di Roberto Pivato
Sarnano è un piccolo comune di collina in provincia di
Macerata, al centro dei Monti Sibillini, con poco più di tremila abitanti. Un
borgo medievale caratteristico che offre come principali attrazioni una
stazione termale e una sciistica. Uno dei molteplici piccoli comuni italiani
ignoti per lo più a chi non è delle vicinanze… un po’ come nominare Carmignano
ad un marchigiano. A Sarnano c’è uno stadio di calcio intitolato ad un certo
Mario Maurelli. E anche questo nome vi dirà poco niente.
Maurelli era un
arbitro tra i più noti negli anni ’40, sia a livello nazionale che
internazionale. È il periodo buio della seconda guerra mondiale, l’Italia, dopo
l’armistizio dell’8 settembre ’43, è invasa dalle truppe naziste; il calcio è
cosa che non appartiene più alla vita di tutti i giorni, non è più normalità.
Eppure un giorno, alla porta dell’arbitro Maurelli, bussa un ufficiale tedesco
che vuole organizzare una partita tra le sue truppe e una squadra di giovani
del luogo, per sollevare il morale dei suoi soldati, abbattuti per il lungo
conflitto e per la distanza da casa. Piccolo particolare: i giovani di Sarnano
sono tutti o renitenti alla leva o partigiani.
Naturale perciò che Maurelli
pensi ad una trappola per attirarli e arrestarli. Il tedesco però garantisce
che finito l’incontro saranno tutti liberi di andarsene, ma la partita si deve
fare. Un rifiuto è impossibile, così Maurelli, attraverso il fratello
partigiano Mimmo, riesce a racimolare undici tra combattenti e fuggiaschi che,
seppure a malincuore e col terrore di essere deportati, accettano di disputare
questo match tanto voluto dai loro nemici. Per rassicurarli Maurelli garantisce
che l’arbitro sarà lui e che giocherà pure il fratello. Così il 1 aprile ’44 a
Sarnano va in scena una strana partita di calcio. I tedeschi si dimostrano dei
veri e propri brocchi; gli italiani non vogliono però approfittarne per timore
di ritorsioni, ma dopo pochi minuti Grattini di testa non può non mettere
dentro.
A pochi minuti dal termine il risultato è ancora di 1-0. Maurelli nel frattempo
ha espulso il fratello e un tedesco per reciproche scorrettezze. I marchigiani
capiscono che bisogna far pareggiare i nazisti: la partita da vincere è ben
altra che quella di pallone.
Così è Libero Lucarini, schierato terzino, che
decide di dare una mano ai suoi avversari e nemici, scivolando appositamente e
lasciando via libera all’attaccante teutonico che sigla il pareggio. Maurelli
fischia subito dopo la fine della gara: i tedeschi rimangono al campo a
ristorarsi, mentre partigiani e renitenti se la danno a gambe levate e tornano
in montagna. Poco più di un anno dopo il copione si invertirà, ma quel giorno,
per i ragazzi di Sarnano, la vera vittoria fu non vincere.
Nb: su questo episodio, oltre ad alcuni racconti in rete su
blog o siti, esiste un documentario di Umberto Nigri, intitolato “La leggenda
di Sarnano”, in cui due dei protagonisti della partita, Libero Lucarini e Mimmo
Maurelli, forniscono la loro testimonianza sull’accaduto.
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