Tocca a Fabio
raccontarci la sua frenetica vita tra metropoli e fornelli
Fabio Liguori (per gli amici Bibo) non è proprio un carmignanese (la
sua famiglia vive a Grantorto) ma dalla sua adolescenza ha sempre frequentato
il nostro paese e molti dei suoi amici vivono qui. Per questo abbiamo voluto
intervistarlo per raccontarvi la sua affascinante scelta di vita.
Fabio, puoi presentarti ai lettori che non ti conoscono? Dunque, ho
31 anni e faccio il cuoco. Ho frequentato l’istituto alberghiero e
successivamente, a 23 anni, sono andato quasi allo sbaraglio ad imparare il
mestiere a Londra per un anno e mezzo. Poi ho lavorato nell’ordine ad Amalfi,
Asolo, Bruxelles, Castelfranco, Miami per arrivare oggi a Parigi dove sto ormai
da più di un anno e mezzo.
Cosa ci dici di tutti questi posti? Di ogni posto dove sono stato
vi potrei parlare di mille ricordi ma mi rendo conto che la descrizione che
farei sarebbe troppo legata all’umore ed all’esperienza personali che avevo nel
periodo preciso in cui ci sono stato. Se Londra l’ho vissuta con gli occhi
spaesati di un giovane ventenne che per la prima volta nella sua vita lascia
casa e famiglia per andare a vivere in una metropoli dove dovrà imparare anche
solo a strirarsi i pantaloni, oggi a Parigi vi racconterei di un posto visto
con gli occhi di una persona adulta che sta lì soprattutto perché ha trovato
una buona occasione lavorativa che gli consente di fare esperienza e migliorare
il proprio curriculum. A parte questo ogni giorno mi rendo conto di quanto sia
bella questa città!
Da dove ha origine questo perpetuo girovagare? Mi sposto perché ho
l’opportunità di farlo ed ho ancora tanta voglia di vedere il mondo. Inoltre
ogni cambio porta con se un miglioramento della mia condizione lavorativa a
partire dall’esperienza maturata di volta in volta: se a Londra pulivo
l’insalata, ora, a Parigi la ordino al fruttivendolo e sovrintendo a chi la
dovrà pulire.
Sai già quale sarà la tua prossima tappa? No, non lo so. Ma mi
basterà deciderlo e trovare una proposta di lavoro allettante e non ci vorrà
molto per cambiare ancora. La Spagna ancora mi manca, qualche impiego a
Barcellona o Madrid potrebbero stuzzicarmi anche se lì la paga non è molto
buona e la vita invece costa. Un altro desiderio che ho è quello di buttarmi in
qualche paese emergente come Marocco, Turchia o Libano, paesi in cui è più
facile trovare voglia di investire economicamente nel settore da parte di
facoltosi stranieri.
Questo stile di vita ti ha arricchito? Economicamente no,
soprattutto perché vivendo senza nessuno che ti faccia ragionare sul futuro
sperpero parecchio e non mi pongo progetti a lungo termine. Come persona,
invece, a 31 anni ho visto così tanti luoghi che pochi riescono a vedere in una
vita e grazie a questo ho messo via molta esperienza. Mi ritengo privilegiato
grazie alle scelte che ho fatto.
Ti ha invece tolto qualcosa? Non ho costruito legami duraturi con
le persone incontrate. Vivo una vita piuttosto libertina anche perché coi miei
orari di lavoro è molto difficile incontrare assiduamente persone che fanno
altri lavori; se invece incontri ragazze che fanno il tuo stesso lavoro, molto
probabilmente possiedono anche la tua stessa indole libertina… In ogni caso io
per primo posso dire di non cercarli questi legami duraturi.
Dalla tua posizione come hai visto cambiare in dieci anni i tuoi amici
del paese? Ho visto che le responsabilità li portano molto spesso a pensare
di più a farsi una vita piuttosto che a crearsene una secondo i loro gusti.
Riescono a progettare a lungo termine ma per farlo, spesso, sono costretti a
rinunciare a ciò che li potrebbe far stare meglio.
Come sei visto da cuoco italiano all’estero? Solo per essere
italiano quando arrivi in un posto parti con dei punti in più grazie alla
tradizione culinaria che accompagna il nostro paese ed è per questo che vieni
visto in maniera non molto positiva dai colleghi che potrebbero rimetterci.
Oltre a ciò è importante dire che, se i datori di lavoro ci vedono di buon
occhio, è anche dovuto dal lavorare molto senza chiedere tanto: sappiamo
sacrificarci ed adattarci alle situazioni in maniera flessibile.
La cosa più strana che ti è capitato di vedere? Potrei dirtene
migliaia! Da uscire una sera per una birra e tornare dopo tre giorni, dal
vedere uomini e donne appartarsi dentro celle frigorifere, a fare risotti per
200 persone, o pulire 50 kg di capesante in 3 ore, fino alle nuove tecnologie
in cucina che ti permettono di dare il colore che preferisci ai cibi o di
scaldare la mozzarella facendola divenire liquida senza che mai diventi filosa
grazie ad una sostanza di ultima generazione!
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