lunedì 19 gennaio 2015

TUTTO UN ALTRO CALCIO: CARLO CASTELLANI, TRAGICA FINE DI UN BOMBER QUALUNQUE

di Roberto Pivato


La notte tra il 7 e l’8 marzo 1944 i fascisti bussarono alla porta di Carlo Castellani (Montelupo Fiorentino, 15/01/09 – Mauthausen, 11/08/44), nella minuscola frazione di Fibbiana, all’interno del piccolo comune di Montelupo Fiorentino. Era un’operazione di rastrellamento in piena regola, provocata dal grande sciopero nelle fabbriche del 3 marzo, indetto dal CNL nazionale. Cercavano David Castellani, nonno di Carlo, socialista convinto e noto anche al regime. Ma il vecchio stava poco bene, così fu il nipote, allora trentacinquenne a prendere il suo posto sulla camionetta nera. Credeva di tornare subito nella sua abitazione, dopo aver date le spiegazioni richieste in caserma, invece il suo triste destino fu ben diverso e simile a quello di molti altri antifascisti dell’empolese. Prima tappa Firenze, schedatura da parte delle SS e conseguente deportazione a Mauthausen. Con lui quasi cento empolesi con l’unica colpa di essere antifascisti. Non fece più ritorno il giovane Carlo. Morì pochi mesi dopo nel famigerato campo di concentramento.

Lui che era stato il più grande attaccante dell’Empoli, ma un uomo normale, come tanti altri, se ne andò proprio come tanti altri: vittima della crudeltà e della lucida follia sterminatrice del nazifascismo. Iniziò a giocare con la formazione empolese, appena formatisi, nei campionati regionali e con le sue reti (16 in 18 partite) condusse gli azzurri alla Seconda Divisione (terza serie italiana). Rimase ad Empoli fino al ’30, guadagnando un’altra promozione nella stagione ‘28/’29: la sua media quell’anno fu di una marcatura a partita, 22 su 22 incontri. Castellani era pronto per il grande salto in A. Si accasò nella vicina Livorno, ma le cose non andarono come previsto. Pochi gol, presenze discontinue e la cessione al Viareggio, allora in B, nel ’33. Nemmeno in bianco-nero, tuttavia, riuscì a ritrovare la continuità di inizio carriera. Dopo un solo anno fece ritorno all’Empoli, dove rimase con alterne fortune fino al ’39. Poi smise, ma, con le sue 61 realizzazioni, rimase il bomber azzurro più prolifico fino al sorpasso da parte di Francesco Tavano, avvenuto soltanto nel 2011. 


Le sue terre non si dimenticarono di lui: gli sono infatti intitolati lo stadio di Montelupo Fiorentino e quello di Empoli. Anche a Mauthausen fu affissa una targa che, ancora oggi, lo ricorda.

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