Pedalate in prosa attraverso un paese
dell’Alta
Esterno giorno di un tardo Sabato
pomeriggio di metà Luglio: vista da dietro una bici olandese con cestino
percorre senza nessuna fretta le tremolanti vie d’asfalto di una Carmignano che
si fa bella per la serata estiva. E’ l’occasione ideale per osservarla facendo
lucide considerazioni su quel che mostra, tenendo sempre le mani ben salde sul
manubrio.
Il quartiere Boschi, per primo: non
è molto diverso da una piccola e secca Venezia e sembra studiato per abbattere
il desiderio di pedalare verso quel ramo del nostro fiume, tant’è che i
marciapiedi non fanno parte della cultura “boschiva” ed il quartiere si dona,
arreso, ad auto e furgoni come fa Venezia con traghetti e gondole. E’ così che provare
a raggiungere in bici Ceo Pajaro, senza essere costretti a staccare il piede
dal pedale in segno di resa, è impresa degna di Binda o Girardengo.
Nulla però in confronto alla
presa della libera frazione di Camazzole che, fatta in bicicletta, mette a
confronto diretto ciclista e macchina in una giostra in cui i primi, ed a volte
anche i secondi, hanno facoltà di scegliere da quale lato della strada
partecipare alla tenzone: da sinistra per vedere negli occhi i potenziali
investitori, da destra per affrontare al buio i potenziali disarcionatori.
Dove invece gli spazi per
ciclisti e pedoni non mancano è il distinto viale Europa in cui, dalla rotonda
omaggio al sollevatore di pesi fino al monumento omaggio ai nostri caduti, i
viaggiatori a bassa emissione inquinante possono disporre di piste più che
sufficienti a preservare la loro sicurezza. Altrettanto non si può dire per la
loro digestione, messa a ferro e fuoco dal dunoso progetto dell’Ingegner
Dromedari che sembra causare più di un problema di rigurgiti a chi percorre la
via nella sua interezza. Singhiozzanti ma almeno vivi, alla meta!
A metà fra i primi due casi ed il
terzo si inserisce viale Martiri che porta onore al proprio nome soltanto per
un pezzo, quello che dal distributore va verso la statale mentre la parte
restante si contorna di piste ciclabili e pedonali rosse mattone che le danno
un taglio molto casual e che ben si abbinano allo stile espressionista
dell’informe rotonda che alleggerisce la struttura imponente della via.
Percorrendolo sui pedali, il
paese regala anche piacevoli sorprese quale la scoperta di come un distributore
automatico di latte posizionato in una rilassata via centrale, come via Don
Milani, possa diventare un luogo di imprevedibile socialità per il popolo delle
bottiglie trasparenti con tappo a vite che si ritrova a fare rifornimento di
latte dando luogo a sani riti di condivisione delle quotidiane abitudini
alimentari.
L’olandese con cestino finisce lì
vicino la sua corsa, legata ad una rete metallica di quelle verdi mentre il suo
lucido Cavaliere ciabatta con poca eleganza verso un’acqua e menta gassata con
ghiaccio prima di andare a farsi bello, anche lui, per la serata estiva.
La prosa, più della poesia, si
nutre di precarietà.
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