martedì 18 febbraio 2014

TUTTO UN ALTRO CALCIO: BRUNO NERI, UN CALCIATORE, UN PARTIGIANO, UN UOMO

di Roberto Pivato



Questa foto è stata scattata nel 1931 a Firenze. Ritrae i giocatori di Fiorentina e Admiral Vienna schierati a centrocampo prima di disputare un’amichevole per l’inaugurazione del nuovo stadio. Quello stadio, che ora noi tutti conosciamo come Artemio Franchi, era inizialmente intitolato a Giovanni Berta, uno squadrista locale. I calciatori stanno compiendo il saluto romano ai gerarchi fascisti in tribuna. 
C’è però una particolarità a guardare bene: non tutti stanno col braccio alzato, il quarto ragazzo da sinistra rimane con le braccia lungo il busto. Quel ragazzo ha solo 21 anni e si chiama Bruno Neri, è nato a Faenza ed è stato acquistato dalla Fiorentina nel 1929. Coi viola guadagnerà la promozione in serie A e rimarrà in riva all’Arno fino al 1936, passando poi alla Lucchese e al Torino, dove, nel 1940, chiuderà, causa infortuni, la sua carriera professionistica. 


Bruno Neri è un mediano ordinato e con una grande visione di gioco. Le sue doti gli regaleranno anche tre convocazioni in nazionale, la prima risalente al 1936. Oltre al calcio le sue grandi passioni sono la letteratura, la poesia, l’arte. Conosce numerosi artisti, letterati e giornalisti e, anche grazie a loro, comincia a maturare il suo antifascismo che si manifesterà pubblicamente per la prima volta proprio in quella foto. Bruno torna a Faenza nel ’40 e riprende col calcio nella squadra locale. La guerra però irrompe con tutta la sua devastazione e Neri, dopo l’armistizio, decide di diventare partigiano, col nome di “Berni”. Il suo battaglione è stanziato nei pressi della Linea Gotica e, come compito principale, ha quello di recuperare il materiale dei lanci alleati. Bruno fa la spola tra gli Appennini e Faenza dove gioca il campionato Alta Italia del 1944, non ne potrà disputare altri. 
L’ultima presenza sul campo da calcio risale al 7 maggio, a Bologna; poco più di due mesi dopo (il 10 luglio), farà l’ultima comparsa della sua esistenza. “Berni” sta salendo per un sentiero in ricognizione, assieme al compagno Vittorio Bellenghi “Nico”, quando una pattuglia tedesca li vede. Inizia una sparatoria in cui hanno la peggio i due italiani. 


Sul luogo rimane una lapide a commemorare i due partigiani uccisi. A noi rimane il ricordo di un uomo grande, con la chiara decisione propria dei semplici, degli umili. Magari non un grande campione, non un fuoriclasse che ha vinto tutto, ma semplicemente un ragazzo di 21 anni, col coraggio di mostrare la propria dissidenza di fronte ad un regime ben più grande di lui. Ci rimane una foto che vale più di tante parole. 
Per chi volesse saperne di più sulla vicenda di Bruno Neri consigliamo il libro di Massimo Novelli dal titolo “Bruno Neri, il calciatore partigiano”.

2 commenti:

  1. leggo sempre molto volentieri perché molti pensieri mi emozionano e mi richiamano ciò che può rendere degna una persona

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  2. La storia della nostra patria, prima durante e dopo la "brutalità nazista", è fatta proprio dalle persone che hanno fatto un baluardo con la loro semplicità e umiltà.
    Un baluardo che la presunzione nazista non ha saputo vincere.
    Grazie a tutti voi per l'opera di condivisione.

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