Intervista ad Irene
Ciao Irene, dove ti trovi e cosa fai?
Vivo a Praga da un anno e mezzo,
sono insegnante di lingua e cultura italiana all'Istituto italiano di Cultura
di Praga.
Dopo un Master in Didattica
dell'italiano mi sono chiesta: e adesso? Praga è arrivata sul mio cammino in
maniera casuale, non avevo mai considerato la possibilità di viverci,
semplicemente ho inviato il mio curriculum come in molti altri posti, ho
passato un colloquio di selezione e mi sono detta: perché no?
Quali sono stati i motivi principali che ti hanno spinta a trasferirti
all’estero?
La scelta di vivere all'estero è
stata dettata da motivi differenti: da una parte la maggior facilità di
svolgere il mio lavoro all'estero in quanto insegnante di italiano per
stranieri, dall'altra la grande difficoltà attuale di inserirsi nel sistema
d'insegnamento pubblico in Italia. Inoltre la possibilità di vivere all'estero
mi ha da sempre incuriosita e attratta, trovo infatti che sia una grande
opportunità poter ricevere nuovi stimoli, vedere, toccare, sentire,
sperimentare e anche scontrarsi con cose nuove.
Com’è Praga vista con gli occhi di una ragazza italiana che ci vive?
Vivere all'estero non è sempre
facile, nonostante la Repubblica Ceca sia a soli 900 km da Carmignano le
differenze culturali si fanno notare. Generalmente gli italiani identificano la
Repubblica Ceca con Praga, i locali notturni con annessi e connessi e la birra
a fiumi. Non voglio certo dire che questo non sia vero, anzi, ma Praga è una
città di un milione e mezzo di abitanti, il centro culturale e politico della
Repubblica Ceca ed è sicuramente una città molto dinamica ed attiva. In giro
per la città ci sono centinaia di teatri, manifestazioni, eventi, concerti e
festival interessanti, solo che non bisogna cercarli tra le folle di turisti a
Piazza San Venceslao. Come spesso capita, la Praga turistica non è l'animo di
Praga, anche se la città vive di questo e sa bene come spremere i turisti.
Se da una parte quindi le
opportunità di fare qualcosa di nuovo o di intraprendere una qualsiasi esperienza
non mancano, come in ogni grande città c'è anche l'altra faccia della medaglia.
Qui manca la familiarità e il contatto umano di persone che sono cresciute
insieme a te, non esiste il senso di una comunità che ti sostiene e ti
appoggia: un esempio molto banale è che nessuno conosce i propri vicini di casa
o non ci si può aspettare di incontrare un amico casualmente per strada o al
bar e fare quattro chiacchiere, senza contare che la mentalità ceca è parecchio
diversa dalla nostra.
E come sono i cechi? È stato difficile
rapportarsi con loro?
Generalmente i cechi tendono ad
essere riservati e introversi, quando conoscono una persona hanno bisogno di
prendere le misure e di stabilire un contatto krok za krokem (passo dopo
passo), ma quando si diventa amici, la loro amicizia non è mai superficiale,
anche se bisogna considerare che la fase di limbo può durare molto a lungo! I
cechi inoltre amano organizzare tutto per tempo, pianificano gli eventi, anche
gli incontri al bar con gli amici, e per questo possono sembrare poco spontanei
e all'inizio per uno straniero è un po' disorientante. Un'altra cosa
fondamentale per loro è la natura, le escursioni, i boschi e la loro casa di
campagna, ogni ceco ha una chata fuori città, adorano le montagne e gli
sport invernali. Insomma sono un po' degli orsi selvatici, ma sicuramente dal
cuore buono!
Alla fine ti ritieni soddisfatta della tua scelta? Pensi di tornare “a
casa” o di rimanere all’estero?
Il segreto di vivere fuori dal
proprio paese, in base a quanto ho potuto apprendere attraverso la mia
esperienza, sta nel ricreare una micro-comunità con cui condividere esperienze,
idee, emozioni. A Praga, dopo una fase inospitale in cui ho dovuto cercare il
mio spazio, ho trovato un equilibrio e una rete sociale che mi sorregge e per
ora non penso di ritornare in Italia. Conoscendo la mia indole so anche che mi
piacerebbe sperimentare altri posti e altre culture, fermo restando che non
rinuncerei mai al mio lavoro, perché sono riuscita ad ottenere proprio quello
che volevo, un lavoro dinamico, creativo, indipendente e autogestibile, che mi
dà la possibilità di stare con la gente e spesso di conoscere persone
straordinarie.
Insomma, vivere all'estero
comporta sempre una scelta, il dilemma è decidere tra appartenere o andare, con
i piaceri e i dispiaceri che accompagnano entrambe le possibilità. Fare
un'esperienza all'estero è sicuramente formativa a 360 gradi, bisogna provare
per conoscere e come dice Kureishi “se non si lasciasse niente o nessuno non ci
sarebbe spazio per il nuovo” (da “Nell'intimità”).