di Beniamino Fortunato
La vittoria di Luca Zaia alle
elezioni regionali di Domenica non si puó certo dire sia stata una
sorpresa per chi ha seguito l'andamento delle campagne elettorali dei
6 candidati. La vittoria ampia del trevigiano e della sua lista
personale sembrano confermare, almeno per la metá della popolazione
veneta votante, la percezione di un'amministrazione ben condotta,
percezione che va al di là delle tradizionali appartenenze
partitiche.
A Carmignano più ancora che in
Veneto l'entusiasmo per Zaia sembra alle stelle: 10 punti in più
delle ultime regionali e quasi 9 in più della media veneta.
Alle sue spalle il deserto, o quasi.
Gli unici a poter far festa sembrano essere i 5 stelle cresciuti di
10 punti rispetto al 2010, ma in realtá l'11% rimane un risultato
interlocutorio che li condanna ancora una volta a rimanere nel limbo
dei "bravi tosi". E stesso identico risultato per l'altro
Tosi, il veronese, che si trova a dover rinunciare sia all'obiettivo
di far perdere l'ex compagno Zaia sia a quello di risultare decisivo in
consiglio regionale.
Ma le vere sconfitte nella sfida
elettorale di domenica sono senza ombra di dubbio le truppe venete
del Partito Democratico e delle liste che hanno sostenuto Alessandra
Moretti, la candidata vicentina che pure partiva con il vento favorevole
delle elezioni europee di solo un anno fa. Allora il PD sembrava aver
sfatato il tabù veneto con un sorprendente 37,5% figlio della
percezione di cambiamento data dai primi mesi di governo Renzi.
Miracolo non ripetuto e probabilmente nemmeno tentato da un PD veneto
che sembra non sentire la responsabilità di essere il solo a poter
garantire un'alternativa al leghismo, sia a quello moderato di Zaia,
sia a quello improbabile di quei sindaci che si accaniscono contro il
Kebab per aumentare la sicurezza delle proprie città.