo Caldeira: Passe Livre (1974).
Inoltre, Gilberto Gil ha dedicato una canzone ad Afonsinho, dal titolo Meio de Campo che potete ascoltare nel video pubblicato.

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