La vita e le opere di Giuseppe Monegato
Queste pagine vogliono raccontare
una storia. La storia di un artista scomparso più di quarant’anni fa,
carmignanese d’adozione che, vivendo nel nostro paese, vi ha lasciato delle
tracce ben definite che noi tutti abbiamo certamente incontrato nel corso della
vita in paese, riconoscendo in esse qualcosa di affascinante, misterioso,
perfino pauroso direbbero alcuni. Questa è la storia di Giuseppe Monegato.
Nacque a Fontaniva nel 1903 ma
visse la maggior parte della sua esistenza a Carmignano dove lavorò come
portiere della grande Cartiera, mestiere a cui arrivò dopo averne fatti altri:
contadino ed infermiere. Arrivò alla Cartiera dopo l’esperienza della guerra
che lasciò in lui una parte delle sensazioni che riversò nelle sue opere.
Chi lo ha conosciuto parla di un
uomo buono, dalla capigliatura leonina il volto scarno e lo sguardo acuto.
Incontrandolo si aveva la sensazione di una persona burbera, assorta spesso nei
suoi pensieri e che lasciava intendere che non avrebbe parlato volentieri con
gli altri. In effetti sarebbe servito scostare quella sua superficiale parete
di ghiaccio per aprire la porta della sua anima e farsi accogliere dal calore
della sua arte.
Rileggendo le parole che
racchiudeva nel suo diario si ha l’impressione di riconoscere le virtù di un
uomo delle nostre parti, molto legato alla sua terra, alle sue tradizioni, alla
famiglia; con le angosce che possono affliggere la vita di chi ha vissuto gli
orrori della seconda guerra mondiale.
Conosceva a memoria la Divina
Commedia di Dante e fu sui personaggi e sulle vicende narrate nel canto
dell’Inferno che plasmò le sue esigenze espressive lavorando la creta fino a
costruire più di 100 statue, le prime 17 in soli 25 giorni: urgenza espressiva
che lo portò ad ammalarsi e dover interrompere il suo lavoro per un periodo.
Molte delle sue opere furono
realizzate direttamente sul luogo di lavoro ovvero la portineria della Cartiera
e questo permise a Monegato di farle conoscere agli operai che ci passavano
davanti quattro volte al giorno e lascia a noi immaginare quali emozioni
accompagnassero gli operai nell’entrare in fabbrica salutati dai volti
dell’Inferno dantesco.
Lavorò anche sui Promessi Sposi
di Alessandro Manzoni ricavandone 92 sculture. Promessi Sposi e Divina Commedia
le due opere più importanti della nostra storia italiana, le più conosciute
perché si imparano a scuola e le più preziose in un periodo storico come quello
del dopoguerra in cui era necessario ricostruire un paese partendo da una
cultura comune.
Se le opere sui Promessi Sposi
sono perlopiù andate perdute, le opere dantesche hanno accompagnato noi
carmignanesi in luoghi importanti per la nostra comunità attraverso le
esposizioni che si sono tenute nel corso degli anni nelle scuole medie o nella
sede municipale dove per un certo periodo di tempo (fino al 2002) hanno
rischiato di venire dimenticate in un sottotetto, ostaggio della scarsa
consapevolezza di chi avrebbe dovuto preservarne il valore dopo il lascito
fatto da Monegato.
Ma l’opera più imponente e
insieme misteriosa, Monegato l’ha resa visibile a tutti, fino ai giorni nostri.
Fece infatti della propria casa un’opera d’arte progettandola per intero in Via
Roma. Negli anni la si è chiamata in mille modi differenti a seconda della
suggestione lasciata negli occhi di chi la vedeva: casa piena di magia per i
più piccoli, piena di misteri e leggende per i giovani che spesso vi sono
entrati di nascosto alla ricerca di qualcosa da scoprire, piena di storia ed
arte per i più consapevoli.
Ciò che colpisce della casa di
Giuseppe Monegato è la scritta che accoglie all’entrata “il tuo cielo sia
sempre sereno”, sono le straordinarie colonne ondulate della facciata
principale, sono gli affreschi conservati al suo interno, ma soprattutto è la
collocazione del tutto sorprendente di questa gemma artistica posta tra case e
luoghi quanto mai rassicuranti e familiari.
Ed è in questo forse la grandezza
di “Bepi” Monegato, l’aver portato la sua fantasia artistica a contatto col
quotidiano, con la normalità della gente del paese che ha avuto il dono di
vivere la sua arte senza l’impegno di visitare i musei di qualche grande città
ma soltanto sfiorandola con sguardi più o meno attenti nel corso delle azioni
di ogni giorno.
La produzione artistica e la
vicenda umana di Monegato non si può esaurire nella brevità di queste pagine e
rimandiamo per questo voi lettori a scoprirne di più attraverso il volume “Un
viaggio negli inferi” edito per la collana “SculturAdarte”, curato da Annalisa
Verza, nipote dell’artista, edito nel 2006 col patrocinio del Comune di
Carmignano di Brenta e della Regione Veneto e realizzato col contributo di
“C.E.CAR”.
A conclusione riportiamo alcuni
versi di una poesia scritta da Pino Cervato, appassionato amico di Monegato, a
presentazione di una mostra postuma dell’artista. Con questa poesia così come
con gli incontri che abbiamo avuto la fortuna di avere con Pino Cervato sarà
più semplice pensare di aver conosciuto questo nostro artista morto nel 1969 ma
ancora così presente nei nostri occhi.
Per chi lo incontrava per strada con quel suo incedere che ti faceva
pensare più ad un uomo che andasse che camminasse
La sua figura pesante del tutto in lui lo faceva apparire come un uomo
riottoso burbero riservato austero
Ma se avevi la fortuna di avvicinarlo così come poi l’ho avuta io si
riusciva a scostare quella parete di ghiaccio di aprire la porta per entrare
nella casa della sua anima
Allora tutto il calore della sua arte illuminandoti ti riscaldava
Ed è così che lo rivedo ed è così che lo ricordo un uomo che rubava
qualche spazio del tempo del suo lavoro per dedicarlo alla musa della sua arte
la scultura
Questi era Giuseppe Monegato o meglio ancora Bepi Portinaro perché
portiere della Cartiera di Carmignano era la sua professione
Ora riposa nel cimitero di Fontaniva dove era nato ma resterà nel cuore
di tutti noi carmignanese d’adozione e di fatto
Resterà nel cuore di tutti noi ripeto il dono di quel canto della
Divina Commedia che egli ha fatto rinascere con la sua sacra mano d’artista
Che ha fatto rinascere ripeto dalla creta dall’argilla dalla terra
Questa nostra comunità carmignanese come del resto un po’ tutte le
comunità
Quando l’ultimo ritocco di una campana quando l’ultima zolla di terra
ricopre gli spiriti più belli
Le anime più vere dei suoi non pochi concittadini
Chiude sempre l’ultima pagina del libro della loro vita con questa
fredda ingiusta parola Silenzio
Questo è il mio ricordo questo è il mio addio caro grande nostro amico.
Pino Cervato