Volenti o nolenti ci troviamo a
cavallo di una situazione socio-economica nazionale molto difficile che porta
inevitabilmente a porsi domande e spesso a ricollocarsi rispetto ad idee ed
opinioni precedenti che vengono continuamente smentite o, peggio ancora,
tradite.
In questa marea di promesse e
ricatti trova linfa una politica poco fantasiosa che lascia spazio a modesti
funzionari mercenari che cercano di ricavare il maggior premio, non nell’ottica
del bene comune, ma di quello strettamente personale.
Carmignano si distingue invece
per una lettura del tutto differente della questione; una codifica che potremmo
definire senz’altro schizofrenica nella forma quanto potenzialmente originale
nella sintesi.
Ci troviamo infatti stretti tra
due concetti molto di moda anche se non proprio freschissimi come origine: il
concetto di nazione e quello di secessione.
Nell’ultima occasione in cui
siamo stati chiamati alle urne (poco meno di un anno fa) il paese è sembrato
scindersi non più tra destra, centro e sinistra ma sull’asse bianco-verde che
divide l’UDC (che non perde occasione di fare riferimenti forti all’idea di
nazione) dalla Lega Nord (che da anni ormai si muove sul filo che separa
federalismo da secessione).
Alle elezioni del Consiglio
Regionale la sfida si è risolta a favore delle verdi camice
federal-secessioniste che hanno sfiorato un lusinghiero 37% delle preferenze
paesane rispetto al 23% delle bianche felpe con zip depoliane. Quest’ultime,
peraltro, si sono rifatte con gli interessi alle contemporanee elezioni
amministrative comunali in cui le truppe di Carmignano Positiva (lista civica
marcatamente centrista) hanno surclassato quelle federaliste (che comprendeva,
tra l’altro, sia Lega che PDL) raggiungendo più del triplo dei loro voti (59%
contro 17%).
Non servirà un’analisi
particolarmente approfondita per ipotizzare una sindrome bipolare in più di un
carmignanese che, nel segreto della propria cabina, avrà votato col verde in
una scheda e col bianco nell’altra.
Anticipando i tempi, il
laboratorio politico carmignanese ha fornito un chiaro esempio di che cosa
diverrà presto post-qualcosa. Se dalla fine degli anni ‘80, con la caduta dei
regimi comunisti, siamo diventati post-ideologici; se dalla metà degli anni
’90, con lo scoppio di tangentopoli, siamo divenuti post-prima repubblica, alla
fine degli anni ’00 i carmignanesi, per primi, si svincolano dalle vecchie
etichette e si proclamano post-geografici, per un’Italia in cui i confini e le
relative competenze politiche non sono più motivo di divisione elettorale ma
aiutano tantissimo nel capire quale colore ci veste meglio in ogni stagione!
Troverete questo primo numero del
secondo anno di Fuori Luogo più leggero. Solo quattro pagine come non accadeva
dal numero di Marzo 2010: non una scelta ma una necessità che viene da alcuni
imprevisti logistici che speriamo di essere più bravi a prevenire in futuro.
Lasciatevi augurare un brillante
2011 e vi lasciamo alla lettura.
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