di Roberto Pivato
La notte tra il 7 e l’8 marzo 1944 i fascisti bussarono alla
porta di Carlo Castellani (Montelupo Fiorentino, 15/01/09 – Mauthausen,
11/08/44), nella minuscola frazione di Fibbiana, all’interno del piccolo comune
di Montelupo Fiorentino. Era un’operazione di rastrellamento in piena regola,
provocata dal grande sciopero nelle fabbriche del 3 marzo, indetto dal CNL
nazionale. Cercavano David Castellani, nonno di Carlo, socialista convinto e
noto anche al regime. Ma il vecchio stava poco bene, così fu il nipote, allora
trentacinquenne a prendere il suo posto sulla camionetta nera. Credeva di
tornare subito nella sua abitazione, dopo aver date le spiegazioni richieste in
caserma, invece il suo triste destino fu ben diverso e simile a quello di molti
altri antifascisti dell’empolese. Prima tappa Firenze, schedatura da parte
delle SS e conseguente deportazione a
Mauthausen. Con lui quasi cento empolesi con l’unica colpa di essere
antifascisti. Non fece più ritorno il giovane Carlo. Morì pochi mesi dopo nel
famigerato campo di concentramento.
Lui che era stato il più grande attaccante dell’Empoli, ma un
uomo normale, come tanti altri, se ne andò proprio come tanti altri: vittima
della crudeltà e della lucida follia sterminatrice del nazifascismo. Iniziò a
giocare con la formazione empolese, appena formatisi, nei campionati regionali
e con le sue reti (16 in 18 partite) condusse gli azzurri alla Seconda
Divisione (terza serie italiana). Rimase ad Empoli fino al ’30, guadagnando
un’altra promozione nella stagione ‘28/’29: la sua media quell’anno fu di una
marcatura a partita, 22 su 22 incontri. Castellani era pronto per il grande
salto in A. Si accasò nella vicina Livorno, ma le cose non andarono come
previsto. Pochi gol, presenze discontinue e la cessione al Viareggio, allora in
B, nel ’33. Nemmeno in bianco-nero, tuttavia, riuscì a ritrovare la continuità
di inizio carriera. Dopo un solo anno fece ritorno all’Empoli, dove rimase con
alterne fortune fino al ’39. Poi smise, ma, con le sue 61 realizzazioni, rimase
il bomber azzurro più prolifico fino al sorpasso da parte di Francesco Tavano,
avvenuto soltanto nel 2011.
Le sue terre non si dimenticarono di lui: gli sono
infatti intitolati lo stadio di Montelupo Fiorentino e quello di Empoli. Anche
a Mauthausen fu affissa una targa che, ancora oggi, lo ricorda.
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